martedì 19 marzo 2019

PORTE SENZA PORTA (B.SEBASTE) di Rita Guidi


La tranquillità di un ordine, dietro al caos apparente. Come dire il sapore dell’acqua, dopo la sete. 
Lascia questa sensazione esatta, il libro di Beppe Sebaste, “Porte senza porta” (collana Le onde, di Feltrinelli come il suo precedente “Niente di tutto questo mi appartiene”), che trovate da oggi in libreria.
E’ un viaggio : ma nulla a che vedere con i consueti, seppur splendidi, orizzonti simbolici. Un percorso immobile, allora meglio, in quanto le strade sulle quali l’autore si muove sono solo una distanza inutile e necessaria.  Lo spazio fisico destinato a condurlo da coloro che gli offriranno una nuova partenza.
 Perché non sono una mèta, ma un inizio, i maestri. Sono esempi di noi. Demiurgi degli altri. Soglie invisibili che conducono a impararsi.  E imparare a impararsi è proprio il traguardo senza arrivo che Sebaste insegue attraverso questi quattordici incontri con altrettanti maestri. Non necessariamente “grandi”, non indispensabilmente famosi, sono proprio coloro che sfuggono immediatamente ad ogni catalogazione o banalità. Perché non insegnano ma educano ; ed è una luce che possono irradiare “tutti”.
Mia intenzione - scrive Sebaste nelle belle pagine introduttive - è suggerire che i maestri esistono, che sono o possono essere a  portata di mano, nel raggio di una comune esperienza quotidiana.”
Per questo chiede scusa a un’animatrice e ad un istruttore di nuoto, a un monaco, e soprattutto ai bambini... “veri iniziatori degli adulti, - dice - creatori di padri e di madri ( e non il contrario)”.      E quindi si avvia, a raggiungere quanti ha deciso, in questo libro, di ascoltare e riportare.  Quattordici tappe di un cerchio che non dimentica Parma ; anche sua città, che abita ora solo a tratti, diviso tra Parigi, Pietrasanta e anche Bologna, per impegni universitari.
Il primo incontro è ad un passo dalla bellezza dolorosa e necessaria del deserto. E non è casuale l’appunto di un viaggio precedente che l’autore ritrova in questa occasione : “...non so perché mi trovo qui, se non che mi sono perso già molto tempo fa, - vi si legge -  e sono venuto qui per perdermi del tutto, e così forse ritrovarmi : uscire dal deserto come parola, come metafora, per trovarmi nel deserto reale...”.  
La distesa di sabbia è, un anno dopo, per lui, lontana intorno a Gerusalemme, oltre la terrazza sulla quale incontra Bruno Hussar, il primo maestro.  Padre Bruno, cioè : missionario ? Monaco ? Come definire questo fondatore dell’Oasi di Pace, che accoglie senza esclusione ed in aperto dialogo ogni religione e appartenenza ? Sebaste ne rintraccia in queste undici pagine la peculiarità e l’insegnamento. Un vero uomo di fede, un amico delle nuvole...
E’ l’idea della nuvola che si alza ad indicare il cammino - scrive Sebaste - ...qualcosa come una lieve, mai ingombrante, serena speranza...Il contrario della progettualità, del progetto tecnocratico...”.
Ma non è solo questa del sacro, la sfera (seppur privilegiata, come sottolinea apertamente l’autore) in cui Sebaste rintraccia i propri maestri. Di più, invita a non porre confini, soglie. Manualità e pensiero, corpo e spirito non amano scissioni.  Maestro sarà allora Steve Paxton e la sua danza, come Fausto Taiten Guareschi e il suo zen; Bruno Munari e i suoi oggetti, come Terry Riley e la sua musica; Alessandro Fersen e il suo gesto teatrale, terapeutico come quello di chi opera nella Lega del Filo d’Oro ; ancora Cesare Barioli e il suo judo come Kar Fung Wu-Santaro e il suo qi-gong ; quindi Emmanuel Levinas, e il suo pensiero, come Elizabeth Bing e la scrittura, o Luigi Ghirri e l’immagine, la fotografia.
Per ognuno un capitolo, un incontro, un dialogo. Un viaggio che è una sosta. Sguardo mai scontato sul quotidiano. Sapore dell’acqua. Ritorno a sè.  E le parole belle, attente ai particolari.
Ma dimmi, - fa dire ad esempio a Riley - hai suonato le tablas o hai suonato con le tablas ?”
E lui, nei ringraziamenti, scrive : “Alla fine di gennaio del 1996 ho appreso della morte di colui che, dopo i miei genitori, fu il mio primo, vero maestro : il maestro di scuola elementare Giuseppe Torelli di Parma, a cui devo quasi tutto. Questo libro è anche per lui, come si dice di una suonata per pianoforte.”
Un libro per. Attraverso. Oltre le soglie invisibili della propria esistenza.
                              

                                    Rita Guidi