giovedì 4 aprile 2019

BAS NAROK - L'AFRICA DI VITTORIO BOTTEGO di Rita Guidi


E’ solo un po’ meno nera la sua Africa. 
L’aria solcata dai Jet non ha certo, oggi, nessun confine tra i continenti. Ma è ugualmente infida e rovente.
Quel lembo d’inferno che accolse Vittorio Bottego nell’ultimo respiro d’Ottocento, non è diverso, ne’ lo sarà, da ciò che era nel Neolitico o diverrà nel Duemila.
E’ davvero, ancora, uno dei territori più difficili e pericolosi del nostro pianeta, quello verso il quale Bottego diresse le proprie esplorazioni - spiega Roberto Franchi  - Il clima, la natura, gli stessi uomini, rendono davvero la vita qui sempre e soprattutto avventura.”
Come lo è stata anche per lui e la sua troupe. Perché è proprio un ciak in quei luoghi, e insieme una esplorazione “proibita” in 8 mm, una pellicola impressionata dalla storia, quella di Roberto Franchi.
E’ lui l’ideatore e regista del video dal titolo “Cercando la grande acqua - L’Africa di Vittorio Bottego”, che verrà presentato alle 16.30 di martedì prossimo 21 ottobre , a Palazzo Sanvitale.  Occasione che appartiene all’articolato programma di incontri, convegni, manifestazioni, destinate a ricordare, a cento anni dalla scomparsa, la tempra dell’esploratore concittadino.
Il video, quindi, nasce sì da tutto questo, ma è nutrito anche da una prospettiva culturale più ampia...
Mi occupo da sempre di cinema, anche per tradizione familiare - spiega infatti Franchi - Però mi piacerebbe definirmi (con tutta la modestia del caso) un viaggiatore.”
E un viaggiatore d’Africa, aggiungiamo noi : figlio di quell’ Aldo Franchi protagonista della cinematografia documentaristica sull’Italia degli anni ‘50-’60 (e Leone d’Oro a Venezia), Roberto racconta di come la sua attività legata alla comunicazione d’immagini (soprattutto video industriali) si sia comunque ritagliata uno spazio più squisitamente culturale...
Se vogliamo catalogarla, è nel settore delle scienze umane, direi - precisa - Etnie, tradizioni, spiritualità dell’Africa, sono già state, per questo, oggetto delle mie riprese. Ho già in mente un prossimo progetto che riguarderà il Benin...Mi attrae, insomma la possibilità di ‘far apparire il lontano’ come ha detto qualcuno.”
E dunque più che mai l’Africa...
E dunque più che mai Bottego, - rincara Franchi -  figura decisamente rappresentativa, perché incarna un prototipo di esploratore, e insieme il personaggio più significativo per quel che riguarda le conoscenze ‘geografiche’ dell’epoca. E ancora, perché interpreta perfettamente il passaggio da esploratore a colonizzatore. Insomma, non si può non ‘inciampare’ in lui...
Tappa essenziale, quindi, questo parmigiano deciso quanto il suo sguardo, per introdursi (e bando alle polemiche) nel clima di queste pagine di storia che si fondono con l’imprudenza e la sfida, più o meno interessata più o meno calcolata...
Non dimentichiamo che tra gli ‘amateur’, come ci piace definire gli allora viaggiatori, Bottego era un privilegiato - chiarisce Franchi - Salvo la prima davvero eccezionale esperienza, che lo portò ad attraversare il deserto della Dancalia in una sfida all’insegna del coraggio, poi, nei territori del Giuba e dell’Omo, aveva al seguito una quantità di uomini e di mezzi. Insomma era preparato (un autodidatta che sapeva maneggiare strumenti sofisticati) e organizzatissimo per affrontare al meglio (relativamente all’epoca) le insidie di questi luoghi.”
I luoghi : e cioè quelli del video...
Sì. Siamo tornati negli stessi territori. - ricorda Franchi  - Quella regione dell’Omo che oggi, bando ai romanticismi, è anche meta di un certo turismo, con gli indigeni che si fanno fotografare a pagamento e così via !”
Meno pericolosa, quindi ?
No. E’ un tormento di caldo e siccità. Senza contare le insidie delle faide locali : noi non siamo riusciti a raggiungere il lago Turcana per il rischio che comportano queste lotte inter-tribali. E poi per il bracconaggio pesantissimo circolano troppe armi da fuoco, con conseguente degrado ambientale. Non abbiamo visto neanche un elefante.”
E il video documenta anche questo, in un aperto confronto tra passato e attualità...
Abbiamo voluto offrire al pubblico una finestra contemporanea sull’Africa percorsa da Bottego. E senza tralasciare l’aspetto antropologico - aggiunge Franchi - Non mancano infatti aspetti anche strutturali relativi a queste popolazioni : i loro ordinamenti sociali, il rapporto con il territorio o con gli avi, la spiritualità...”
Atmosfere non troppo diverse, certo, da quelle incontrate da Bottego. Come non diverso è il termine che in quella loro lingua definisce l’acqua : “Bas Narok”. Una parola sola, ma che ai loro occhi comprende tutto, lago o fiume, mare o oceano. Una parola che titola significativamente anche questo video.
L’Africa d’Ottocento era solo una linea costiera - spiega Franchi - L’interno era conosciuto un po’ di più solo dagli schiavisti. Sono proprio gli esploratori che cominciano a capire che per penetrare nel continente e raggiungerne le ricchezze, ci si doveva servire dei fiumi. Delle vie d’acqua.”
Per questo è una parola che sembra ossessione europea agli occhi degli indigeni. E si racconta di un ascaro che chiese a Bottego perché cercasse sempre l’acqua. Forse non ce n’era a casa sua ?
Piccolo fratello, in effetti, la Parma.
Qualche cenno anche alla nostra città, nelle riprese ?
A Parma abbiamo filmato qualcosa nella stanza di Bottego, ancor oggi intatta, nella villa di San Lazzaro. Della casa natale nulla ; ma del resto non vi rimane che una lapide.”
Ma non è del fatto che venga “spolverata” o meno che si preoccupa Franchi...
Bottego è davvero la punta di un iceberg su un universo storico e umano troppo dimenticato. La conoscenza non è mai una nemica. Sarebbe bello che, anche sull’onda di queste manifestazioni, Parma potesse rappresentare lo stimolo giusto per riprendere questi studi.”

                                    Rita Guidi