venerdì 3 maggio 2019

DIARIO DI UN KILLER SENTIMENTALE (L.SEPULVEDA) di Rita Guidi


Sepulveda in “noir” è sempre Sepulveda. 
L’autore cileno, un po’ nomade e un po’ spagnolo, si diverte e diverte a cambiare registro ; eclettico, però, quel tanto che basta da restare se stesso.
La sua penna, insomma, è inconfondibile : dai primi grandi riconoscimenti, ai tempi e al successo (solo di ieri) del racconto-fiaba, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. Fino a questo “Diario di un killer sentimentale”, che esce oggi per i tipi della Guanda.
Brevemente perfetto, il romanzo si legge d’un fiato. Settanta pagine per sette giorni in “biblico” (infernale...) crescendo, da vivere attraverso i pensieri, i ricordi, i gesti, la personalità del protagonista.
 Killer sentimentale appunto, innamorato e truce, buffo per forza in questa sua poco professionale contraddizione. Un ritratto forte, che l’ironia latina spesa dall’autore a piene mani, trasforma spesso in caricatura. Con cenni di “deja vu” all’indimenticabile “Leon” (protagonista dell’omonimo film, non a caso ricordato dall’autore in queste pagine), e alla più classica tradizione gialla, addirittura verso quegli investigatori seriali che-non-sbagliano-mai della Christie o di Conan Doyle.
Uguale e contrario, anche lui non-sbaglia-mai ; e anche lui è “seriale”, nell’incassare ricompense, esentasse, con sei zeri sulla destra, per l’essere killer, però.
Carriera tranquilla fino agli occhi francesi che incontra in un bar, oltre una pila di libri. Da studentessa a donna sofisticata, ben più che un batticuore, la ragazza dai capelli color castagne mature, finisce ben presto nell’universo stabile della sua vita e dei suoi sogni.
Grave errore.
“Prima di portare a termine un incarico cerco di dormire molto - racconta infatti il nostro - e il modo migliore per farlo è evitare i sogni, quei territori in cui veniamo portati senza che ci sia chiesto se vogliamo andarvi.”
Trascinato così in una dimensione molto umana e poco assassina, non solo sogna, ma sogna di lei. Lei, che...”mi portò per mano in una giornata d’autunno nei giardini del Luxembourg...scrisse frasi d’amore con la lingua sullo specchio...mi lesse versi di Prevert, di Dylan Thomas, e di altri tizi che mi lasciarono del tutto indifferente, mi sussurrò canzoni di Brel e io giurai che capivo le parole...”
Romanticone di un killer ! Con l’equilibrio di anni rotto dal tumulto del cuore, figuriamoci che gli accadrà se è addirittura proprio il cuore a rompersi del tutto. Spezzato da quel sogno che ha tutta l’intenzione di mollarlo.
Il pericolo è femmina, lo ha sempre saputo. Soprattutto se ha un nome di quelli che non si possono acquistare sul catalogo delle bellezza a nolo. Come ha sempre saputo che ci sono giorni in cui anche il migliore dei killer dovrebbe starsene a letto e rifiutare anche quei famosi sei zeri sulla destra, esentasse. Giorni in cui ti fai domande su quell’incarico dallo sguardo che ispira, accidenti !, simpatia, e  che dovresti invece semplicemente eliminare ; giorni in cui ricordi con dolore il passato, tutti quei lavoretti indimenticabilmente ben fatti.
Giorni che iniziano male, insomma. Come alla pagina uno del capitolo uno, il primo giorno di questo libro.
Luis Sepulveda gliene concede sette, nei quali i binari tra il proprio destino di uomo e quello di killer raggiungono una coincidenza. Sette : per ritrovare o perdere (e se non facesse differenza ?) sè stesso.

                                         Rita Guidi