mercoledì 16 gennaio 2019

ALTAI (WU MING) di Rita Guidi


 Su un grumo di storia hanno soffiato
 come brace per riaccendere fuoco di vita e di emozioni. E’ così che l’epico assedio di Famagosta si colora di lacrime e sangue, colpisce come sciabola affilata, tormenta come trincea vissuta.
 Sceglie infatti l’epilogo di Cipro, per offrirci le subdole e dilanianti lotte cinquecentesche tra potere e religione, quel collettivo di autori che oggi va sotto il nome di Wu Ming, nell’ultimo titolo proposto: “Altai” (Einaudi, 411 pagg., 19,50 euro). Dopo le provocazioni cibernetiche e sperimentali conosciute con lo pseudonimo di Luther Blisset (con il quale hanno operato in Rete dal 1994 al 1999), questo inconsueto e anonimo sodalizio di scrittori, rimbalza ora questa proposta dal più intenso spessore letterario. Se infatti il romanzo divide il giudizio della critica (e per qualcuno “soffre di una pregiudiziale anticattolica e antiveneziana”), innegabilmente il dispiegarsi delle vicenda non risente affatto del “passaggio di mani”, anzi, ne colora morbidamente un caleidoscopio discreto di tonalità. Non solo, ma, sullo sfondo delle storiche vicende che culminarono nella battaglia di Lepanto, costruiscono il ritratto di un protagonista tormentato e vivido, indiscutibilmente accattivante. Emanuele De Zante, suddito fedele nonché capro espiatorio di fumose vicende della Serenissima, si trova a dover ripercorrere il proprio destino di fuggiasco nelle terre di coloro che chiamava infedeli. E con l’antico nome di Manuel Cardoso, a rinnovare il patto con quel dio ebraico che aveva anticamente rinnegato. Ferito nel corpo e nell’anima dalle disavventure della fuga e dall’inatteso e immeritato tradimento della propria donna e della patria scelta, Manuel scopre il volto diverso del “nemico” giudeo di Venezia: quel Yossef Nasi del quale arriverà ad ammirare la forza magnanima, gli inesausti ideali. Combattuto nello spirito, vinto dalla complicità con Nasi, Cardoso diventa il nostro osservatore su un mondo diviso (la durezza dei cristiani, la ferocia dei musulmani) e un sogno di pace (la terra che Nasi vuole per il proprio popolo). L’epilogo, si sa, è affidato a quella Storia nella quale la storia di quest’uomo si confonde. L’atroce assedio di Famagosta brucia nel sangue i colori di quel sogno. E il fuoco del tempo torna a far cenere di quell’antica realtà.


                                               Rita Guidi