domenica 9 giugno 2019

I BIMBI - EDUCARE (1) -. di Rita Guidi



Risultati immagini per corpo mente cuore libroI bimbi. Calcolati, programmati, provettati, costruiti (clonati ?). Copertine prima ancora di avere un nome. Fenomeni. Anche sull’altro versante, del rifiuto , della trascuratezza. Gettati, abbandonati, venduti, violati, dimenticati e soffocati nelle auto arrostite dal sole.
Educati ? Capitolo due. Per fortuna c’è anche questo. Rassicurante bisogno che viene dopo una certa (piccola ma sempre troppo grande) realtà, e che sembra suscitare adesso una nuova onda di interesse. Sarà per il fallimento di certe teorie anni Sessanta a base di “laissè faire”, quelle della serie un-genitore-per-amico, insomma, o per la scelta più responsabile di chi oggi decide (volli, fortissimamente volli...) di avere figli, certo è che le proposte-risposte non mancano.
Editoriali, certo. Fantasiose, seriose, scientifiche o bizzarre, sono comunque sufficienti (e basterebbe già  così) a chiedersi, riflettere, soppesare, su mode e modi dell’educazione.
Educazione : è proprio questa infatti la parola chiave sulla quale fa perno il volume di Cesare Barioli e Marcello Bernardi, “Corpo mente cuore” (Luni Editrice, 200 pagg., L. 27.000). Un manifesto per una nuova educazione, perché questo è appunto il sottotitolo, realizzato a quattro mani da un medico, pediatra, educatore e praticante di judo (qual è Bernardi), e dal suo maestro di Judo oltre che giornalista (qual è Barioli). E proprio in questa disciplina, il punto di contatto tra i due, la soluzione o comunque l’invito.
Perché il libro, tra conversazioni in presa diretta e sunti di conferenze, si apre con una premessa di innegabile evidenza : la scuola, la società, la salute, sono spesso compromesse da virus pestilenziali. Mercato e mercificazione, separatezze e anche massificazione. Però, dicono gli autori, è possibile difendersi. E’ possibile crescere forti dei propri principi morali. Come ? Ad esempio col judo, prendendo spunto dal judo. Non solo sport, non solo disciplina, non solo strumento di concentrazione o di difesa, è però anche tutto questo. Corpo, mente, cuore, per tornare al titolo. E il suo segreto è proprio nell’imparare questa non separazione. La stessa che dovremmo usare nell’educare i nostri figli. Nonostante, come si riconosce qui, la nostra realtà ci imponga confini : un medico per il corpo, un professore per la mente, per qualcuno un sacerdote per il cuore.
Risultati immagini per l'economia raccontata a mia figliaUn no a tutto questo significa, certo, reinventarsi ; e per questo gli autori ripetono che il judo, come l’educazione, non conoscono la soglia degli anni, e riguardano i ragazzi come gli adulti. Perché, spiegano, posso forse offrire a mio figlio come certa, la mia esperienza appartenuta a un mondo così cambiato ? “Questo mondo in rapida evoluzione rende abbastanza obsoleta per una generazione l’esperienza della precedente. - scrivono gli autori - Mio padre aveva viaggiato sui tramway a cavalli e stendeva l’emulsione sulle sue lastre fotografiche. Insegnare ad affrontare la realtà non equivale a dare la propria esperienza.”
 Ma a dare conoscenza sì. O almeno così implicitamente afferma Andrè Fourcans, con questo suo “L’economia raccontata a mia figlia” (Etas Libri, 135 pagg.,L.25.000)
Nell’insegnare ad affrontare la realtà, anzi, nella fattispecie, è importante accennare ai processi e meccanismi economici, che governano il mondo, dalla ricchezza delle nazioni, all’economia dell’amore. E il tono è in effetti paterno, nel senso che in modo quanto mai colloquiale e divulgativo, l’autore, in questo immaginario dialogo con la figlia, snocciola con chiarezza modelli e protagonisti di questa disciplina (apparentemente o realmente ?) complessa e per addetti ai lavori. Con pochi paroloni e molta ironia, insomma, non solo si chiariscono qui motivi consueti, come i meccanismi non sempre logici che regolano monete e mercati, ma tutto nell’esistenza viene letto in quest’ottica. Matrimonio compreso : no, non solo quelli (è ovvio) di interesse ; anche il...vostro. Reinterpretato e sezionato in termini di pianificazione e investimento. Idem per i figli.
Risultati immagini per fratelli maggiori fratelli minori libroE ci risiamo. Calcolati e indagati, però in un’altra veste, lo sono anche nel serissimo, ponderoso e curioso saggio di Frank J. Sulloway, “Fratelli maggiori, fratelli minori” (Arnoldo Mondadori Editore, 521 pagg., L. 36.000).
Provate a far mente locale : il vostro primogenito è più tranquillo di quel ribelle dell’ultimo arrivato ? Non è perché sono cambiati i tempi o le mezze stagioni. E’ perché il primo è il primo e l’ultimo l’ultimo. Sulloway, docente e studioso al MIT di Boston, ha indagato e studiato proprio questo : come la competizione tra fratelli determini la personalità. Attingendo a ricerche a vasto raggio come da esempi storici clamorosi.
“Nel corso degli ultimi cinque secoli - scrive Sulloway - l’ordine di nascita si è rivelato il più coerente dei fattori previsionali di accettazione dei processi rivoluzionari. Rispetto ai primogeniti, i non-primogeniti sono maggiormente portati a identificarsi con i perdenti e a mettere in crisi l’ordine prestabilito. Al contrario, i primogeniti, identificandosi con i genitori e l’autorità, sono più portati a difendere lo status quo.”
Anche con la violenza : Mussolini, Stalin, Che Guevara e Carlos lo Sciacallo erano primogeniti (ma anche Newton, Churchill e Freud). Pensatori rivoluzionari come Calvino, Voltaire, Darwin o Gandhi, invece, erano ultimogeniti. I più moderati e inclini al compromesso ? Quelli di mezzo. (Ma come si fa a farli tutti così ?)
E’ insomma una ricerca che riscrive la storia. E’ invece una bella storia (vera), quella che racconta l’autrice Torey L. Hayden, psicopatologa infantile americana, in questo “Una bambina e gli spettri” (TEA Ed., 238 pagg., L.13.000). Scorrevole “romanzo” d’esperienza vissuta in una classe difficile, e con una bimba ancora più difficile : la piccola Jadie, affetta da un cosiddetto mutismo elettivo, per cui riesce a parlare solo in casa, non a scuola, non con gli altri. Vicenda che rinvia a un altro dei tanti problemi di quel mondo non sempre di fiaba che è l’infanzia : la comunicazione, o meglio la non-comunicazione. Il rifiuto del mondo, (del non-amore ?), dell’adulto, la paura.
Risultati immagini per perchè la risata di un bambino e tutto libro“Quando i bambini hanno paura” è invece il titolo del saggio di Jan-Uwe Rogge (Pratiche Ed. 256 pag, L.28.000), che guarda a questa esperienza come ad un necessario momento di crescita. E suggerisce ai genitori atteggiamenti alternativi all’inutile e così frequente rassicurazione di non averne, prima di prenderli tra le braccia. Di quando invece ridono si occupa il divertente volume di Jack Moore “Perché la risata di un bambino è tutto” (Salani Ed., 112 pagg., L.8.000). Illustrato con novantasette cuccioli di uomo felici e più o meno sdentati, non solo suggerisce altrettanti modi per farli ridere, ma spiega anche perché, persino il più musone degli adulti, alle prese con gli under-1 vuole regolarmente strappare loro una risatina.
Piacerà insomma anche alle mamme, così come il sorridente “piccolo grande libro della nascita” dal titolo “Storia di un bambino e della mamma che gl’insegnò a volare” (Salani Ed., 80 pag, L.24.000). Evidente ripresa del successo di Sepulveda, attraverso le stesse poetiche illustrazione della gabbianella Fortunata e del gatto Zorba, è una sorta di diario-guida al quale affidare i primi passi, i primi dentini, le prime parole, i primi giochi.
Quasi un’anticipazione, allora, di quest’altro titolo di questa letteratura per crescere. Di Beatrice Parisi e Sergio Valzania, semplicemente “Giocando” (Rai-Eri, 126 pagg. L.16.000). Ispirato alla omonima trasmissione di Radiodue, è una sorta di abbecedario con curiosità ma soprattutto suggerimenti per inventare, conoscere, divertirsi con il gioco. Per bimbi di ogni età, naturalmente.
Educare un figlio, per fortuna, significa passare insieme a lui anche da qui.

                                         Rita Guidi