venerdì 15 marzo 2019

OLTRE IL CIELO (C.SPAAK) di Rita Guidi


Atmosfere torbide attorno ad una personalità pura.
Gioca anche su questa contrapposizione, un gradino romantico più in alto della quotidianità, la narrazione di questo “Oltre il cielo” ultima fatica di Catherine Spaak.
 E dimentichiamoci il nome. Perché solo astraendo almeno in parte dall’immagine della conduttrice televisiva di “Harem” nonché protagonista di tanti film (uno per tutti l’ormai lontano “La parmigiana”), riusciremo a tentare una lettura non viziata di questo romanzo.
Non esordiente (abbiamo parlato di “ultima fatica”, appunto), la Spaak ha già pubblicato “26 donne” (Mondadori ’84), “Da me” (Bompiani ’94) e “Un cuore perso” (Mondadori ’95). Eppure “giovane” autrice sì : come lo è chi solo a tratti raggiunge un buon equilibrio nel racconto, e trasforma la fantasia di una vicenda in una letteraria verità.
Pagina 61, capitolo 11 : Nina, la protagonista, entra nella “casa della foresta”, collegio dorato e rigoroso, cui può accedere non certo per nascita ma in quanto accompagnatrice della “rampolla” Tigranne.
L’episodio più convincente è qui. Anche se è solo uno tra gli altri, a rivelare l’indiscussa ricchezza (e non si parla di denaro) di questa figlia di una cuoca. Intelligente, bella, distaccata, ottiene quel diploma e quegli sguardi, che nessuna ascendenza alto-borghese può garantire alla sorellastra. Sorellastra sì, (sorellastra forse), perché qui le acque si intorbidano tra i deliri di un maestro pittore, (forse padre), innamorato e impossibile amante, e la pazienza saggia di una madre sempre presente, anche se umile e lontana. Un certo mondo ricco e desolato è comunque fuori di lei. Distaccata, appunto, a volte anche da se stessa, in episodi di “trance” e di sogni da cui si lascia ogni tanto trasportare.
Più faticosi, questi ; come quelle pagine in cui l’autrice sembra abbia un bisogno improprio di citazioni non necessarie. Di nomi che siano sigillo della propria cultura, delle proprie letture. Non è un caso che lei stessa abbia affermato di avere iniziato a scrivere dopo la morte del padre, che, lo ricordiamo, è stato sceneggiatore anche di grandissimi film  (“La grande illusione” di Renoir, ad esempio).
Ma non è solo questione di un confronto : sembra quasi che per lei sia la scrittura il “primo piano” più difficile.

                                         Rita Guidi