sabato 16 febbraio 2019

STORIA DI UNA GABBIANELLA (L.SEPULVEDA) di Rita Guidi


Ciccione e peloso ma un’ottima mamma.  
Ruota intorno ad una nerissima coda di gatto (e a questo suo inedito ruolo) il romanzo-fiaba di Luis Sepùlveda,  fresco di stampa per i tipi della Salani Editore.
Personaggi inediti per temi invece cari all’autore cileno, la “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” ha per protagonista infatti esattamente lui, ‘mamma Zorba’, micione pigro e integerrimo del porto catapultato a covare un pulcino.   Maldestro e affettuoso, sarà il suo ventre sorpreso ed accogliente a regalare vita ad una gabbianella altrimenti perduta ; e a garantire calore raro e commovente al racconto. Davvero splendido.
Perché si tratta di una estrema scommessa, di una sfida per lealtà, di tener fede alla parola data, per usare termini che sembrano così impolverati.  Si tratta , in barba alle diversità e un poco anche alla natura, di crescere una gabbianella, figlia già orfana di una bellissima madre soffocata sotto gli occhi del gatto dalla ‘maledizione dei mari’ ; dal petrolio, cioè, dall’umano inquinamento. Ancor più che polvere : sudiciume, catrame, di nuovo, morte.  Si tratta, infine, di insegnarle a volare.
E allora definirlo romanzo non si può, definirlo fiaba non si può, Sepulveda trascende con la più semplice e intensa scrittura la limitazione dei generi, unica direzione il contenuto, unico aiuto la fantasia.
Condizione irrinunciabile per consentirgli di descrivere senza banalità né retorica, un mondo malato ma non disperato ; per inventarsi ancora la speranza di un necessario dialogo possibile.
Gli animali, qui,  si disegnano divertenti e vivi, protagonisti umanizzati ma non troppo ; e nulla sottrae loro l’essere  un poco anche ‘caratteristici’ : antipatici come macachi, vigliacchi come topi,...individualisti come gatti (accanto all’ ‘eroe’ Zorba, ogni felino del porto corrisponde ad un ruolo e ad una tipologia).  E inquieti come gabbiani.   Il loro volo agilissimo che lascia ombre sul mare, il loro piacere dell’acqua, il fascino che subiscono dalle piogge prima del sole, aggiunge simboli alla già alta tensione di questa storia.   Fa delle piume e della coda dei due protagonisti, una scelta ancor più azzeccata.
Un gatto e una pulcina : e un amore che guarda in alto fino a spiccare il volo.  Fino ad insegnare ciò che, dopo la cura e l’affetto, comporta la separazione. La gabbianella deve volare la sua vita : ciccione e peloso, ma ottima mamma, Zorba lo sa. Zorba lo vuole.
E Sepulveda ‘interrompe’ qui, opportunamente, la ‘fiaba’. Rinuncia alla soluzione facile che ogni semplice fumetto preferisce. Non c’è gatto, ci racconta, nemmeno il più esperto (Colonnello...) o istruito (Diderot...) o vissuto (Sopravento...) gatto del porto, che possa farlo. Ad aprire le ali della piccola Fortunata non può che essere un uomo, anzi, un poeta. Chè definirlo genericamente uomo troppo lo farebbe somigliare a quell’altro, appestatore dei mari, assassino della madre.
Ecco : qui più che altrove, benchè tra mici astuti e parlanti o scimmie bisbetiche e sciocche, ci è sembrato di immergerci nel piacere lontano di un mondo di fiaba.
 O forse è solo il brivido negli occhi di qualche pagina di autentica poesia.

                                         Rita Guidi