martedì 21 maggio 2019

CON I LIBRI (M.BETTINI) di Rita Guidi


Risultati immagini per maurizio bettiniChe cosa ci fai, tu, con quello che leggi ?
Morde la mela della tranquillità, la domanda di Maurizio Bettini. Paradossale ossessione dell’indovinata raccolta di racconti che ora pubblica sotto il titolo, ovvio e intrigante anche lui, “Con i libri” (I coralli di Einaudi) ; un esordio  narrativo, dopo altra produzione  saggistica (Bettini è docente di Filologia classica all’Università di Siena e collaboratore di Repubblica).
Cosa ci si deve fare, quindi, con i libri ? No, perché il problema è una cosa seria. Serissima, proprio, quanto quell’antico peccato da cui origina e che la precede : e cioè la lettura. Splendida, pericolosa, infida, irrinunciabile, è una vera trappola. Quella che ci fa cadere l’occhio sul più classico “scemo chi legge”... ma anche molto di più. Perché ?
Primo esempio, prima storia : una mela rotola sotto gli occhi di Cidippe, giovinetta pellegrina al tempio di Artemide, la dea dell’amore. Mela fatale e fatata, perché incisa porta una scritta : “Giuro, per Artemide, di non sposare altri se non Aconzio”.  La parola è letta, la trappola scatta, il giuramento compiuto.
 E’ un po’ come succede per la pubblicità, rincara Bettini, e l’unico modo per sottrarsi a questo che è il seme di tutte le scritture astute, sarebbe non leggere.
Ma questo è possibile ?  Per (s)fortuna no. L’occhio cade involontario, obbediente, inesorabile, e diabolicamente ci lega a quelle righe.
Diabolicamente forse no. In qualche pagina che ancor più di altre diverte d’ironia, Bettini inventa un incontro in metrò con belzebù. Povero diavolo analfabeta : ancestralmente abituato a quella tradizione orale che intrappolava (pure lei) angeli caduti e non.
Tra i tanti piaceri, quello della lettura quindi non può essere suo. Piacere lontano o comunque irraggiungibile per tanti. Per Alma e Aadan, ad esempio, protagoniste di un altro paio di racconti e per le quali i libri sono solo un ricordo e un sospetto : una infatti non ha più occhi per leggere e l’altra non ha mai imparato.
Desiderio interrotto, seppure momentaneamente, anche per l’autore : “Per tutto il tempo in cui ho continuato a scrivere queste storie - spiega infatti in premessa - non mi è stato possibile leggere, o sfogliare, se non pochi libri (...) Non ero in grado di alzarmi e di andarmeli a prendere. Quante volte ho pensato a tutti coloro per cui i libri sono sempre e irrimediabilmente fuori mano...”
Che ci fai, tu, con quello che leggi ? Le risposte cominciano allora qui. E la biblioteca diventa quella di Esculapio, della quale “non solo i libri di medicina ma anche tutti gli altri fanno parte”. Ambrosia delicata e suadente. Sollievo senza vecchiaia né tempo, se non ci abbandoniamo all’errore di “dimenticare” fiori, anziché un appropriato segnalibro, tra quelle pagine. Occasione d’amori, sognati, scambiati o vissuti. E invito allo specchio di una stessa felicità : e cioè la scrittura.
L’ultimo racconto, per questo, ricuce le distanze, se mai ne esistono, tra l’inchiostro e lo sguardo. E’ dedicato ad Ovidio, alla sua vita scritta, alla sua voce scritta.
Che hai ragazzo ? - scrive Bettini - Gli dicevano i vecchi quando lo vedevano arrossire al passaggio di una fanciulla. Sei innamorato ? Subito il precettore lo prendeva per mano e lo trascinava a casa. Ecco le tavolette, ecco lo stilo, gli diceva, scrivi se vuoi capire cosa provi. Scava la tua via dentro i tuoi sentimenti scrivendoli in tante parole rapide e ordinate. Devi scriverti Ovidio. Altrimenti come potrai pretendere non solo di amare ma addirittura di esistere ?”
Con i libri è anche vita, allora. Fino alle soglie di un oggi in cui la luce delle  parole è sempre più spesso spenta dagli schermi effimeri dei computer.
Forse. O forse, invece, come ci sussurra l’autore in queste ultime righe, con quello che leggiamo entriamo a far parte di una incessante, irrinunciabile, inesauribile, eterna magia.

                                    Rita Guidi