Violentati dalla retorica paffuta e convincente degli spot,
iniziano già così a diventare oggetti. Giocattoli vivi, per qualcuno, da
lanciare nel “Paese degli orrori” per i pervertiti del cyberspazio. E invece
dei baci della mamma, conoscono un amore molesto, che diventa difficile
continuare a definire così.
I bambini lavano più bianco, è proprio il titolo che
Vittorino Andreoli, provocatoriamente, ha scelto per uno dei tanti e più che
interessanti capitoli del suo ultimo libro, “Dalla parte dei bambini”, che esce
ora per la Rizzoli.
“Credo che la nostra attenzione dovrebbe partire proprio da
lì - afferma il celebre psichiatra - Dal modo in cui una certa cultura
contemporanea guarda ai bambini. Oggettivizzati prima da mamma e papà che
(involontariamente certo) se ne servono come strumento di gratificazione
(sempre bellissimi anche se magari sono tutt’altro) ; e poi dalla
pubblicità, con i suoi ormai classici tondi e rosei culetti...Insomma questa retorica è già
violenza. Qualcosa che ha a che fare con una pre-pedofilia, se non con la
pedofilia vera e propria.”
Che pure, ogni giorno di più sembra essere la vera
emergenza...
“La vera emergenza è la violenza verso i bimbi in ogni sua
forma - reagisce deciso Andreoli - E purtroppo, la pedofilia è solo un aspetto.
Anche se è proprio questo fenomeno, con i suoi grandi titoli spettacolo, a far
parlare più di sé. Titoli così grandi che non lasciano spazio alle violenze
psicologiche, esercitate sulla personalità dei più piccoli, o a quelle sociali,
per cui non è possibile per loro (per mancanza) vivere un buon rapporto con il
padre o la madre. Anche per questo ho scritto il libro. Per tentare risposte a
una più vasta emergenza, di cui la pedofilia è solo la punta di un iceberg,
oltretutto destinato a crescere...”
Perché ?
“Per molti motivi. Perché quanto emerge ora è solo la
dimensione ridotta di un fenomeno da sempre diffuso. Perché strumenti
potenzialmente straordinari, come Internet, diventano mezzo privilegiato per
queste anonime aberrazioni. Perché la nostra società deve, appunto, rivedere
qualche suo meccanismo evidentemente inceppato. Basterebbe riflettere su un
paio di cose - prosegue Andreoli - Che il bimbo oggetto delle attenzioni del
pedofilo spesso lo segue volentieri, e che il 47% dei pedofili ha subìto, da
piccolo, una qualche violenza.”
Anche se poi, altrettanto spesso, si tratta di
professionisti, insospettabili...
“Di “brave persone”, sì - sorride sottolineando le virgolette
Andreoli - Persone profondamente malate, incapaci di gestire un rapporto
adulto, che sostengono di voler bene a quel bimbo cui fanno regali e col quale
pretendono di avere un rapporto affettivo e sessuale. Persone altrettanto
incapaci di comprendere che un bimbo non può fare liberamente la stessa scelta.
Ed è qui la violenza. Anche se, lo ripeto, è talvolta accettata dalle piccole
vittime.”
Com’è possibile ?
“E’ possibile perché qualche bimbo trova qui, in altra forma
certo, ciò che non trova a casa, a scuola e con gli altri. Qualche bimbo è poco
amato, poco seguito, frustrato nei suoi affetti più importanti.”
Invece dei baci della mamma. La risposta e il libro di Andreoli
partono allora da qui. Non formule magiche (“Non bisogna colpevolizzare
nessuno, ma non credo in soluzioni che sanno di delega, come i nonni fuori
dalle scuole o i telefoni azzurri”), o pretese impossibili per i cuccioli
d’uomo in questa giungla (“possiamo insegnare tecniche di autodifesa a
signorine per bene che escono la sera, ma non a bimbi di pochi anni”). Occorre
prevenzione certo, un controllo di esperti sulle reti telematiche.
Ma la vera terapia è l’educazione, una cultura che costruisca
non una società per i bimbi, ma una civiltà che li comprenda. Una cura in tempi
lunghi, certo (“Non sono ottimista, ma dobbiamo iniziare a capire quali sono i
veri bisogni dei bimbi. Per questo definirei questo libro un progetto.”) ;
ma di quelle utili per sentirsi dire : “Mi piace di più uscire con papà.
Preferisco i baci della mamma”.
Rita
Guidi
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