lunedì 18 febbraio 2019

QUANDO IL NOBEL E' POP - INTERVISTA A ROBERTO VECCHIONI di Rita Guidi


La canzone bussa alle porte del paradiso. 
C’era anche il nome di Bob Dylan tra i candidati al Nobel per la letteratura di quest’anno.
O meglio di Robert Zimmermann : quel soprannome d’arte che voleva essere il suo personale omaggio alla passione adolescente per Thomas, il grande autore inglese di primo Novecento.
Scelta obbligata allora (per chi ama ascoltare i fili rossi del destino) ; perché adesso tocca a lui l’essere chiamato poeta. Con un rintocco che è già eco per qualcuno, o all’opposto campanello (inammissibile) d’allarme per altri.
Io sono assolutamente d’accordo - afferma Roberto Vecchioni - Dylan è un caposaldo della cultura musicale e letteraria degli ultimi trent’anni.”
Sarà...Però sembra che ce ne stiamo accorgendo soltanto adesso. Come se, per un estremo paradosso, fosse stata la musica a togliere (anziché aggiungere...) valore di poesia alle canzoni. Ad impedire e sottrarre loro una dignità letteraria...
E’ il paradosso della critica, come dire ?, affettata, però ! Io certamente non lo avverto né lo condivido. Ed è un paradosso - continua Vecchioni - che rimanda ad un’altra questione : l’unicità e la diversità della canzone. Voglio dire che la poesia ha una propria grammatica, precisa di secoli ; e la musica lo stesso. La canzone ha preso dall’una e dall’altra ed ha creato qualcosa di nuovo che non è né l’una né l’altra. La canzone è canzone. Forma d’arte nuova (poesia ma più popolare, se vuole), da valutare come tale, nella sua forma complessiva, totale, finale.”
Parole e musica come gesto inscindibile : ma non quando si compone, immagino...
E invece sì. Arriva davvero tutto insieme. Non saprei distinguere tra le parole e le note un prima e un dopo. Almeno è così per me. Ma credo succeda ad ogni cantautore.”
Cantautore, allora, non poeta...
No. Non mi piacerebbe essere chiamato poeta - una pausa - Oltretutto quello più attuale mi sembra un circolo così chiuso...Sono altri i nomi che comunque arrivano al profondo. Nel ‘900 penso a Kavafis, Pessoa (che per me è il più grande), ma anche Rebora, Luzi...”
A proposito di nomi : un’operazione molto recente ha visto la poesia di Sanguineti trasformata in versione rap...
Un momento : Sanguineti non è un poeta. Costruisce possibilità di parole emozionali, ma non è un poeta. Lui, Zanzotto..., sono ‘poeti (tra virgolette) di testa’.”
E le sue canzoni come le giudica ?  Su che basi, in quanto sistema complesso, le valuta ? E quali preferisce ?
Una delle cose cui tengo di più è la non banalità. L’originalità è importantissima,  soprattutto della forma, perché i contenuti sono più o meno sempre gli stessi. E poi la semplicità. A distanza di tempo sono le più semplici quelle che preferisco : ‘L’ultimo spettacolo’, ‘Luci a S.Siro’...”
E sono (o saranno) anche questi ‘titoli’ e pagine di studio per i suoi studenti (Vecchioni oltre che cantautore è docente di italiano in un liceo classico milanese n.d.r.) ?
Chissà ? Sì. Me lo auguro. Mi auguro, anzi, che prima o poi possa esistere anche una Facoltà di questo genere...”
Una ‘Facoltà della Canzone’... ?
“Sì. Ma non solo libri : studiare e parlare, leggere. Sì. Ma far sentire sempre anche la musica.”
Certezza categorica ma condivisibile solo in parte dal Professor Paolo Briganti, docente di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea nella nostra Università, nonché autore (con William Spaggiari) di un’antologia - ‘Poeti & C.’, per la Zanichelli Ed. - dove quell’ “&C.” comprende, accanto ai canonici Petrarca e Leopardi ( ebbene sì) anche Dylan o i Beatles, Dalla e pure lui, Vecchioni...
Vecchioni è un ottimo cantautore, - ribatte infatti subito Briganti -  ma nel prendere certe posizioni mi fa pensare ad un professore di scuola ancora legato esclusivamente a distinzioni crociane. D’accordo : la canzone è un genere a sé. Però, come ci hanno insegnato  semiologi e strutturalisti (dopo Croce...), possiamo conoscere anche distinguendo. Che non significa dimenticare l’unità.”
Di conseguenza ?
“Di conseguenza, anche nella loro nudità i testi devono mantenere un valore.”
E’ questo allora il criterio per distinguere quelle che non-sono-solo-canzonette ?
E’ anche questo : quando una canzone non comunica qualcosa solo attraverso la musica ma anche con le parole. E quando queste parole ‘tengono’ anche da sole.”
E’ un sospetto che abbiamo avuto da sempre : ascoltare Battisti, Conte, Capossela, come Van Morrison o Dylan appunto, non ci è mai sembrato un gesto passivo e gratuito, una fruizione indifferente. Più spesso invece era scegliere un cd come un libro, aver voglia di riassaporare un pezzo come di rileggere una poesia. Ma nelle antologie da quando ? Per la cosiddetta critica ufficiale da quando ?
Veramente per qualcuno un inizio non c’è ancora stato ! - sorride Briganti - Nel senso che lo sguardo di sufficienza negli ambienti più bacchettoni non manca. Dieci, dodici anni fa, poi, quando cominciammo a pensare a questa antologia, l’idea era considerata a dir poco strana. Oggi al contrario è quasi una moda. Ed il primo segnale forte in questo senso direi che è arrivato col premio Montale a Paolo Conte di tre o quattro anni fa. Per la prima volta esisteva una sezione per la canzone d’autore.”
E torniamo sulla specificità del genere...
Ma guardi che su questo con Vecchioni concordo...”
Insomma la canzone diventa ‘poesia popolare contemporanea’ : possiamo definirla così ?
“Sì. Un nuovo genere letterario ; ma in continuità con gli altri. Quale ‘grimaldello’ migliore per avvicinare i ragazzi anche a quell’altra, più classica idea di poesia, infatti ?”
Anche su questo concorda con Vecchioni : magari per una nuova Facoltà ...
Magari...Chissà ? Potrebbe davvero esistere un corso sulla ‘poesia pop’. Ecco, chiamiamola così. Si immagina le facce, - sorride Briganti - se qualcuno oggi (anche se per il teatro o per il cinema è accaduto più o meno lo stesso) dicesse che all’Università insegna storia della canzone ?...”
La canzone  bussa alle porte del paradiso : knock, knock, knockin’ on heaven’s door... Dylan ripete ossessivo questo ritornello : forse troppo per una pagina di carta, abbastanza mai per la suggestione in musica. Per la poesia pop.

                                    Rita Guidi