giovedì 14 marzo 2019

RELIGIONE E SCIENZA SI PARLANO NEL GIORNO DEL VESAK - Intervista a Raffaele Luise di Rita Guidi


Luna piena di maggio. E’ la luce riflessa dopo un sonno terrestre che ogni anno è destinato a scomparire. Notte chiara che precede il sole della nuova stagione del giorno.
Un appuntamento eterno e consueto : clessidra puntuale per astronomi e scienziati ; semplice sguardo per tutti.
I buddhisti lo chiamano Vesak. Celebrazione religiosa di un risveglio, appunto. Cenno sacro che quest’anno, però, vuole più che mai andare oltre i propri confini.
I giorni, infatti, dal 30 maggio al 1 giugno, saranno  cornice di un importante convegno internazionale dal titolo “Buddhismo e Cristianesimo in dialogo di fronte alle sfide della Scienza” (l’organizzazione è a cura dell’Istituto Italiano Zen Soto Shobozan Fudeenji e dell’Unione Buddhista Italiana, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Parma, e il Comune di Salsomaggiore, località nel cui Palazzo Congressi si svolge).   Riflessioni forti, cioè, sul sorgere di un terzo millennio che si apre denso di quesiti ed inquietudini.
Sarà un dialogo esigente, - ci spiega Raffaele Luise, vaticanista, informatore religioso del giornale radio RAI, nonché coordinatore di questo appuntamento - il primo a così alto livello, tra i rappresentanti di queste due religioni di fronte alle tanto complesse sfide di questo scorcio di secolo. Un’occasione di colloquio importante in vista del Giubileo del Duemila, come ha sottolineato il Cardinale Francis Arinze ; e un vertice, direi, necessario, per far emergere la sostanza più autentica di questo Oriente e di questo Occidente teologico, e le possibili risposte che insieme offrono a questa nostra società.  Nulla a che vedere, quindi, con “mode” o logiche da supermercato delle religioni...”
Religioni e scienza : nulla sembra così lontano eppure vicino in questo ultimo Novecento...
E’ proprio un tempo in bilico. L’orizzonte etico si è adesso così dilatato - afferma Luise -  che anche la scienza, oggi, parla di una nuova emergenza. Le questioni legate al nucleare, alla cablatura globale, soprattutto alla bioetica (dalla genetica alla clonazione, e quant’altro...), invadono apertamente il mondo religioso ; sono temi che abbattono più che mai eventuali ipotetici confini.”
E’ l’eterno timore di una mortale follia, insomma, nel volo libero della conoscenza...
Sì. Ma solo se a quel “libero” si dà un valore assoluto. E non tutto ciò che si può fare è lecito. Il confine, allora, è la responsabilità. L’etica della responsabilità, alla quale sempre più scienziati si sentono chiamati...E alla quale vorremmo richiamare...”
Per confine la vita. Ci viene da pensare così. Un bellissimo limite potrebbe essere solo questo...
Dovrà essere questo. - riprende Luise - E sarà questo l’invito aperto del Convegno, che è tutto fuorché “apocalittico”. All’insegna del dialogo e della speranza, invece, vuole proprio ridefinire un’idea comune di convivenza, rintracciando appunto gli elementi teologici primari delle due fedi, per restituirli ad un uomo rinnovato...”
Il primo livello delle tre giornate è infatti dogmatico. Basta uno sguardo alle prime relazioni (parleranno, ad esempio, maestri zen, come Fausto Taiten Guareschi e Suzuki Kakuzen, o teologi come Michael Fuss e Roberto Tagliaferri, o il monaco Thomas Matus...),  per accorgersi della loro riflessione sulla visione dell’uomo per questi due universi di fede. Diversi. Eppure solidali : Milarepa e S.Francesco... Non è blasfema un’affinità...
E’ semmai, questo accostamento, una duplice risposta - precisa Luise - Nel senso che solo dialogando e liberando le due religioni da ogni pregiudizio e incrostazione ritroveremo il loro messaggio più puro ; e poi nel senso che, e questa è l’altra risposta, il loro punto d’incontro  è la creaturalità : un dialogo totale e complessivo con il creato. Il terzo millennio impone un nuovo statuto sociale, e questo passa proprio per una ridefinizione di alcuni concetti, come ad esempio quello di ecologia...”
E allora ridefiniamola...
Un’antropologia nuova. Una solidarietà cosmica. Un nuovo modello di convivenza. L’uomo diventa responsabile di una sinfonia creaturale...sanfrancescana, appunto...”
Continuiamo con le ridefinizioni...
La tolleranza, allora...”
E cioè ?
Tolleranza è un termine dal sapore oggi negativo. - spiega Luise - Come dire : io sto davanti a te e non ti giudico né ti emargino ; con mia profonda bontà ti accetto per ciò che sei. Ma questa è immobilità. Ciò che occorre invece è rispetto autentico, voglia di vero dialogo (che è ascoltarsi e comprendersi). Movimento, pur restando diversi e plurali....”
Impararsi. Che poi è un altro dei motivi del convegno, utile ad affrontare questa nuova stagione umana. Tecnoscientifica. Nucleo, questo, del secondo momento di contributi. Astronomi, biologi, docenti di epistemologia o filosofia della scienza (da George Coyne a Giulio Giorello, da Mauro Ceruti a Stefano Parmigiani) offriranno la loro visione insieme laica e dubbiosa, di chi soffre la non superficialità delle possibili ricadute di ogni nuova esattezza...
Tecnoscienza, appunto, - sottolinea Luise - perché ancora di più manca quel minimo processo di elaborazione dei propri risultati, dei propri dati, prima delle ricadute esterne. Subito applicativa, la tecnoscienza incide immediatamente sulla società e sui comportamenti dell’uomo. Pensiamo ad esempio al più contemporaneo universo virtuale, alle nuove comunicazioni, alla cablatura del mondo. Qualcosa di totalmente nuovo...
Come un nuovo alfabeto...
Esattamente. Linguaggio nuovo. Ultima forma di alfabeto possibile. Ma occidentale. Rischioso, se dovesse portare ad una omologazione, alla perdita della memoria della ricchezza delle culture...”
E Luise prosegue ricordando un passo del “Fedro” di Platone. Di un re egiziano e di un dio che ha inventato (appunto...)l’alfabeto ; un dono al sovrano perché il suo popolo sappia più cose e sia più felice. Nessun sorriso in risposta, il re si preoccupa temendo che la sua gente crederà soltanto di sapere più cose, ma saranno imparate senza la fatica dell’apprendere. E sarà, dice, meno bello parlare con loro.
Potrebbe essere meno bello parlarsi, oggi, se naufragassimo (come Ulisse...) nella superficialità e nella dimenticanza...
C’è una cosa che dirò proprio nella mia introduzione al Convegno - anticipa Luise -  per ritrovare lo stesso entusiasmo di quel dio egiziano di fronte a questo nuovo alfabeto, a questa nuova comunicazione. Facciamo in modo che questa navigazione non sia un miraggio, un gesto inautentico e fasullo, ma una vera possibilità di costruire una società multietnica. Facciamo che non sia un naufragio. C’è un bambino che muore ogni otto secondi : non voglio navigare in un cimitero ; voglio farlo tra tante barche accanto a me...”
Luna piena di maggio. Da sempre serve ancora anche quella antica luce ai navigatori. Così come oggi serve a indicare il dialogo tra la scienza e queste due religioni. Perché, è evidente, non si tratta di essere buddhisti o cristiani. Forse non si tratta neanche di credere. Soltanto, e necessariamente, di essere (nuovi) uomini.

                                    Rita Guidi