giovedì 14 febbraio 2019

ORAPOLLO - I GEROGLIFICI (BUR) di Rita Guidi


Se vi piace definitela fortuna, ma pensatene le radici più antiche, o preferitene (meglio) il nome della Dea. Perché ha il sapore magico del caso quanto accadde all’orizzonte greco nel XV° secolo.
Isola di Andros, anno di grazia 1422 : Cristoforo Buondelmonti, viaggiatore, sacerdote e mercante fiorentino, acquista l’ennesimo manoscritto. Nulla di strano. E’ il suo mestiere da quando si aggira (sedici anni) in queste isole. Ma è soprattutto in questo che si cela la fortuna : intesa come Fato (non è così che nascono spesso brani di storia ?), dal momento che questo ‘scarno catalogo in due libri’ conteneva gli Hieroglyphica di Orapollo. Come dire un mito, una moda,  una ricaduta estetica ( e non), che avrebbe permeato, da allora in poi, autori e secoli.
La bellezza arcana del’Egitto, nella sua espressione più emblematica, insieme agile e misteriosa, di una scrittura figurata, i geroglifici appunto, ‘nasce da qui’. Paradossalmente un poco per sbaglio (no : per fortuna) : questa raccolta è infatti spesso, anche se oggi meno di quanto un tempo si credesse, scientificamente inesatta. La sua interpretazione dei segni, il suo legare immagine a significato è spesso libera e poetica concessione alla fantasia, lontana come cartolina dal reale enigma delle piramidi.
Oggi potete farvene personalmente un’idea. Soltanto oggi, meglio, dal momento che un’edizione italiana colma adesso una secolare lacuna. “Orapollo - I geroglifici” esce infatti nei Classici della BUR (246 pagg., L.16.000).  Una bella edizione, insieme accessibile e completa nel proporre traduzione e commento del celebre manoscritto. L’irrinunciabile testo greco a fronte, le note esatte alla traduzione nella nostra lingua (di Elena Zanco), i geroglifici sono anticipati, esplicitati e raccontati nella articolata e preziosa introduzione di Mario Andrea Rigoni.
E’ proprio qui che potete scoprirne (o riscoprirne) il fascino, ascoltarne la storia, rintracciarne anche le più attuali influenze.
Ad esempio : ne parla già Leon Battista Alberti nell’VIII libro del suo ‘De re aedificatoria’ (1450) ; e vi si ispirano Durer e Mantegna, Vasari e Bellini, Leonardo e il Pinturicchio, Giulio Romano e il Tiziano. E non è solo una questione di bellezza : il mondo umanistico e rinascimentale, sempre pronto all’entusiasmo d’antico, bagnava di pace l’universalità di questi segni. Soluzione di ogni Babele, nel sogno di Erasmo come nell’interpretazione più cara al mondo dell’Umanesimo.
Che pure non è la sola. Ficino, Valeriano, o la scuola ermetico-neoplatonica (per dirla con Rigoni nella sua introduzione, appunto), ne preferiscono il valore di simbolo, il mistero che ne identifica la parola alla cosa.
Filosofie. Tralasciatele se vi piace, come accadde al secolo dei lumi. Può comunque bastare, a capirne l’immediato successo, uno sguardo agli obelischi che punteggiano Roma, o più vicine in ogni senso a noi, mode napoleoniche. La loro radice è qui, prima ancora che tra lo splendore non di sabbia dei Faraoni : e il motivo si chiama anche fortuna. Il misterioso Orapollo (filosofo forse del V° secolo), fu assai ridimensionato da più razionali letture : potevano castori, orsi ed elefanti, che pure popolano le righe dell’autore, abitare quei luoghi ?
Eppure, ben oltre il fascino acritico di un leggendario successo, furono i seri studi di Champollion, col quale nacque nell’’800 la moderna egittologia, a rintracciare anche qui alcune serie corrispondenze.   Forse il sole e la luna, che si vogliono a immagine dell’eternità ; o una stretta di mano, che si vuole dica concordia.
La Fortuna, in questi volumi, è racchiusa comunque : traccia più antica di un universo molto nuovo.
L’improvvisa irruzione del geroglifico all’interno della tradizione occidentale - ricorda Rigoni - determinò un radicale mutamento di prospettiva, orientando la cultura e il sapere, fino allora fondati sull’esperienza puramente orale della parola consacrata da Platone nel Fedro, verso il valore della scrittura e dell’immagine.”  
E il Tasso insiste : “chi edifica con le parole senza lettere, fa uno edificio ruinoso ne la rena ; ma sovra le lettere si edifica quasi in saldissima pietra.”  
E’ davvero il destino di un inizio.


                               Rita Guidi