lunedì 21 gennaio 2019

ADAM'S FAMILY (J.RAMSTER) di Rita Guidi


 Non perché la posizione è ridicola, 
come diceva Oscar Wilde, ma perché il sesso, o quantomeno quello che ci racconta John Ramster in questo suo “Adam’s Family” (La Tartaruga, 425 pagg., L.32.000) è davvero spassoso.
 Pazienza per il finale (qualcosa di meno complicato e forzoso poteva concludere alla grande la brillante semplicità della storia), il libro ci accompagna infatti senza cedimenti attraverso questa lunga, esilarante vicenda, tutta costruita attorno al protagonista.
  Adam. Che si legge Adam ma si scrive con le due b di baldanzoso bellimbusto. E che diventa il maschio pronto a mordere qualsiasi mela gli offra chicchessia.
 Come dire, per capire il taglio che Ramster vuol dare al discorso, che non è difficile fare molto sesso a diciannove anni, se si ha il fisico giusto quanto le occasioni. E Adam ce l’ha tutte e tre. Esattamente come tre sono le storie che riesce maldestramente a gestire, più o meno in contemporanea, e più o meno con successo.
 Eppure non è mai il caso di offendersi. Sepolto dall’ironia, atrofizzato dal più spinto humour inglese, lo “scandalo”, se c’è, è tutto fuorché volgare, e sempre meno pesante del fumo di quella Londra nella quale si svolge la storia.
 Metropoli che in un certo senso giustifica la gran voglia di vita del nostro giovane provinciale, e che quindi in fondo è un po’ anche lei la causa di tutto: artista pronto per iniziare i corsi all’Accademia, Adam è lì, presso una (a dir poco) sorprendente famiglia, che trova alloggio.
 Anche troppo giovane la madre, affascinanti i figli, Ben e Carmel, la situazione si complica praticamente fin da quando il nostro mette piede per la prima volta sulla porta d’ingresso. Anche se inizialmente, grazie alla più che schietta penna dell’autore, ci confida:
 “Dubitavo che avrei trascorso molto tempo al numero 52, sarei rientrato tardi a dormire, se poi ci sarei rientrato. Il piano per quanto riguardava la laurea era semplice: essere un tiratardi della… per i prossimi tre anni, nel corso dei quali avrei fatto vedere alla città i sorci verdi. Arrivavo dalla provincia ed ero eccitato all’idea di essere lì; il testosterone mi rimbombava nelle orecchie come le macchine di Formula Uno alla linea di partenza.”
 I motivi per correre, non c’è dubbio che li avrà. E nel caso, per mettere ordine, ad uso del confuso lettore, c’è anche una puntuale tabella, a pagina 220, che esclusi i week-end riassume i traguardi, pardon, l’andamento medio (leggi il dispendio energetico, i salti mortali, o come dice lui il monumento alla giovinezza) delle sue settimane.
 Che dire? Che forse avrebbe potuto abbassare il livello di adrenalina delle sue giornate (e nottate) se solo avesse preferito far segretamente condividere il suo piumone a due persone che non si trovassero proprio sul suo stesso pianerottolo.
  Ma che così ci avrebbe tolto il piacere (non comune, visti gli scivoloni nei quali la situazione avrebbe potuto scadere) di farci quattro folli, maliziose risate.

                                          Rita Guidi