giovedì 11 aprile 2019

MURI DI CARTA di Rita Guidi


Pellicole di impressioni : questo sono le fotografie. 
Da non confondere con la realtà, raccolgono tutta l’arbitrarietà di ciò che è obiettivo ; sguardi propri sul mondo di tutti.
Un orizzonte realmente immaginario che porta il nome di Luigi Ghirri e Mario Giacomelli, Antonio Migliori, Mimmo Jodice, Gabriele Basilico, Daniel Schwartz, Fulvio Ventura, Mario Cresci, Giovanni Chiaramonte, Olivo Barbieri, Vincenzo Castella, Guido Guidi, Francesco Radino, Paolo Rosselli, Karl Dietrich Buehler, oltre naturalmente a quelli di Man Ray o Florence Henri, Walker Evans o Dorothea Lange.
Protagonisti, tutti, di “Muri di carta. Fotografia di paesaggio dopo le avanguardie”, rassegna che verrà inaugurata oggi, alle 18, presso la Sala delle Scuderie in Pilotta, a pochi minuti dalla monografica “Dalla Sicilia a Malta” di Giovanni Battista Maria Falcone (16.30), allestita invece al Padiglione Nervi.
Stesso giorno per due eventi, curati entrambi dal CSAC (in collaborazione con “The Library of Congress” di Washington, Studio Marconi, Martini & Ronchetti), e che trovano nell’archivio voluto da Arturo Carlo Quintavalle, non soltanto la più opportuna collocazione...
Lo CSAC è nato praticamente da qui - spiega il direttore, Gloria Bianchino - La fotografia, che ora è solo una sezione delle nostre raccolte, inizialmente era invece l’intero archivio. Primo passo di un discorso nuovo.”
E di una prospettiva nuova : quella che nel grandangolo introduce una riflessione sul mondo anziché essere un suo semplice riflesso.
Questo lo spartiacque, attorno a quei primi anni ’70, che segnano più che una data una nuova consapevolezza.   Tra i primi a viverla, Luigi Ghirri...
Di Ghirri abbiamo scelto le “premesse”, la ricerca anteriore a quella che lo avrebbe portato agli ultimi risultati sul paesaggio - spiega Paolo Barbaro, storico della fotografia - Una tappa essenziale la sua, in un percorso che abbiamo idealmente diviso in più sezioni. Da quella introduttiva e storica, dedicata a Man Ray e a Florence Henri, a quella di Giacomelli e Migliori, quindi Ghirri, e così via...”
Filo rosso il paesaggio, i negativi non stampano lucide cartoline o esatti documenti ; preferiscono invece sviluppare tempi più che spazi, memorie più che geografie, idee più che luoghi. Un orizzonte di emozione e sorpresa, sancito dalla 45^ edizione della Biennale di Venezia del 1993, nel cui Padiglione Italia, questa mostra “Muri di Carta” fu già presentata (lo splendido catalogo Electa, pubblicato per l’occasione, è per questo lo stesso)...
Dopo le grandi rassegne degli anni ’70, da noi dedicate a “New Photography USA” o alla FSA - ricorda la Bianchino - quello di Venezia è stato certamente uno dei capitoli più importanti di collocazione della fotografia nella storia di quella rassegna. Ma proprio per il suo essere punto di arrivo di un certo discorso, era opportuno e indispensabile riproporla qui, a Parma. Tanto più quest’anno, in cui l’analisi della fotografia si collega ad un rinnovato rapporto tra l’archivio e l’Istituto Universitario cui si lega.”
Il riferimento è al Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali, che prevede da subito l’attivazione di due nuovi insegnamenti : Storia della Fotografia (tenuto appunto da Paolo Barbaro) e Storia e Tecnica della  Fotografia (tenuto da Rienzo Losi). E uno sguardo alle due mostre sarà allora occasione di laboratorio vivo e aperto su questa interpretazione dell’immagine e del mondo. Ma l’invito è inevitabilmente più ampio...
L’obiettivo è duplice - precisa infatti Quintavalle - Raggiungere il consueto pubblico nazionale e internazionale e approfondire il dialogo con gli studenti del nostro Corso di Laurea come con quelli delle diverse Facoltà della nostra e di altre Università. Favorire, insomma, quel rapporto tra strutture museali e mondo accademico che sembra essere consueto nei Paesi di lingua anglosassone e che sta crescendo anche da noi. Il CSAC - prosegue Quintavalle - concentra oltre sei milioni e mezzo di fotografie nelle sue collezioni, e non è possibile far utilizzare questi materiali se non in sede espositiva. Ecco il perché di questi 750 pezzi di alta e altissima qualità. Ecco il perché della mostra “Muri di carta”, ed ecco il perché della rassegna monografica di un fotografo siciliano che dimostra nei fatti come si può condurre una ricerca su un intero territorio.”
Una dimostrazione in bianco e nero ; paesaggi che non trascurano il tempo dell’uomo che si raccoglie intero sulla sua nuca. E’ anche questo la fotografia del poco più che trentenne (ma già in linea con questo profilo) Giovanni Falcone : Sicilia o Malta, ma forse è lo stesso. Perché ogni scatto fa luce sulla memoria ; tracce di un mito con capoluogo il Mediterraneo. Sicilia o Malta : che importa ? Il risultato è l’emblema esatto di nessuna latitudine. Riconoscibile e astratto. Muro di carta : “immagini che sono ambigue - scrive Quintavalle guardando a Ghirri come a un portavoce, nel puntuale saggio introduttivo - che si disfano non al sole del vero ma al sole della ragione, che si fanno frammenti dentro la memoria”.

                               Rita Guidi