lunedì 14 gennaio 2019

AMORE E' UNA PAROLA (C.CALMAN) di Rita Guidi


  Non c’è mai nulla di diverso ad annunciare i cambiamenti del destino. Nessuno e niente che chieda “permesso” nell’entrare a sconvolgere la nostra vita.  E’ così che d’improvviso ci si ritrova costretti ad altro ruolo, con certezze e amori strappati di mano. O che un dolce biscotto, fragrante e caldo di forno, ancor più invitante per la sua perfetta e riuscita forma a cuore, si spezzi. Proprio come nella copertina di questo  “Amore è una parola” di Claire Calman (Bompiani, 279 pagg., L. 26.000).
 Romantico senza mai essere sdolcinato, intenso senza mai smarrire la più moderna idea di quotidiano, questo libro che segna il fortunato esordio della giovane e inglese autrice, è infatti proprio la cronaca interiore di tutto questo essere improvvisamente altro (anzi altra, perché è una giovane donna, la protagonista). E in ogni caso è già un successo, sia nella stessa Gran Bretagna che negli altri sette Paesi dove è già stato tradotto.
 Facile, in fondo, capire perché. La vicenda scava, evidente, in quell’esatta e difficile porzione di sentimento che è appunto la solitudine del dopo. Di qualsiasi dopo.  Analizza, ben oltre e ben di più di qualsiasi superficiale microscopio, i pensieri e i ricordi di una condizione che catalogare sotto il nome di single suona forse calzante, ma anche troppo riduttivo ( o addirittura edonistico).
  A ritrovarsi sola è insomma Laura. Simpatica, vivida, ironica e un poco tondeggiante protagonista. Laura che non ha più nemmeno trent’anni e che ha dimenticato la propria felicità appena ieri. Congelata al freddo di quella voce che le comunicava l’incidente mortale del suo compagno, Patrick. E Laura, adesso, deve ripartire da lì. Da un dopo abitato da fantasmi e deserto di certezze. Da un’età che la cataloga come non abbastanza giovane, ma nemmeno sufficientemente vecchia. Da un mondo che la ricorda, la confonde, la pretende, ancora metà di un’altra metà.
 Nessuna sorpresa che lei per prima decida di fuggire, completamente cambiare. E nessuna sorpresa che al nuovo indirizzo- nuova città – nuovo lavoro, porti con sé le stesse valigie, qualche foto, un trasloco di ricordi.
 Insieme impietosa ed esatta l’autrice nel muovere gesti e pensieri della protagonista, sempre in bilico tra vecchi rimpianti e nuove speranze. Ferita dalle mani intrecciate che incontra ad ogni angolo di strada, e insieme impaurita dal tendere di nuovo le sue. Troppo dolore in agguato ad ogni nuova possibile felicità. Eppure, che lei lo voglia o no, la sua vita, come il brillante ritmo di queste pagine, va avanti. Più ironia che sorriso, più apatia che entusiasmi, eppure va avanti. In uno slalom tra la sicurezza di fedeli amicizie da frequentare, passatempi da ritrovare, occasioni da evitare: Laura e Viv che si confidano tutto, Laura e le tele e i colori, come uno sfogo improvvisamente più importante e bello, Laura e i genitori, una madre (anzi, Alessandra, chè così preferisce che la figlia la chiami) troppo preoccupata della messa in piega e della linea, e un padre, almeno lui sì, come l’ultima spalla sicura alla quale appoggiarsi.
 Alle pareti le foto di lei e di Patrick, le istantanee troppo lentamente si fanno memoria, sotto la forza di uno spicchio di calore che torna a farsi realtà.
 Troppo facile? Scontato? E invece no. La Calman non si rassegna, e fino all’ultimo non ci risparmia i colpi di scena del cuore. Ci lascia, insomma, in attesa, prima di chiamarlo amore. Prima di scrivere (e di farle dire) questa abusata, difficile, dolorosa e felicissima parola.

                                                    Rita Guidi