Ma anche il titolo di un libro. Su carta. Piccola antologia
di racconti (ed. Fernandel, L.14.000) che sottotitola “voci dal cyberspazio”.
Perché è un bel gioco di rimbalzo tra bit e gutemberg, questo,
pensato dai componenti dell’omonimo Circolo Letterario Telematico. La rete che
si fa foglio aperto alla scrittura (e alla lettura) di ogni penna d’autore ;
e poi lo scaffale, il consueto inchiostro rilegato, che seleziona pagine che
può essere bello sfogliare.
Corner virtuale alle dure leggi dell’editoria, insomma,
Fabula considera la telematica non un fine ma un mezzo : “Un nuovo medium
di cui sfruttare l’efficacia comunicativa e il potenziale interattivo - spiega infatti
Jacopo De Michelis, redattore del sito e curatore di quest’opera - per portare
avanti un progetto culturale che ha come finalità primaria la promozione e la
diffusione dell’amore per la scrittura e la lettura.”
Un piacere libero, come Internet consente, e che poi, dopo
tre anni di vita virtuale, tira le somme (anche per “estendere” il discorso a chi
in Internet non naviga) in queste storie di autori “noti o sconosciuti,
emergenti o esordienti”. Scrittura, letteratura, beninteso, non (solo o
necessariamente) cyberpunk ; anche se l’orizzonte virtuale, spesso,
affiora nelle parole di queste voci.
Risultato inevitabile.
Perché pur nell’ecletticità dei toni, nell’universo di stili, nella varietà
degli argomenti, il mosaico di racconti ricompone un’immagine forte della
nostra contemporaneità. Caleidoscopio presente. Pillole di disagio, sogno o
solitudine, dai colori tridimensionali e diversi ma dalla formula chimica
uguale.
Merita un cenno, allora, Silvio Castelletti, e quel treno che
porta “Le parole di uno sconosciuto” a confrontarsi con l’incedere troppo
stanco dei binari della propria quotidianità. Matteo Galiazzo (“Vito”) o
Roberto Ferrucci (“Alt.binaries.pictures.erotica”) che attualizzano (e, di
nuovo, virtualizzano) l’eterno tema del doppio. Chiara Beaupain (“Mercoledì”) e
Marco Drago (“Perdente nato”) con l’altro inesausto disagio, d’amore. Come freddamente
dolorosi e per questo più intensi e tesi, sono gli universi lontani (ma cos’è
poi lontano ?) del Sudamerica di Chiara Berlinzani Deharo (“Ricardo
Corazon de Leon”) e Patrizio Pacioni (“Squadra speciale”). O bruciante e
bruciato nel giro di poche righe, il cinismo nero di Massimo Canetta (“La
gatta”) o Roberto Moroni (“L’assafetida”).
Ma insomma tutti ( Massimo Sossella, Alberto Forni, Massimiliano
Griner, Raffaele Palumbo...) parlano liberi il proprio linguaggio. Scrivono se
stessi al proprio computer. Senza rete e con la rete, la scrittura diventa
allora, oggi, anche questo. Un po’ di memoria archiviata in disco fisso. Un
floppy da aggiungere ad altri, nel cassetto. Schermate in bottiglia, da
affidare all’oceano di un collegamento col mondo ; e infine pagine, a
volte, da restituire agli occhi consueti e diversi di una libreria.
Rita
Guidi
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