“Fermat ? Mi hanno scritto dozzine di persone, pensando
di aver dimostrato il suo teorema ! Del resto il suo fascino probabilmente
è proprio lì : nel sembrare una sfida per tutti ma nell’esserlo in realtà
solo per chi, in questo ramo della
matematica, è davvero specializzato...”
E lui, ad esempio, non lo è. Roberto Vacca, ingegnere e
scrittore in perfetto equilibrio tra le due attività, non ha mai ceduto al
canto delle sirene di Fermat. Proprio perché il suo campo d’indagine è un
altro.
Nessuna “ossessione”, allora ?
“Non proprio. Una qualche nottata su un teorema, che poi ho
pubblicato, l’ho passata anch’io. Riguardava la distribuzione delle cifre nelle
potenze dei numeri...Ma ne ho almeno altri sette, che so essere veri senza
riuscire a dimostrarlo...”
Forse usa fogli dai margini troppo piccoli...
“No, no... - sorride Vacca - ma mi accontento del fatto che
siano delle semplici congetture, come si dice tecnicamente. In matematica
servono anche quelle.”
Studio ma anche fantasia, poesia, intuizione : la
matematica, l’abbiamo detto, è un universo “relativo”.
“Le relazioni matematiche rivelano davvero con estrema
esattezza quello che sta succedendo. - spiega Vacca - Io, ad esempio, mi occupo
di modelli matematici, ed è possibile immaginare e prevedere quale sarà lo
sviluppo di una città in tutte le sue componenti, dal numero delle auto a
quello delle diffusioni di epidemie. Ma questa estrema esattezza (delle
equazioni) deve fare i conti con i possibili cambiamenti dei fattori in gioco.
E quelli sono molto più difficili da prevedere...”
Insomma le equazioni sono sempre esatte, se chi le imposta
(variazioni comprese) lo fa in modo corretto e, aggiungeremmo, elegante ?
“Sì. Ma eleganza a parte. - il tono di Vacca non nasconde a
questo proposito un sincero scetticismo - E’ vero che spesso le formule
migliori sono anche le più eleganti ; però è anche vero che quest’idea ha fatto non pochi danni. Per
Gauss, ad esempio, le teorie dovevano essere belle come cattedrali, e come le
cattedrali da pubblicare senza che se ne vedano le fondamenta. Tant’è che ci ha
lasciato un preziosissimo quadernetto con risultati così “eleganti” che ci
volle un secolo per dimostrarli...”
Ma allora è un vizio. O forse un paradosso. Quello di chi ben
conosce Godel : le sue teorie insegnano come si possa dimostrare che uno
stesso teorema è vero o viceversa falso. Lo spiega lo stesso Roberto Vacca, in
conclusione di uno dei suoi libri dal titolo “Anche tu matematico”.
Righe certamente conosciute anche da suo padre...
“Era un matematico anche lui - ricorda Vacca - Non ha
pubblicato molto, ma in compenso ho ancora migliaia di pagine di suoi appunti,
teoremi e teorie. Regolarmente con accanto la nota : quod nemo vidit antea,
nessuno l’ha mai visto prima.”
Note a margine. (Perché rischiare ?) Spesso è più che
sufficiente che sia così.
Rita
Guidi
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