venerdì 11 gennaio 2019

IL DENARO IN TESTA (V.ANDREOLI) di Rita Guidi


Forse dovremmo chiamarli europatici, 
e spiegare subito che no, non abbiamo dimenticato nessuna “enne”: perché sono dei “nuovi” malati. Malati di soldi. Quelli che, per dirla con il titolo dell’ultimo straordinario saggio di Vittorino Andreoli, hanno “Il denaro in testa” (Rizzoli, 248 pagg., 17,0 euro). Una patologia vera, un virus letale, che divora quel che di più umano c’è nell’uomo, e lo lascia involucro vuoto, crisalide senza farfalla.
 Sul lettino il ritratto impietoso di un’intera (la nostra) società, il celeberrimo psichiatra lancia in questo suo ultimo libro un grido d’allarme sulla devastante epidemia, rinnovando quello che da sempre è la sua sfida e la sua missione:
“Io amo l’uomo rotto – ripete – a quest’uomo mi sono sempre dedicato e ora so che esiste anche il malato di denaro, l’uomo di denari”.
 In verità, a fugare ogni dubbio, bastava gettarsi uno sguardo intorno: “furbi” (leggi truffatori) in angoli neanche troppo nascosti, grandi e piccoli nomi (manzoniani vecchi mal vissuti) pronti a vendere onestà (che parola desueta eh?), dignità e pure la figlia per una mazzetta di banconote… Ma quel che cambia, nelle parole di Andreoli, è il salto (all’ingiù) di qualità: è l’ideale marcito di un sacrosanto benessere, che diventa cancro dei desideri. Vello d’oro che brilla (sia per la presenza, che suscita sempre maggiori avidità, sia per l’assenza, che spinge all’ossessiva e spregiudicata ricerca) nel buio patologico di una mente malata, di denaro appunto.
 “La prima patologia è la dipendenza”, spiega infatti Andreoli, che dopo uno sguardo sul valore-denaro attraverso periodi storici e società presenti e passate, entra nel vivo della malattia. Come veri e propri “tossici” da banconote, i drogati di soldi vivono un rapporto di amore esclusivo col denaro. Ossessivo, geloso, fonte ben presto di depressione, di ansia. Tormenti al confine con la distruttività e (ovviamente) l’immoralità. Malessere, dunque, che si fa da personale a sociale, e contro il quale Andreoli traccia un estremo decalogo. Medicina utile al benessere di tutti, e forse anche a un’altra “patologia” qui riportata anche se “non oggetto di studio della psichiatria”: la stupidità da denaro. Molto diffusa e riconoscibile (sono persone che parlano solo di “quanto costa”)raggiunge livelli da oligofrenia grave. Oligofrenia vuol dire poco cervello. Virus anche questo fin troppo diffuso nella nostra società.


                                          Rita Guidi