sabato 22 giugno 2019

CARA ITALIA (ENZO BIAGI) di Rita Guidi


Risultati immagini per enzo biagiBraccia conserte, abito grigio, sorriso gioviale che però è a metà. Perché non arriva fino agli occhi.
Enzo Biagi è così, distaccato con emozione, esattamente come la sua figura, la sua voce e la sua penna.
Gli eccessi mai, neanche quando dice (e come le dice) cose eccessive. La schiettezza sempre, lucida e senza preamboli, intonata alla mai perduta cadenza bolognese.
Se il suo nome fosse adatto, insomma, bisognerebbe coniugarlo in uno stile, perché la sua è continuità più che ripetizione, scelta e non monotonia. Ultimo esempio ? Questo libro : “Cara Italia” (RAI-ERI Rizzoli, 247 pagg., L.29.000). Contraltare di carta che deriva e prosegue nell’omonima trasmissione tivù, ma ovviamente sullo stesso sentiero di un’avventura giornalistica ultradecennale e senza stop all’orizzonte.
  “Cara Italia” è una lettera all’oggi. Senza tralasciare il post scriptum dei ricordi e il nota bene di denunzie e cambiamenti. E’ un’intervista alle città e una fotografia alle (loro) persone. Itinerario tra le differenze che rendono così particolarmente unico il nostro Paese. Un luogo comune (si potrà dire anche così ?) che affiora insieme sfatato e logico dalla sua penna.
Perché in questo tour ci sono Torino e Milano, Venezia, Roma, e certo Napoli ; ma anche le regioni, Marche e Calabria, Sicilia, Toscana, Emilia Romagna ; e ancora le altre coordinate, i diversi confini che inseguono le case dei poeti o i luoghi della fede, ancora un gradino più su di questa Italia a quattro piani.
Il distacco nel “filmare”, l’emozione registrata dalle parole degli altri, Biagi ci racconta così. Traditori fedeli di stereotipi consumati.
Torino ? E’ il buon senso, la signorilità di sangue blu, l’Avvocato. Appartenenza altra e un poco perduta, che affiora nei caffè e nelle chiacchiere che Umberto Eco o Gianni Agnelli informalmente gli affidano.  Ma corre molto passato, fin sulla cima del restaurato Lingotto.
Milano ? Estranea e grande, eppure europea, accogliente e leale. “A volte penso che a Milano ho trovato me stesso” scrive Biagi ; le parole che ricorda di Visconti o Wally Toscanini, o gli confidano Castellaneta e il Cardinale Martini, come prospettiva lunga sul duomo. Città anche di pendolari, però, e di una multietnicità  mai realizzata.
Venezia ? “Non c’è miglior fondale per un’estasi”, è il giustamente citato Brodskij. E Casanova non avrebbe potuto esistere senza di lei. Purchè si faccia attenzione alle gondole : la loro vita, anche se solo “turistica” è legata a quella della laguna e dei canali.
Bologna ? E’ l’umana. Radice che ha per faro San Luca. Humus privilegiato con il quale giocare. A volte anche davanti casa Carducci, come ricorda nel capitolo, un gradino più sopra i territori, che lo vede in viaggio tra le case dei poeti.  “Mi dicevano - scrive, riportando uno dei tanti aneddoti che gli piacciono - che arrivò lì il telegramma che annunciava al poeta il Premio Nobel. Lo lesse alla moglie e commentò : hai visto, Elvira, che non sono un cretino ?”.
Il tour qui si fa più grande, e plana tra scritti e pensieri a Dublino come Recanati, ad Oxford come al Vittoriale o in Russia. Casa Tolstoj : “Tutte le felicità - scrisse - si assomigliano, ma ogni infelicità ha la sua fisionomia.”
Parole calzanti anche per il nostro stivale. O almeno così pare, dietro il sorriso di questo cronista con gli occhi molto lucidi.

                                         Rita Guidi