lunedì 28 gennaio 2019

BIT E PAROLE (C.PROTETTI) di Rita Guidi


Sembra che il nostro futuro abbia 
già un nome. Il domani è stato definito da qualcuno come ‘società dell’informazione’.  Nessuna sorpresa, allora, che i ‘media’, da supporto  e veicolo della notizia ne divengano protagonisti.  Nessuna sorpresa che fioriscano discorsi, riviste, saggi, sul mondo della comunicazione.
Un bel volume in proposito, tanto accessibile quanto accurato e puntuale, è quello di Cesare Protettì, “Bit e parole” (a cura di Roberto Liscia, per Gutemberg 2000)che sottotitola opportunamente ‘giornali elettronici, Internet, cd-rom, on-line, tv interattiva’.
E’ dunque un panorama di ciò che già esiste e di ciò che potrebbe esistere nel  mondo dell’editoria, in conseguenza della rivoluzione informatica alla quale stiamo assistendo.
Panorama nuovo, dunque, ma del quale Protettì vanta già una buona esperienza: giornalista egli stesso dell’Ansa, e docente alla Scuola di Giornalismo della Luiss di Roma, ha curato però anche il rapporto  ANEE (Associazione Nazionale dell’Editoria Elettronica) 1994 su ‘L’informazione elettronica verso il 2000’.  Un sunto dell’indagine, con specifici riferimenti alla struttura e al mercato italiano, è del resto riportato in calce al volume, quale sintetico ma significativo completamento del discorso affrontato nei sei capitoli precedenti.
Capitoli di un cambiamento.  “Ci sono nuovi regnanti nell’Impero dei Segni - scrive Giovanni Giovannini nella bella introduzione - si chiamano bit...La scoperta della stampa - riprende poi citando Fernand Cuvelier - ricorda più la scoperta di un continente sconosciuto che la scoperta di un nuovo apporto scientifico. La stessa cosa accade per l’editoria elettronica...”
Ed è un continente non solo inesplorato ma selvaggio, verrebbe da aggiungere: ‘Nel Far West di Internet’ è infatti il titolo del capitolo dedicato alla grande rete, il cui problema, come accadde agli ottocenteschi pionieri dell’Ovest, sembra essere quello della libertà senza legge. In Internet fioriscono pubblicazioni e si moltiplicano giornali on-line.   E allora ‘limitare’ (che per qualcuno significa snaturare) e regolare? Governare, insomma, oltre a potenziare questa crescita? I problemi economici e tecnici si intrecciano a quelli legali ed etici.  Ed è improvvisamente giusto, se è vero quanto ha scritto qualcuno, e cioè che l’informatica non riguarda solo i computer ma è un modo di vivere.
Come dire che, ci piaccia o no, ad esempio i quotidiani (tradizionali, su carta) cambieranno - o più probabilmente si sdoppieranno (in bit); come dire, ci  piaccia o no, che parole come cd-rom e multimedia entreranno non solo nell’uso ma nell’utilizzo comune, e che dunque dovremo ‘impararli’. 
E qui è il punto. Che una parola trasformata in bit non sia evanescente, infinita superficie, ma sostanza.  Anche se forse, che questo non accada dipende solo da noi.
L’ottimista Giovannini ricorda, di nuovo nell’introduzione, le parole di Carlo Bo : “L’uomo che legge è certo di poter opporre alla realtà che lo circonda una seconda e più vera realtà : alle cose dobbiamo contrapporre le idee, agli oggetti i pensieri.”
Era giusto per le parole, lo sarà anche per i bit (?).

                                         Rita Guidi