Le “gelosie” traspaiono forte la loro storia immediata e
complessa, solo un poco sbrecciata e sempre più rara, come i muri cui
appartengono.
Non a caso è questa l’immagine, una matita con tabarro e
fienile di Gaibazzi, che apre come segno e copertina il denso catalogo “Edifici
Rurali Storici - metodologie per il recupero”. Catalogo che accompagna una
mostra, certo (curata dagli architetti Marco Bennicelli e Giacinta Manfredi),
ed anche un convegno (la partecipazione è gratuita, ma da richiedere alla
Segreteria Organizzativa Intercontact), su questo nuovo e antico tema, e che
avrà luogo domani presso il Centro Congressi S.Elisabetta al Campus
Universitario. L’idea, e lo studio, provengono infatti proprio dal Dipartimento
di Ingegneria Civile della Facoltà di Ingegneria della nostra Università (in collaborazione con la Provincia di Parma
e col sostegno di numerosi sponsor, tra cui Fondazione Cassa di Risparmio di
Parma, Parmalat, Unione Parmense degli Industriali...), sotto il coordinamento
degli architetti e docenti Anna Barozzi e Alberto Mambriani.
Una giornata di studio, e con relatori di fama sia italiani
che stranieri, ma che è un invito e un inizio, non certo una conclusione. Per
dire che uno sguardo storico sul territorio rurale è un’attenzione (e non più
una mancanza), e una necessità molto contemporanea.
Ma al territorio, appunto. E già da qui affiora il taglio e
la forza di questa prima “tranche” di ricerca.
Per cornice la Provincia di Parma, per oggetto ogni rustico o
barchessa, ogni corte o porticato : dopo aver schedato l’esistente, dopo
averne restaurato e ripercorso il talvolta ancestrale racconto, ecco già un
iniziale, evidente risultato.
L’architettura rurale dialoga profondamente col proprio contorno. Frutto
di una radice, e non mattone che isola una residenza umana.
L’edificio è già luogo, oltre che nel luogo, allora. E
studiarlo, conoscerlo, interpretarlo, salvarlo, diventa un argomento non
ristretto ad un limitato recupero, ma si fa momento di piena tutela dell’intero
paesaggio extraurbano.
“Lo studio dei complessi rurali storici - scrivono non a caso
in premessa Barozzi e Mambriani - intende porsi come contributo a quello che
oggi appare uno dei temi di maggiore interesse strategico della pianificazione
territoriale, quello cioè dei metodi possibili di tutela dell’ambiente...in una
logica di sviluppo sostenibile delle attività produttive agricole ed
industriali, degli insediamenti residenziali, delle infrastrutture di
servizio.”
Come dire che occorre fare attenzione alla voglia di nuovo,
soprattutto se affianca o demolisce un passato che è ancora presente.
Poi ci sono anche i gesti, certo, di questa edilizia povera
(povera ?) : portali e colonnati, cornici e volte. Funzione non senza
ornamento, benchè per ampi spazi pensati magari come stalla. O come fienili.
Dalla tessitura muraria “a gelosia”.
Un valore trasparente come un antico ricamo. Si tratta, come
è stato fatto e si continua a fare qui, di non perderne il filo.
Rita
Guidi
Nessun commento:
Posta un commento