martedì 19 febbraio 2019

LA GAZZETTA SPORTIVA DI PARMA - INTERVISTA A ALFREDO MIGLIAZZA di Rita Guidi



E’ di carta sottile, grande, verdazzurra : 
ma questo è un colore che non c’è nel suo ricordo...
In casa non è rimasto nulla. - spiega Alfredo Migliazza - Ho fatto anche altre ricerche, tra amici, in biblioteca... Ma niente : del giornale purtroppo nessuna traccia. E allora ho scritto...”
Ha scritto qui, alla ‘Gazzetta’, per soddisfare un antico tarlo, per segnalare un’esistenza : del padre, attraverso quella del ‘giornale’.
Il ‘giornale’, e cioè quella “Gazzetta sportiva di Parma” voluta, insieme ad altre testate, da  Achille Sacchetti, la cui vita intensa e avventurosa è ferma come un eroe nelle sue immagini d’infanzia. Lontana, come quel cognome che non ha potuto rendere proprio.   Alfredo, settantasei anni il 14 maggio scorso, è infatti ultimo figlio di Achille Sacchetti e di Anna Lisa Migliazza, ma di secondo letto ; e di un’unione dunque (altri tempi) ‘difficile’ da regolarizzare.
Non è questa, comunque (non abbastanza) la sua preoccupazione. Piuttosto quella, l’abbiamo detto, di (far) ricordare : il giornale ( i giornali), e ‘dentro’ il padre.
Sottile, grande, verdazzurra, la “Gazzetta sportiva di Parma” usciva di giovedì, più o meno puntuale ogni settimana, a partire dal 21 maggio 1914.
Due lire per non più di quattro o otto pagine, i lettori di questo ‘settimanale di tutti gli sports’, trovavano qui esattamente il corrispettivo della ‘rosa’ lettura quotidiana di oggi. Scherma, ciclismo, corse, e anche la storia. E non per la Parma-Poggio che campeggia su tre colonne in copertina nel quarto numero (un sabato : probabilmente un’uscita speciale), perché allora ‘questa’ era l’attualità ; ma per il taglio, ad esempio, dell’editoriale sull’educazione fisica, ripercorsa ‘dalla rinascenza ai giorni nostri’. Il motivo è nella firma : quella del Professor Ernesto Bertarelli, allora docente nella nostra Università, nonché Direttore del foglio. Presenza probabilmente più consueta la sua, in Via del Parmigianino n. 11 dove aveva sede il giornale, di quella dello stesso Sacchetti, preso anche dalle altre testate sparse per il Nord di cui pure era editore (‘Lo sport veneto’, ‘Il veneto sportivo’, ‘La gazzetta sportiva di Pescara’) e che abitava invece a Fidenza.
Io sono nato là - precisa Alfredo Migliazzi - ma ne ho solo un vago ricordo, perché ancora piccolo sono entrato in collegio ; sa, eravamo in tanti e i tempi erano difficili...”
Otto anni, fino al compimento del quattordicesimo, che Migliazzi, ultimo di sei fratelli, ricorda senza commenti e con un breve entusiasmo...
Dietro al letto dove ho dormito per quattro anni, in quel Collegio della Divina Provvidenza a Nettuno, c’era una piccola incisione. Ho scoperto più tardi che qualcuno aveva voluto ricordare che lì era morta Maria Goretti. Oggi è un sacrario.”
E’ un passato affollato quello che affiora rapido dalle parole di Migliazzi (la guerra in Africa, la prigionia in America...), storia di vita che rende dolorosamente preziosa la superficie sgualcita di queste pagine che parlano (non più solo ) di sport. Ma è a questo ‘conto in sospeso’ che puntualmente ritorna...
Quello che appassionava di più mio padre era il ciclismo ; fu lui a organizzare il primo campionato su pista in terra battuta (vinto da Rossignoli) e a sponsorizzare una squadra col nome del suo giornale. Credo che abbia anche scritto qualche articolo in proposito. Ma la stampa preferiva viverla dietro le quinte.”
Tipografo : Achille Sacchetti inizia così, con un apprendistato al “Corriere di Napoli” la sua avventura editoriale. Nativo di Penne (Pescara), in vista del rientro a casa, decide di organizzare una generosa festa di addio con i colleghi di cinque anni di lavoro. Troppo generosa, non gli restano nemmeno i soldi del viaggio.  Se fu autostop non fu però una bella scelta ; appena sceso, a Pescara, trovò ad accoglierlo la questura : furono loro a dirgli che aveva viaggiato su un camion di anarchici che andavano là per un congresso. Schedato, riesce però ad ottenere, per la dimostrata estraneità, la tessera di libera circolazione anche dopo le 23.00. Essenziale per il suo  impiego al giornale. Si sposa per...una settimana ( un matrimonio combinato, come spiega il figlio), e si trasferisce a Roma, tipografo alla Camera dei Deputati, e poi a Milano, dove lavora alla Linotype. Qui conosce la sua futura compagna Anna Lisa Migliazza e qui inizia a guardare allo sport come occasione di informazione e di stampa.
Ritagli, oggi, non del tutto perduti...
Di materiale per la stampa in casa ce n’era tanto - sorride Migliazzi - Noi ragazzi ridevamo soprattutto delle foto. Una enorme raffigurava la prima unione natatoria di Bologna. Quegli atleti robusti con i costumi a righine, di maglina quasi trasparente erano davvero ridicoli...Ma mia madre, che fino alla guerra era riuscita a conservare qualcosa, se se ne accorgeva si arrabbiava parecchio.”
Del marito non le restava altro. Achille Sacchetti scomparve presto, nel 1931, a 55 anni.
Non ricordo, nei suoi ultimi anni, un abbraccio a noi figli. - riprende Migliazzi -  Era quasi sempre cupo, preoccupato.”
Era di nuovo ‘schedato’. Ed è un altro ‘perché’ che resta senza risposta nei ricordi di Alfredo. Come nella vita del padre.
 Indirizzata a Mussolini, c’è infatti una lettera autografa del Sacchetti a chiedere il perché di un tale ‘accanimento persecutorio’ nei suoi confronti. A chiedere perché a lui, con una professione legata ai diversi ritmi di un giornale, fosse impedita la libera circolazione dopo le 22.
Era il 1924. Senza soluzione e senza risposta quel perché è l’inizio della fine. Della “Gazzetta sportiva di Parma”, anche.
Nemmeno i figli, romani d’adozione, sono tornati più da queste parti. Nemmeno Alfredo.
No. Non sono mai tornato a Parma o a Fidenza. Ma questa era una cosa che dovevo dire. Qualcosa lo dovevo fare...E poi - Migliazzi riprende - anche soltanto sentire la vostra parlata, la vostra cadenza, dopo tanti anni mi ha fatto tornare a quando ero giovane. Un bel ricordo.”
Azzurro-verde. Lui non lo sa, ma il colore del ricordo è quello.

                                    Rita Guidi