martedì 26 marzo 2019

LA NERA BELLEZZA DI FUSSLI di Rita Guidi


Nero o non nero ? Se il colore è indubitabile, la tonalità no : e la superficie della tela è fumosa, torbida, densa... Vietato toccare, certo. Questioni di sicurezza : pericolo di sogno.  Perché Fussli è un gorgo di sensazioni cupe, ancora più inquietanti sul rosa pacato di queste pareti.
Fondazione Magnani Rocca, è di scena lui, celebre ma non celeberrimo artista visionario...
A rischio di cadere nella banalità, è certamente questa la definizione più appropriata per Fussli - afferma Simona Tosini Pizzetti, curatrice della Mostra (con Fred Licht e David Weinglass) nonché Direttrice della Fondazione - Un visionario. Che però attinge con precisione maniacale a quei soggetti letterari, che del resto così bene conosceva ed amava...”
Ad esempio Shakespeare...
“Ad esempio Shakespeare, che è proprio il filo conduttore che abbiamo preferito scegliere nella vastissima produzione di questo grande artista.”
Perché ?
In parte perché questa è una direzione ben precisa della nostra duplice filosofia :  - spiega la Pizzetti - ospitare gli stimoli di grandi collezioni private per un libero confronto ; oppure (e questo è il caso), insistere sulle suggestioni di quanto la Fondazione possiede. Avevamo “Gertrude, Amleto e il fantasma del padre di Amleto” (un’opera di Fussli del 1793), e il resto adesso è qui...”
E sono ottantadue opere (più un terzetto di artisti suoi contemporanei sullo stesso tema) che arrivano da lontano : Londra o Kansas City, Liverpool o Chicago, ma soprattutto Zurigo...
Sì. Dal Kunsthaus, che possiede la raccolta più importante dell’artista, abbiamo ricevuto più di venti pezzi. - ricorda la Pizzetti - E non è stato facile. L’idea di questa mostra, del resto, è nata circa tre anni fa : dunque da un lungo periodo, più o meno ininterrotto di organizzazione e contatti, e che finalmente, grazie anche all’interessamento di Callisto Tanzi ( la Parmalat ha sostenuto l’evento n.d.r.) conosce una realizzazione.”
Tele, incisioni, e anche libri. Sono curiosamente parmigiani, invece, (arrivano dalla Palatina) i volumoni inglesi che gli editori d’Ottocento amavano illustrare con grandiosità e prestigio. Di autori come Shakespeare, naturalmente. E naturalmente anche con Fussli ad illustrarlo. Lui, che cresciuto al rigore certo dell’età dei lumi, ne avvertiva già il limite e il buio. Quel nero ancora lontano dal tranquillo candore neoclassico di tanta arte a lui contemporanea, e invece già presente nell’inchiostro delle più sensibili penne letterarie. Già ad un passo dal primo Romanticismo. E soprattutto queste, amava. Perché ne avvertiva lo sconfinare fino all’essenza incerta di ogni essere uomo.
In disparte mi volgo - scriveva il suo coetaneo Novalis, nei suoi celebri Inni -  verso la sacra, ineffabile, misteriosa notte...”
Gigante della notte, Fussli si volta, in cammino ben oltre la regola e la ragione, che pure usa, fosse pure come strumento imperfetto.
Il momento centrale, il momento d’attesa, la crisi, - afferma nei suoi aforismi, oppurtunamente trascritti su queste pareti  -  ecco il momento che conta, pieno di passato e denso di avvenire...”
E’ quello l’istante che cerca, come fosse teatro. Un sogno di luce sul misterioso buio che avvolge il palcoscenico dell’esistenza umana. Un sogno di luce sulle figure che affiorano gotiche dall’esatta interpretazione visionaria di queste pagine di Shakespeare...
La sua genialità è in questo saper esprimere la propria visione interiore di una pagina letteraria, pur rendendola riconoscibile - aggiunge la Pizzetti -  e di farlo con questo suo classicismo trasfigurato, già preromantico, già...moderno.”
Moderno. Che sia tempo di Fussli ? Stoccarda inaugurerà a fine settembre una grande mostra sul suo rapporto, questa volta, con Milton, e anche Parigi si appresta a celebrarlo...
Inquietudini attuali : l’inconscio e il gotico, la razionalità tradita (e traditrice), la sintesi e l’espressività intensa, caricata.
 Il nero. Difettoso. La sua mano impaziente non preparava la tela, non rispettava la tecnica. In un’inquietudine consapevole : “Io continuo a sperimentare, studiando e cambiando il mio lavoro, e non sono mai soddisfatto - confidava - Io conosco i miei difetti meglio di chiunque altro, ma non posso correggerli. Magari potessi farlo.” Eppure il suo dubbio è il nostro dubbio ; il suo tormento è il nostro. Da chiedersi se può essere mai una regola ad indicare come  dipingere meglio quella sua oscurità.

                               Rita Guidi