Da
non confondere con la realtà, raccolgono tutta l’arbitrarietà di ciò che è
obiettivo ; sguardi propri sul mondo di tutti.
Un orizzonte realmente immaginario che porta il nome di Luigi
Ghirri e Mario Giacomelli, Antonio Migliori, Mimmo Jodice, Gabriele Basilico,
Daniel Schwartz, Fulvio Ventura, Mario Cresci, Giovanni Chiaramonte, Olivo
Barbieri, Vincenzo Castella, Guido Guidi, Francesco Radino, Paolo Rosselli,
Karl Dietrich Buehler, oltre naturalmente a quelli di Man Ray o Florence Henri,
Walker Evans o Dorothea Lange.
Protagonisti, tutti, di “Muri
di carta. Fotografia di paesaggio dopo le avanguardie”, rassegna che verrà
inaugurata oggi, alle 18, presso la Sala delle Scuderie in Pilotta, a pochi minuti
dalla monografica “Dalla Sicilia a
Malta” di Giovanni Battista Maria Falcone (16.30), allestita invece al
Padiglione Nervi.
Stesso giorno per due eventi, curati entrambi dal CSAC (in
collaborazione con “The Library of Congress” di Washington, Studio Marconi,
Martini & Ronchetti), e che trovano nell’archivio voluto da Arturo Carlo
Quintavalle, non soltanto la più opportuna collocazione...
“Lo CSAC è nato
praticamente da qui - spiega il direttore, Gloria Bianchino - La fotografia, che ora è solo una sezione
delle nostre raccolte, inizialmente era invece l’intero archivio. Primo passo
di un discorso nuovo.”
E di una prospettiva nuova : quella che nel grandangolo
introduce una riflessione sul mondo anziché essere un suo semplice riflesso.
Questo lo spartiacque, attorno a quei primi anni ’70, che
segnano più che una data una nuova consapevolezza. Tra i primi a viverla, Luigi Ghirri...
“Di Ghirri abbiamo
scelto le “premesse”, la ricerca anteriore a quella che lo avrebbe portato agli
ultimi risultati sul paesaggio - spiega Paolo Barbaro, storico della
fotografia - Una tappa essenziale la sua,
in un percorso che abbiamo idealmente diviso in più sezioni. Da quella
introduttiva e storica, dedicata a Man Ray e a Florence Henri, a quella di
Giacomelli e Migliori, quindi Ghirri, e così via...”
Filo rosso il paesaggio, i negativi non stampano lucide
cartoline o esatti documenti ; preferiscono invece sviluppare tempi più
che spazi, memorie più che geografie, idee più che luoghi. Un orizzonte di
emozione e sorpresa, sancito dalla 45^ edizione della Biennale di Venezia del
1993, nel cui Padiglione Italia, questa mostra “Muri di Carta” fu già
presentata (lo splendido catalogo Electa, pubblicato per l’occasione, è per
questo lo stesso)...
“Dopo le grandi
rassegne degli anni ’70, da noi dedicate a “New Photography USA” o alla FSA
- ricorda la Bianchino - quello di
Venezia è stato certamente uno dei capitoli più importanti di collocazione
della fotografia nella storia di quella rassegna. Ma proprio per il suo essere
punto di arrivo di un certo discorso, era opportuno e indispensabile riproporla
qui, a Parma. Tanto più quest’anno, in cui l’analisi della fotografia si
collega ad un rinnovato rapporto tra l’archivio e l’Istituto Universitario cui
si lega.”
Il riferimento è al Corso di Laurea in Conservazione dei Beni
Culturali, che prevede da subito l’attivazione di due nuovi insegnamenti :
Storia della Fotografia (tenuto appunto da Paolo Barbaro) e Storia e Tecnica
della Fotografia (tenuto da Rienzo Losi).
E uno sguardo alle due mostre sarà allora occasione di laboratorio vivo e
aperto su questa interpretazione dell’immagine e del mondo. Ma l’invito è
inevitabilmente più ampio...
“L’obiettivo è duplice
- precisa infatti Quintavalle - Raggiungere
il consueto pubblico nazionale e internazionale e approfondire il dialogo con
gli studenti del nostro Corso di Laurea come con quelli delle diverse Facoltà
della nostra e di altre Università. Favorire, insomma, quel rapporto tra strutture
museali e mondo accademico che sembra essere consueto nei Paesi di lingua
anglosassone e che sta crescendo anche da noi. Il CSAC - prosegue
Quintavalle - concentra oltre sei milioni
e mezzo di fotografie nelle sue collezioni, e non è possibile far utilizzare
questi materiali se non in sede espositiva. Ecco il perché di questi 750 pezzi
di alta e altissima qualità. Ecco il perché della mostra “Muri di carta”, ed
ecco il perché della rassegna monografica di un fotografo siciliano che
dimostra nei fatti come si può condurre una ricerca su un intero territorio.”
Una dimostrazione in bianco e nero ; paesaggi che non
trascurano il tempo dell’uomo che si raccoglie intero sulla sua nuca. E’ anche
questo la fotografia del poco più che trentenne (ma già in linea con questo
profilo) Giovanni Falcone : Sicilia o Malta, ma forse è lo stesso. Perché ogni
scatto fa luce sulla memoria ; tracce di un mito con capoluogo il
Mediterraneo. Sicilia o Malta : che importa ? Il risultato è l’emblema
esatto di nessuna latitudine. Riconoscibile e astratto. Muro di carta : “immagini che sono ambigue - scrive
Quintavalle guardando a Ghirri come a un portavoce, nel puntuale saggio
introduttivo - che si disfano non al sole
del vero ma al sole della ragione, che si fanno frammenti dentro la memoria”.
Rita
Guidi
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