venerdì 31 maggio 2019

INTERVISTA A VITTORINO ANDREOLI di Rita Guidi


Risultati immagini per vittorino andreoliI bambini lavano più bianco. E poi tingono le pagine più nere della nostra cronaca.
Violentati dalla retorica paffuta e convincente degli spot, iniziano già così a diventare oggetti. Giocattoli vivi, per qualcuno, da lanciare nel “Paese degli orrori” per i pervertiti del cyberspazio. E invece dei baci della mamma, conoscono un amore molesto, che diventa difficile continuare a definire così.
I bambini lavano più bianco, è proprio il titolo che Vittorino Andreoli, provocatoriamente, ha scelto per uno dei tanti e più che interessanti capitoli del suo ultimo libro, “Dalla parte dei bambini”, che esce ora per la Rizzoli.
“Credo che la nostra attenzione dovrebbe partire proprio da lì - afferma il celebre psichiatra - Dal modo in cui una certa cultura contemporanea guarda ai bambini. Oggettivizzati prima da mamma e papà che (involontariamente certo) se ne servono come strumento di gratificazione (sempre bellissimi anche se magari sono tutt’altro) ; e poi dalla pubblicità, con i suoi ormai classici tondi e rosei  culetti...Insomma questa retorica è già violenza. Qualcosa che ha a che fare con una pre-pedofilia, se non con la pedofilia vera e propria.”
Che pure, ogni giorno di più sembra essere la vera emergenza...
“La vera emergenza è la violenza verso i bimbi in ogni sua forma - reagisce deciso Andreoli - E purtroppo, la pedofilia è solo un aspetto. Anche se è proprio questo fenomeno, con i suoi grandi titoli spettacolo, a far parlare più di sé. Titoli così grandi che non lasciano spazio alle violenze psicologiche, esercitate sulla personalità dei più piccoli, o a quelle sociali, per cui non è possibile per loro (per mancanza) vivere un buon rapporto con il padre o la madre. Anche per questo ho scritto il libro. Per tentare risposte a una più vasta emergenza, di cui la pedofilia è solo la punta di un iceberg, oltretutto destinato a crescere...”
Perché ?
“Per molti motivi. Perché quanto emerge ora è solo la dimensione ridotta di un fenomeno da sempre diffuso. Perché strumenti potenzialmente straordinari, come Internet, diventano mezzo privilegiato per queste anonime aberrazioni. Perché la nostra società deve, appunto, rivedere qualche suo meccanismo evidentemente inceppato. Basterebbe riflettere su un paio di cose - prosegue Andreoli - Che il bimbo oggetto delle attenzioni del pedofilo spesso lo segue volentieri, e che il 47% dei pedofili ha subìto, da piccolo, una qualche violenza.”
Anche se poi, altrettanto spesso, si tratta di professionisti, insospettabili...
“Di “brave persone”, sì - sorride sottolineando le virgolette Andreoli - Persone profondamente malate, incapaci di gestire un rapporto adulto, che sostengono di voler bene a quel bimbo cui fanno regali e col quale pretendono di avere un rapporto affettivo e sessuale. Persone altrettanto incapaci di comprendere che un bimbo non può fare liberamente la stessa scelta. Ed è qui la violenza. Anche se, lo ripeto, è talvolta accettata dalle piccole vittime.”
Com’è possibile ?
“E’ possibile perché qualche bimbo trova qui, in altra forma certo, ciò che non trova a casa, a scuola e con gli altri. Qualche bimbo è poco amato, poco seguito, frustrato nei suoi affetti più importanti.”
Invece dei baci della mamma. La risposta e il libro di Andreoli partono allora da qui. Non formule magiche (“Non bisogna colpevolizzare nessuno, ma non credo in soluzioni che sanno di delega, come i nonni fuori dalle scuole o i telefoni azzurri”), o pretese impossibili per i cuccioli d’uomo in questa giungla (“possiamo insegnare tecniche di autodifesa a signorine per bene che escono la sera, ma non a bimbi di pochi anni”). Occorre prevenzione certo, un controllo di esperti sulle reti telematiche.
Ma la vera terapia è l’educazione, una cultura che costruisca non una società per i bimbi, ma una civiltà che li comprenda. Una cura in tempi lunghi, certo (“Non sono ottimista, ma dobbiamo iniziare a capire quali sono i veri bisogni dei bimbi. Per questo definirei questo libro un progetto.”) ; ma di quelle utili per sentirsi dire : “Mi piace di più uscire con papà. Preferisco i baci della mamma”.

                               Rita Guidi