giovedì 10 gennaio 2019

ALLA RICERCA DELL'ORDINE MONDIALE (F. ANDREATTA) di Rita Guidi


 Una cartina stracciata sul Bosforo parla di antichi confini, di segreti accostati. Di soglie che si potevano attraversare con rispetto, macrocosmi “tranquilli nelle proprie antiche leggi” verso i quali un ponte bastava allo sguardo e alla conoscenza.
 E’ un passato lontano, insomma, quello stampato sotto il titolo di questo interessante saggio di Filippo Andreatta, “Alla ricerca dell’ordine mondiale” (Il Mulino, 154 pagg. 10,50 euro). E del resto da lì parte l’autore, che non a caso è docente di Scienza della Politica e Politica internazionale presso la nostra Università. Perché c’era il muro di Berlino e la guerra fredda, e un fragile ordine internazionale. Nel senso che il disgelo non ha significato una pace sancita in modo ufficiale quanto piuttosto la convivenza di due visioni diverse, e un conseguente spontaneo ampliamento delle democrazie. Laddove possibile.
 Ma poi, e meno improvvisamente di quanto si potrebbe pensare, è stato squilibrio e fine. E’ stato quello sradicamento cruciale prodotto da un 11 settembre che è stato purtroppo solo l’inizio del più inquietante scenario di guerra si possa ipotizzare.
 Andreatta su questo insiste, sviscerando con rara lucidità il nodo inestricabile nel quale il mondo è caduto. Punta i riflettori sull’America, quella che in preoccupante discontinuità incarna un unilateralismo (quello che ha significato il conflitto in Iraq) decisamente nuovo nella storia della sua politica estera.
 Quella, inutile negarlo, per cui non siamo (più) tutti americani, come lo eravamo solo un paio d’anni fa. Quella che ha sbiadito ogni certezza, se non il desiderio di ritrovare il bandolo di una matassa perduta, di un ordine mondiale che pure trova spazio nelle pagine finali del saggio di Andreatta. Un’America che ritrovi scelte più in linea con la propria tradizione, e quindi che si concentri sulla lotta al terrorismo slegandola a quella contro gli Stati canaglia; un’Europa forte e partecipe di un futuro ordine multilaterale; e ancora un rilancio dell’ONU come pilastro essenziale di un equilibrio futuro, potrebbero essere, nella lunga lotta appena iniziata, le uniche armi vincenti. Ed è già un peccato doverle chiamare così.

                                          Rita Guidi