martedì 9 luglio 2019

INTERVISTA A DON UMBERTO COCCONI di Rita Guidi


Risultati immagini per don umberto cocconiAvrà la barba, Dio ? Sfogliando questi disegni sembra proprio di no. Pantaloni verdi e maglia azzurra, il volto amico e le braccia “grandi grandi”, da un ideale papà lo distingue solo una corona, ma lo si può già chiamare così. O almeno così lo pensa Silvia, e molti under-8 come lei.
Forse è allora questa, oggi, l’immagine bimba dell’eterno. Qualcosa che poi inevitabilmente cambia. Per lasciar posto ad altre idee. Ad altre età di Dio...
“Esistono molti studi, anche in tradizioni religiose differenti, che raccontano di un Dio dei bimbi - spiega Don Umberto Cocconi, giovane Direttore dell’Ufficio Catechistico della nostra Diocesi - Qualcosa di innato, direi quasi genetico, insito nella natura umana. Una religiosità ampia, che vive delle domande che pongono e si pongono i più piccoli, e che poi saranno gli adulti a condizionare, indirizzare. A volte anche a spegnere.”
Il mondo di colori sparso sulla scrivania, rivela limpido tutto questo (oltre all’attenzione a un tema che sarà oggetto di dibattiti e incontri nell’aprile prossimo). E proprio i colori, sono il veicolo scelto (l’unico possibile ?) per dialogare su Dio con chi ha meno di sei anni...
“E’ un Dio mediato quello che possiamo insegnare loro. Il suo volto sarà quello dei genitori, e l’aldilà i colori che ogni piccolo vorrà immaginare. Lasciamo molto alla loro fantasia, anche se lo stimolo è un racconto che riprende i primi undici capitoli delle genesi. Un testo ricchissimo di immagini, nelle quali però Dio non viene rappresentato. Piuttosto, è luce. Di più : colui che parla e ti parla, e ti toglie dalla solitudine...”
Idea senza età, allora questa. Stesso Dio degli adulti...
“Certo. Ma vale anche il contrario : dice il Vangelo che se non si diventa come bambini non si entra nel Regno dei Cieli...”
Nell’aldilà. Un luogo pensato o dimenticato dall’uomo di questa fine secolo ?
“La spinta è ad anestetizzare, addormentare...Un telecomando per tutto e l’uomo crede di poter bastare a se stesso...La nostra società tende a spegnere le grandi domande (perché si esiste, perché si soffre) che ci sono in noi, e sono queste che mantengono vivo il nostro dialogo con il trascendente”
Eppure le nuove forme di spiritualismo ? E anche al cinema, sembra che il Paradiso non possa attendere...
“Ogni immagine dice qualcosa di vero ma non può dire tutto. Lo stesso vale per le parole, quelle che io definisco pesanti, perché possono contenere di tutto. Se dico Paradiso, ognuno di noi fantastica un pensiero diverso. E’ quel che accade anche in questi film, che fanno leva su questo, la suggestione, il sentimento. Ma è solo una parte di verità. Poi però c’è anche la ragione.  Sono allora un’occasione, una scommessa, un desiderio. Utili, se invitano a riflettere. Perché il dialogo deve comprendere tutto : fede e sentimento ma anche ragione,”
Troppi colori, insomma, rischiano di far scomparire un Dio più adulto...
“Dio sparisce se c’è troppa confusione. Non comunica con effetti speciali. Usa il canale della coscienza e del silenzio. Se ascolti il silenzio ascolti Dio. Voce ancora più forte quando siamo chiamati ad esperienze fondanti ; il contatto con la morte, il vissuto di una malattia...”
Le stesse che spingono anche i più piccoli ad interrogarsi...
“Interrogarsi...sorprendersi...Non c’è differenza tra adulti e piccini nell’importanza di questa dimensione. E’ lo stupore, la meraviglia (verso il marito o la moglie, la quotidianità o il giocattolo) che ci sottrae ad uno stato vegetativo e ci fa entrare in contatto con Dio e con gli altri.”
Non c’è differenza. Don Umberto Cocconi sfoglia i disegni e sorride : quel Dio giovane e buono, che vive in cielo ma a volte anche in terra, con le gambe lunghe lunghe e “secondo noi certamente un maschio”, dovendo dargli un nome, molti scelgono “papà”...
“Cristo non ci ha detto proprio questo ? Che Dio è Padre ? Anzi, proprio un papà di cui non si può avere paura ?”
Un papà : come quello del Rembrandt scelto ad illustrare la copertina del libro per la catechesi degli adulti di quest’anno. Si intitola “Il ritorno del Figliol Prodigo”, e dai toni ombrosi del grande artista, emerge la luce misteriosa e calda di un abbraccio. Le mani diverse (una di uomo e una di donna). Il figlio in ginocchio, il volto seminascosto che si rivela essere quello rinato di un feto, protetto quindi da una madre e da un padre. Da un volto sereno, anche se anziano. Con la barba.
E’ questo il Dio paterno che deve immaginare l’uomo di oggi. Ma per quale Paradiso ?
“Quale Paradiso ? Quale aldilà ? - Don Umberto riflette solo pochi istanti - Qualcosa di molto vicino al presente. L’uomo contemporaneo non dovrebbe pensarlo come una soglia, una vita diversa da quella di adesso. I momenti magici in cui ognuno di noi è stato davvero se stesso : quella è la vita eterna. Non quella che inizia con la morte. Siamo già all’inferno, siamo già sottoterra, se restiamo avvinghiati alle cose di questo mondo. Siamo già nella vita eterna se siamo autentici. Se siamo nell’amore. L’amore esiste sempre.”
Si può già chiamare Paradiso.

                                    Rita Guidi