martedì 23 aprile 2019

ARCHEOLOGIA VIVA di Rita Guidi


Forse potremmo etichettarli come esploratori,  e slegarli da questioni di età o di studio. Sono gli innamorati dei bronzi di Riace, i viaggiatori dei luoghi e delle radici, quelli che hanno bisogno anche del tempo per conoscere lo spazio. Gli archeologi oggi, insomma. O gli archeomani, per allargare il raggio, con questo termine un po’ meno tecnico, anche ai soli appassionati oltre che agli autentici specialisti.
Un raggio sempre più ampio, tra l’altro, anche per “colpa” di una diversa immagine, che l’archeologia si è  appunto andata costruendo, attraverso mostre, film, riviste.
Come ad esempio “Archeologia viva”, più che una novità una tradizione, nel panorama divulgativo archeologico, dal momento che compie proprio in questi giorni quindici anni esatti esatti.
E’ stata la prima rivista specializzata che ha sottratto questa disciplina alla sua ‘torre d’avorio’ - spiega il direttore (e fondatore, con Sergio Giunti) del bimestrale, Piero Pruneti - facendone un tema di largo interesse nel tessuto sociale e culturale del Paese.”
Un interesse che misura trentacinquemila copie, per ventiduemila abbonamenti.  Pagine illustrate da leggere bene : notizie  e articoli sono infatti accessibili e chiari senza nulla sottrarre ad una accurata attendibilità scientifica. Archeologia viva, appunto.
Mostre, studi, scavi, diventano così un chiaro invito al viaggio : nel tempo e nello spazio.  Questi esploratori preferiscono così.
                                                                               Rita Guidi