Sepulveda in “noir” è sempre Sepulveda.
L’autore cileno, un
po’ nomade e un po’ spagnolo, si diverte e diverte a cambiare registro ;
eclettico, però, quel tanto che basta da restare se stesso.
La sua penna, insomma, è inconfondibile : dai primi
grandi riconoscimenti, ai tempi e al successo (solo di ieri) del
racconto-fiaba, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a
volare”. Fino a questo “Diario di un killer sentimentale”, che esce oggi per i
tipi della Guanda.
Brevemente perfetto, il romanzo si legge d’un fiato. Settanta
pagine per sette giorni in “biblico” (infernale...) crescendo, da vivere
attraverso i pensieri, i ricordi, i gesti, la personalità del protagonista.
Killer sentimentale
appunto, innamorato e truce, buffo per forza in questa sua poco professionale
contraddizione. Un ritratto forte, che l’ironia latina spesa dall’autore a
piene mani, trasforma spesso in caricatura. Con cenni di “deja vu”
all’indimenticabile “Leon” (protagonista dell’omonimo film, non a caso
ricordato dall’autore in queste pagine), e alla più classica tradizione gialla,
addirittura verso quegli investigatori seriali che-non-sbagliano-mai della Christie
o di Conan Doyle.
Uguale e contrario, anche lui non-sbaglia-mai ; e anche
lui è “seriale”, nell’incassare ricompense, esentasse, con sei zeri sulla
destra, per l’essere killer, però.
Carriera tranquilla fino agli occhi francesi che incontra in
un bar, oltre una pila di libri. Da studentessa a donna sofisticata, ben più
che un batticuore, la ragazza dai capelli color castagne mature, finisce ben
presto nell’universo stabile della sua vita e dei suoi sogni.
Grave errore.
“Prima di portare a termine un incarico cerco di dormire
molto - racconta infatti il nostro - e il modo migliore per farlo è evitare i
sogni, quei territori in cui veniamo portati senza che ci sia chiesto se
vogliamo andarvi.”
Trascinato così in una dimensione molto umana e poco
assassina, non solo sogna, ma sogna di lei. Lei, che...”mi portò per mano in
una giornata d’autunno nei giardini del Luxembourg...scrisse frasi d’amore con
la lingua sullo specchio...mi lesse versi di Prevert, di Dylan Thomas, e di
altri tizi che mi lasciarono del tutto indifferente, mi sussurrò canzoni di
Brel e io giurai che capivo le parole...”
Romanticone di un killer ! Con l’equilibrio di anni
rotto dal tumulto del cuore, figuriamoci che gli accadrà se è addirittura proprio
il cuore a rompersi del tutto. Spezzato da quel sogno che ha tutta l’intenzione
di mollarlo.
Il pericolo è femmina, lo ha sempre saputo. Soprattutto se ha
un nome di quelli che non si possono acquistare sul catalogo delle bellezza a
nolo. Come ha sempre saputo che ci sono giorni in cui anche il migliore dei
killer dovrebbe starsene a letto e rifiutare anche quei famosi sei zeri sulla
destra, esentasse. Giorni in cui ti fai domande su quell’incarico dallo sguardo
che ispira, accidenti !, simpatia, e che dovresti invece semplicemente eliminare ;
giorni in cui ricordi con dolore il passato, tutti quei lavoretti
indimenticabilmente ben fatti.
Giorni che iniziano male, insomma. Come alla pagina uno del
capitolo uno, il primo giorno di questo libro.
Luis Sepulveda gliene concede sette, nei quali i binari tra
il proprio destino di uomo e quello di killer raggiungono una coincidenza.
Sette : per ritrovare o perdere (e se non facesse differenza ?) sè
stesso.
Rita
Guidi
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