venerdì 18 gennaio 2019

LA FIGLIA DELLA FORTUNA (I.ALLENDE) di Rita Guidi


Il 15 marzo è nata al proprio destino, 
ma non è quello il giorno in cui per la prima volta ha respirato la vita.
Eliza è arrivata così, dentro una cesta o forse in una scatola di carta, figlia della leggenda e della fantasia di chi subito le ha voluto bene. Figlia della fortuna, allora, e questo libro che le cresce addosso si chiama proprio così (“La figlia della fortuna”, Feltrinelli, 333 pagg., L.30.000). Nuova occasione per abbandonarsi allo stile sanguigno e latino che le pagine di Isabel Allende sanno regalare.
America. Milleottocento. Questa volta i suoi personaggi si muovono lì, tra Cile e  California.
 Le sue donne, dovremmo dire, perché a loro l’autrice ha riservato massima definizione e contrasto. Non solo Eliza, quindi, trovatella dai capelli neri della quale seguiremo tutta l’adolescenza. Ma anche Rose. Miss Rose Sommers, cittadina britannica volontariamente imbarcata per il Cile al seguito del fratello Jeremy, austero funzionario della Compagnia Britannica di Importazione ed Esportazione.
Rose è giovane, inglese fino alla punta dei capelli, non è sposata, è proprietaria e animatrice del salotto buono di Valparaiso, eppure non ha un attimo di esitazione nel voler adottare quella piccola che una mattina di marzo si ritrova sotto casa.
Il bustino (impeccabile quanto i suoi modi) le imprigiona insomma la vita, non l’esistenza. Una vera passione per la libertà, respinge con simpatica fermezza appassionati corteggiatori, chiacchiere ed etichette :
“...Non si lasciava intimidire dal marchio di zitella, anzi, - la descrive la Allende -  era decisa a suscitare l’invidia delle maritate, nonostante una teoria in voga sostenesse che alle donne, quando sfuggiva loro il ruolo di madre e sposa, spuntassero i baffi.”
Se è questo il rischio da correre, preferisce così. Meglio un’ombra sulle labbra che negli occhi. E lo sguardo di Miss Rose è scintillante, “sembrava sempre sul punto di scoppiare in una risata civettuola”. Questo pensa e piace a Jacob Todd, sbarcato a Valparaiso per una libera scommessa, e lì rimasto troppo a lungo, intrappolato da questa immediata e non corrisposta passione.
E Eliza ? La piccola, scura Eliza ? L’autrice non l’ha abbandonata di nuovo. Anzi. Quasi un giocattolo nelle mani serene di Rose, sgambetta tra le pagine del libro, comparendo discreta, come a una bimba ben educata  conviene. Bambola in società, o un poco più zingara con la tata Mama Fresia ( splendida quanto “vasta” stregona cilena che esce dalla penna colorata della Allende), Eliza cresce libera, vestendo di bon-ton britannico il suo carattere indigeno. Figlia della fortuna di essere “nata” Sommers, ma figlia del destino, anche, che avrà gli occhi di un uomo.
Promessa ad altro, più altolocato pretendente, la spensierata adolescente cresce all’emozione di donna per altre più fragili, povere, appassionate spalle.
A nulla vale la preoccupazione di Rose, più sorella che madre, nel ricordare in un lontano passato la stessa passione che da sempre imprigiona la sua libertà.
L’autrice descrive senza malinconie l’intensità breve di una stagione sensuale e felice. Quel momento dei baci e della pelle che chiuderà in gabbia il presente delle due protagoniste.
Troppo breve. E per questo da inseguire. Tappa solitaria della mente, per Rose, meta da raggiungere con una valigia per Eliza.
Da Valparaiso a San Francisco, il libro si dilata in un altro. Lontano dagli infusi e dai confini sudamericani, il racconto diventa percorso. Anche lo stile meno latino e immaginoso. Concentrata su Eliza, l’autrice la muove sulle strade più mature di chi scopre di cercare se stessa e non l’amore sognato. Di “lui” segue all’inizio le tracce, è vero ; cronache di giornale per un nome che alla passione d’amore preferisce quella della libertà.  Ma la sua ricerca caparbia, anni di tensioni e di viaggi sotto spoglie maschili, lentamente sbiadisce ad un’altra felicità. Quella di ricordarsi, il bustino, i pizzi, il filo di perle, senza ombre negli occhi. E quella di indossarli di nuovo. Bella per lo specchio, o per il riflesso di più discreti amori.
Come se davvero fosse figlia di Miss Rose Sommers. Nata, davvero, quel 15 di marzo.

                                    Rita Guidi