mercoledì 30 gennaio 2019

IL CONVERSAZIONALISMO: QUANDO LE PAROLE CONTANO di Rita Guidi


Che il linguaggio serva a comprendersi è assoluta e pura convenzione.
La parola inventa e reinventa continuamente ambiguità e steccati, così come aperture o ‘gerghi’, che in fondo non sono altro che universi personalizzati e solo un po’ più ristretti.
Insomma il suo gioco è a senso unico, e per questo non si lascia definire. E forse anche per questo sono nate vere e proprie discipline per aggirare l’ostacolo. Per disvelare, cioè, della parola, ciò che nasconde. Come avesse un’anima, confessarla: in segreto, grammaticalmente o matematicamente appropriarsi del suo silenzio.
Solo così ogni lettera acquista, improvvisamente, una diversa e razionale bellezza. Non più suono o evocazione, diventa altro, si (ri)trasforma in qualcosa che somiglia a una formula o a un ideogramma: sentimento matematico o equazione inconfondibile di un autore o di una intera società.
Ad esempio il conversazionalismo: accademia di psicanalisi datata di solo qualche paio di anni, e di cui trovate qui accanto un più ampio chiarimento. Risvolto interiore e disciplina dell’inconscio, questa, capace di appropriarsi dell’ombra delle parole che parliamo e dircene gli errori attraverso una vera e propria grammatica delle (umane) relazioni. Tempi verbali o aggettivi, insomma, come ‘gaffe’ delle nostre sofferenze o come invece espressione (finalmente) della nostra felicità.
Teoria umana ed esatta, come, ma un poco di più, la linguistica computazionale. O analisi automatica della lingua, se preferite, la cui origine recentissima, deriva dagli sviluppi tecnologici della altrettanto recente linguistica matematica. Perchè se ormai da qualche decennio ci hanno spiegato che ha un senso tutt’altro che trascurabile indagare tra sillabe o fonemi ricorrenti, è senz’altro più comodo farlo col computer. Dunque adesso.
Il trattamento automatico del linguaggio naturale investe attività che spaziano in tutti i domini della scienza. - si legge andando alla ricerca di documenti che ne offrano una definizione - Compito centrale della linguistica computazionale attualmente è quello di fornire sia strumenti descrittivi utili e necessari a tutte le applicazioni che lo sviluppo sociale oggi richiede, sia strumenti rappresentativi del linguaggio che sperimentino le possibilità di comprensione ed elaborazione automatica del linguaggio naturale.”
Il che significa innanzitutto una nuova interdisciplinarietà, che investe e comprende l’informatica e la lingustica tradizionale, le scienze storiche come quelle filosofiche e filologiche. ( E’ ormai banale l’esistenza di Istituti universitari specifici.) Ma soprattutto significa dei risultati. Parole trasformate in numeri cioè, ma  capaci di un comunque suggestivo ed importante racconto.
Tra le attività di ricerca avviate ad esempio dall’ILC, uno dei principali Istituti di Linguistica Computazionale, creato presso l’Università di Pisa nel 1978 dal Professor Antonio Zampolli, sono compresi, leggiamo:
·Metodi e procedure per la rappresentazione e l'analisi di testi nelle diverse discipline umanistiche.
· Creazione e utilizzo di corpora testuali mono e multilingui e di basi di dati lessicali multifunzionali mono e multilingui.
· Trattamento di testo e immagini in parallelo.
· Sistemi per l'analisi e la generazione automatica dell'italiano e di altre lingue.
· Dialogo; interazione uomo-macchina.
· Metodi per l'aiuto alla traduzione, alla documentazione, alla redazione, gestione,recupero dei documenti.
·  Metodi per l'educazione, la riabilitazione linguistica, l' assistenza ai portatori di handicap.
· Standards per la creazione, rappresentazione, distribuzione di risorse linguistiche e per la valutazione di sistemi e strumenti di linguistica computazionale.
· Utilizzo, nel trattamento del linguaggio naturale di metodi statistici, calcolo parallelo e metodi connessionistici.
· Ricerche sul parlato per applicazioni nel settore dello speech processing.”
Quantomeno un modo diverso per parlare di numeri: se è vero come qui sopra si dice che la scomposizione delle frasi con l’aiuto di qualche ‘bit’, consente di ipotizzare se un testo di un anonimo appartiene o no ad un certo autore, o costruire testi di leggibilità ottimale, o ancora, dopo averne rintracciato le regole, poter generare automaticamente e correttamente  una qualsivoglia lingua.
Parlare di parole, insomma, non è un semplice bla-bla.
E se nulla può aggiungere miglior significato all’universo più appropriato di ogni letteratura o poesia, è comunque
anche agli aspetti numerici e razionali della parola che deve andare una...percentuale della nostra attenzione.

                                    Rita Guidi