sabato 27 aprile 2019

IL CYBERPUNK 2 INTERVISTA A MARK DERY di Rita Guidi


Il cyberpunk è morto ? Viva il cyberpunk. 
Sulla dimensione già consumistica di questo fenomeno, da grido ribelle di pochi, Mark Dery, uno dei più conosciuti critici americani in proposito, non ha dubbi...
L’epitaffio del cyberpunk è stato scritto dai tentativi penosamente zoppicanti di sfruttare commercialmente questa tendenza - afferma infatti Dery - ad esempio in termini musicali (il Cd di Billy Idol “Cyberpunk”) o cinematografici (il film “Johnny Mnemonic”). L’abilità diabolica della cultura del consumo americano, è proprio questa : sa impacchettare i nostri gesti di ribellione e rivenderceli in versione ‘off-the-rack’, da scaffale. E’ solo questione di tempo.”
Nessun dubbio, comunque, che questo sia il tempo del cyberpunk. Dery esce per questo in Italia, con il volume “Velocità di fuga - Cyberculture a fine millenio” (collana Interzone di Feltrinelli) ; titolo nel quale quel cyber-plurale è d’obbligo, dal momento che l’autore, già esperto di tecnologie e controculture, nonché saggista e collaboratore della celeberrima e ormai storica rivista in Rete e sulla Rete “Wired”, attraversa in un discorso multimediale la realtà e la fantasia creata dalla rivoluzione informatica.
E allora, - gli chiediamo, proprio attraverso la Rete - che cosa è oggi il cyberpunk ?
“Lo zeitgeist, lo spirito del tempo. Fedele alla sua natura postmoderna, è frutto del montaggio ipercinetico di MTV, dei ritmi musicali all’anfetamina, dei rifiuti della cultura di consumo del punk-rock, del sovraccarico di informazioni previsto da McLuhan ecc.ecc.”
In termini più strettamente letterari ?
Prende a prestito i cow-boy della consolle dei video-game, le anonimie esistenziali, ma anche l’atmosfera fiction dei gialli hardboiled alla Raymond Chandler, del neo-noir, del pulp...Un cut-off di generi.”
Un taglio ( !) già alla Wiliam Borroughs..
Che non a caso è uno dei precursori
Gli altri nomi o gli altri titoli maggiormente significativi ?

Bruce Sterling ha scritto nel memorabile elenco “L’Ayatollah del cyberpunk”, che cosa secondo lui dovrebbe contenere un’adeguata biblioteca del cyberpunk. - spiega Dery - Basta mandargli una mail per conoscerlo. Andy Howks, poi, ha scritto un’ampia F.A.Q., disponibile sulla mailing list Futureculture. A rischio di sembrare immodesto, poi, consiglio una visita al sito Escape velocity (“Velocità di fuga”, appunto, n.d.r.) http://www.levity.com.   Qualcuno insisterà ad abbonarsi alla rivista “Science Fiction Eye” ; mentre per quello che riguarda quei residuati di Gutemberg, noti come libri, i titoli canonici sono “Mirrorshades” di Sterling, o “Neuromante” di Gibson. Oltre naturalmente - sorride Dery- ai miei.”
Internet e letteratura, presente e futuro, fantasia, realtà e realtà virtuale : tutto sembra sconfinare e confondersi...
L’America, che ci ha dato il cyberpunk, ma anche i pc o Internet, è la fonte di una sorta di tecno-escatologia. - spiega Dery, nel suo inglese un poco criptico e denso di citazioni - Questi racconti diventano allora le storie della buonanotte dei futuri cyborg ; alimentano il mito della liberazione da limiti di ogni tipo, fisici e metafisici. L’estasi cybertecnologica - prosegue - è una seduzione fatale che ci distrae dalla devastazione della natura, dalla disgregazione del tessuto sociale, dall’abisso sempre più incolmabile tra un’elite tecnocratica e una massa di non abbienti. Quella che Leo Marx aveva definito la retorica del sublime tecnologico, ci conduce verso il terzo Millenio, illudendoci di immortalità e dell’obsolescenza del corpo. Dovremo allora sempre ricordare che almeno per il futuro prossimo noi siamo qui per stare in questi corpi, su questo pianeta. - conclude Dery - e la speranza sbagliata che noi rinasceremo di nuovo come angeli bionici, è una lettura assolutamente fuorviante del mito di Icaro. Attacca il nostro futuro ad ali di cera e di piume.”

                                    Rita Guidi