venerdì 22 marzo 2019

RICORDI DI FONDERIA (W.MANDELLI) di Rita Guidi


Di buona famiglia, si diceva un tempo. 
Ma non, nel nostro caso, per l’essere un qualsivoglia rampollo. Anzi. Con quel “buona”, intendiamo questa volta la radice forte che insegna il sacrificio e la pazienza, la fatica e il sogno, sempre e comunque tutto da guadagnare.
Walter Mandelli è cresciuto così, come racconta oggi lui stesso, in questo “Ricordi di fonderia” fresco di stampa per la collana “Gli Specchi” di Marsilio (182 pagg., L.26.000) ; da una famiglia buona di slanci e forte di avventure, tanto da passare nel giro breve di una generazione, dalla condizione operaia a quella di imprenditore. E la singolarità del libro ci sembra proprio qui, nell’oscillare costante e sempre ad un passo dalla contraddizione, tra queste due diverse frontiere. Universi sociali distanti, per ideali e obiettivi, che pure trovano qui, fin dove i tempi lo hanno reso possibile, una paradossale conciliazione.
Fin dove i tempi lo hanno reso possibile significa che il libro non si ferma ai personali ricordi di Walter, ma indaga più indietro, in quelli del padre Giovanni, tra le pieghe di quel primo Novecento che si legge quindi  attraverso questa così particolare cronaca. O diario, se preferite, perché l’autore pubblica esattamente qui, accanto ai propri, i ricordi paterni come li aveva letti e riletti nelle pagine di qualche vecchio quaderno.
La vita di mio padre sembra un romanzo - scrive Mandelli Jr. - E infatti prima di morire volle scriverla. Io la conoscevo già ma quando l’ho letta non ho potuto fare altro che rileggerla e rileggerla ancora. Perché è fantastica, ed è la storia delle Fonderie Mandelli prima di me.”
Non ci sorprenda l’entusiasmo. Walter è forgiato (è il caso di dirlo) da quegli umori familiari di cui si diceva. Da un papà e una mamma che graffiano la vita nella Torino operaia, all’alba del secolo e dell’industria ; si conoscono sulle barricate delle sommosse del 1917 ; e lei la chiamavano la Vergine Rossa...
La Giovannina era là - scrive Mandelli - E c’era pure un tizio, non un signore, un tipo con l’aria da operaio, sempre vestito di scuro, con addosso l’unica giacca del suo guardaroba, una giacca sdrucita ma pulita con il colletto della camicia lindo, con quei colletti duri che si portavano una volta, con i baffi e la testa già pelata...”
E cioè Giovanni. “Rosso” anche lui, oltre che abilissimo fonditore, tanto da essere presto pronto e deciso a mettersi in proprio...
 La radice.  Per comune denominatore la sfida, la “dinastia” Mandelli origina infatti dalla sua testardaggine ; da quando fin da piccolo, forte dei suoi dodici anni e della sua borsa di fustagno giallo, diviso tra scuola e lavoro, impose al padre con una sorta di sciopero bianco, di portarlo a lavorare con lui, in fonderia. Molto molto tempo prima che diventasse propria...
Tra quella borsa di fustagno giallo e gli inverni a San Remo c’è un’epopea”, sottolinea infatti Walter.
Una storia di sfide, quindi ; con quel gusto del traguardo che l’autore eredita pari pari, così come l’amore per le fonderie... “La gara, che sia di sci o di golf - scrive infatti  - di calcio o di azienda, mi esalta sempre. Mi piace partecipare e, se riesco, vincere. Tra parentesi anche adesso mi sento un po’ in gara. Anche raccontare le mie vicende è una specie di sfida.”
Anche se è un’altra storia. Là l’Italia antica di abiti rivoltati e biciclette, di operai. Qua, come se la soglia di un qualche decennio fosse infinitamente più ampia, quell’altro ieri che è già oggi. Con i nomi dell’attualità e della politica ; o anche del calcio. Perché Mandelli è stato, oltre che imprenditore, dirigente dell’AMMA, della Federmeccanica, della Confindustria ; ma anche della Juve...
E per questo ci porta, con più di una pagina, dietro le quinte di un mondo sportivo non solo fortemente contemporaneo, ma anche, nel bene e nel male, pienamente parte del nostro modo di essere società. E di essere Italia. Nel raccontarsi, Mandelli attraversa luoghi che si chiamano Torino e Roma, chiacchiera di Spadolini o di Agnelli, Lama o De Benedetti... Parla di un orizzonte cresciuto sotto i suoi occhi, che ha ormai colori diversi da quelli che conosceva e si aspettava.
 E parla di equilibri ormai impossibili. Di scelte tra le sue grandi passioni, industria e politica.
Probabilmente - spiega - io non sono mai stato tagliato veramente per la politica. In  politica si deve vincere , è un obbligo, è una strada che va seguita fino in fondo senza incertezze. A me invece attirano molto le grandi schermaglie ideali, le lotte difficili,  quasi impossibili. A me insomma piacciono pazzamente le famose cause perse...- Alla fine - prosegue più oltre - ho scelto di non impegnarmi con nessuno. Ho scelto di essere industriale e basta.”
Fine delle lotte, di un rosso sbiadito ai suoi occhi già alla fine degli anni Cinquanta ; fine di un equilibrio e di un’eco familiare ; fine dei ricordi. Non delle sfide, certo ; e la storia più recente che affiora in queste pagine è comunque utile specchio del nostro presente. Però è altra superficie. Anche se, magari, più liscia. “Quando le cose vanno bene, non succede mai nulla di veramente interessante - sottolinea appunto Mandelli”
Forse, allora, non è un caso che il volume si chiuda sulle pagine trascritte di Giovanni. O meglio sulle più antiche e bonariamente familiari parole che concludono con una dedica quel racconto : “Alla mia Giovanna, le auguro che si alzi ancora per molti anni borbottando ma d’accordo col suo Giovanni.”

                                    Rita Guidi