venerdì 14 giugno 2019

BIMBI E EDUCAZIONE (3) di Rita Guidi


Risultati immagini per cosa pensano i bambini di dio tromellini libroE poi ci sono gli asili che hanno fatto storia. 
Sono quelli reggiani, promotori di un modello educativo cui hanno guardato persino gli States.
Pina Tromellini è una pedagogista che da vent’anni appartiene a quella esperienza. Non solo, ma è anche scrittrice : proprio ora, con Salani, pubblica “Cosa pensano i bambini di Dio”, dopo il successo di “La tenerezza e la paura”, sguardo anche quello sull’oggi quasi inflazionato (?) mondo dell’infanzia...
“Se ne parla e se ne scrive tanto, sì - afferma la Tromellini - Probabilmente perché c’è un ‘mercato’ che ora va a colmare dei vuoti precedenti. Infatti molte di queste pubblicazioni non sono saggi pedagogici, ma libri divulgativi, semplici, rivolti alle famiglie”
Quindi meno affidabili ?
“Non sempre. Diciamo a volte un po’ scontati. Insomma occorre certamente operare una scelta. Quello che interessa però - sottolinea la Tromellini - è che comunque tutti indicano che il bambino non sta bene. Che occorrono risposte a questo suo malessere nascosto dalle apparenze, dalla pubblicità, dal benessere. Risposte che vincano lo smarrimento attuale di chi è genitore o educatore”
Quello del dopo-permissivismo ?
“Certo. Il permissivismo, il genitore-amico, è morto e sepolto. Così come lo è il genitore autoritario. E anche questa è una conquista. Il problema è che la risposta giusta è nell’autorevolezza : un risultato più difficile da raggiungere”
Allora qualche consiglio ?
“E’ difficile rispondere e generalizzare - sorride la Tromellini - Anche perché forse la prima regola è proprio quella dell’attenzione : osservare molto il bambino, perché ognuno è diverso dall’altro. Ognuno ride o piange per cose diverse, quindi non ci sono ricette e schemi validi per tutti. E comunque distinguerei il discorso per gli educatori da quello per le famiglie...”
E quindi ?
“Ai primi indicherei la nostra esperienza, basata su alcuni punti irrinunciabili, oltre che su un aggiornamento continuo. La condivisione, e cioè un progetto-bimbo complessivo, che coinvolga scuola, territorio, famiglia ; e poi la grande fiducia nella mente, nel’intelligenza, nella creatività e curiosità del bimbo. Si discute e si verifica tutto quello che avviene nel suo mondo”
E per i genitori ?
“Non mettere i figli al centro dei consumi, ma del proprio tempo. I padri (e ora anche le madri) lavorano sempre di più, spesso proprio perché si preoccupano di soddisfare acquisti sempre più esigenti. Invece i bimbi chiedono tempo. Almeno nei primi anni. Bisogna reimparare a ‘perdere tempo’ con loro. Spendere in questo, più che negli zainetti firmati. E devo dire che qualcuno, ma soprattutto i loro piccoli, comincia a capirlo...”
E all’asilo, conclude, con o senza denti, sono loro quelli che sorridono di più.

                                         Rita Guidi