lunedì 11 febbraio 2019

LOS(T) ANGELES (A. PORTA) di Rita Guidi


Non è una questione di buono (o cattivo) gusto: celeberrimi testi letterari non brillano certo per questioni di eleganza.
A cercare spiegazioni di un’insoddisfatta lettura affiorano piuttosto i perché di disarmonie e forzature.
“Los(t) Angeles” di Antonio Porta (collana ‘Percorsi - narratori e poeti’ di Vallecchi Editore), si dichiara, è vero, idea frammentata, romanzo incompiuto. Ma dopo le pagine è comunque difficile immaginarne un più scorrevole respiro, un più omogeneo narrare.
Raccolta di inediti curata da Rosemary Liedl, dopo la prematura scomparsa dell’autore, è lei stessa a descriverne nell’introduzione il libero, precisissimo caos : “Antonio Porta - scrive - ha quasi sempre usato come metodo di lavoro quello di segnare la data prima di scrivere gli appunti. E’ quindi possibile stabilire con certezza quando è stato scritto ‘Los(t) Angeles’ che qui si pubblica.”
La chiamava con una bella definizione ‘scrittura luminosa’, quella sua al computer. E prima di ogni inizio una parentesi precisa (appunto) il giorno e l’ora in cui è stato creato e modificato il frammento. Che comunica senz’altro con densità, a volte. Più che apprezzabile, ad esempio, l’insistenza con cui Porta ripropone i motivi del doppio : essere e apparire fino all’estremo, e cioè essere ed essere solo immagine. Caleidoscopio di sogno e identità. Il frammento migliore ci è sembrato per questo ‘Cancellare Firenze’, per il paradossale annullamento del protagonista nell’assoluto occhio televisivo ; mentre il fuori, il reale, il luogo (Firenze) è cancellato (inutile)(inesistente ?).
Non a caso è a questo doppio che guarda la prefazione di Giuseppe Pontiggia : “Il tema centrale dell’ultimo Porta narrativo - scrive - è quello delle barriere che cadono tra sogno e veglia, tra corpo e paesaggio, tra identità e controfigura, tra ricordo e invenzione, tra storia verticale e storia orizzontale.”
Forse perché l’autore avvertiva come morte l’invalicabilità di una frontiera : “Mi raccontano di un poeta californiano che si è suicidato su questa frontiera proprio perché l’ha percepita come invalicabile - scrisse in una delle tante riviste cui Porta, poeta e scrittore di vasti interessi culturali, prese parte - Per lui Los Angeles era diventata con l’aggiunta di una sola t il luogo dei Lost Angeles, degli angeli caduti.”
Il problema è proprio quella t ; quelle barriere che non è così semplice far cadere : “I sogni sono l’ossatura, la via da percorrere per raggiungere la voce narrante - ricorda ancora Rosemary Liedl nell’introduzione - Raccontano il futuro interrotto del narratore perché la morte gli ha tolto la scrittura.”
Eppure c’è già troppa mente, troppo doppio (creato-modificato) in questa tensione di realtà che vogliono confondersi con il sogno.

                               Rita Guidi