Sulla
dimensione già consumistica di questo fenomeno, da grido ribelle di pochi, Mark
Dery, uno dei più conosciuti critici americani in proposito, non ha dubbi...
“L’epitaffio del
cyberpunk è stato scritto dai tentativi penosamente zoppicanti di sfruttare
commercialmente questa tendenza - afferma infatti Dery - ad esempio in termini musicali (il Cd di
Billy Idol “Cyberpunk”) o cinematografici (il film “Johnny Mnemonic”). L’abilità
diabolica della cultura del consumo americano, è proprio questa : sa
impacchettare i nostri gesti di ribellione e rivenderceli in versione ‘off-the-rack’,
da scaffale. E’ solo questione di tempo.”
Nessun dubbio, comunque, che questo sia il tempo del
cyberpunk. Dery esce per questo in Italia, con il volume “Velocità di fuga -
Cyberculture a fine millenio” (collana Interzone di Feltrinelli) ; titolo
nel quale quel cyber-plurale è d’obbligo, dal momento che l’autore, già esperto
di tecnologie e controculture, nonché saggista e collaboratore della celeberrima
e ormai storica rivista in Rete e sulla Rete “Wired”, attraversa in un discorso
multimediale la realtà e la fantasia creata dalla rivoluzione informatica.
E allora, - gli chiediamo, proprio attraverso la Rete - che cosa
è oggi il cyberpunk ?
“Lo zeitgeist, lo
spirito del tempo. Fedele alla sua natura postmoderna, è frutto del montaggio
ipercinetico di MTV, dei ritmi musicali all’anfetamina, dei rifiuti della
cultura di consumo del punk-rock, del sovraccarico di informazioni previsto da
McLuhan ecc.ecc.”
In termini più strettamente letterari ?
“Prende a prestito i
cow-boy della consolle dei video-game, le anonimie esistenziali, ma anche l’atmosfera
fiction dei gialli hardboiled alla Raymond Chandler, del neo-noir, del pulp...Un
cut-off di generi.”
Un taglio ( !) già alla Wiliam Borroughs..
“Che non a caso è uno
dei precursori”
Gli altri nomi o gli altri titoli maggiormente significativi ?
“Bruce Sterling ha
scritto nel memorabile elenco “L’Ayatollah del cyberpunk”, che cosa secondo lui
dovrebbe contenere un’adeguata biblioteca del cyberpunk. - spiega Dery - Basta mandargli una mail per conoscerlo.
Andy Howks, poi, ha scritto un’ampia F.A.Q., disponibile sulla mailing list
Futureculture. A rischio di sembrare immodesto, poi, consiglio una visita al
sito Escape velocity (“Velocità di fuga”, appunto, n.d.r.) http://www.levity.com.
Qualcuno insisterà ad abbonarsi alla
rivista “Science Fiction Eye” ; mentre per quello che riguarda quei
residuati di Gutemberg, noti come libri, i titoli canonici sono “Mirrorshades”
di Sterling, o “Neuromante” di Gibson. Oltre naturalmente - sorride Dery- ai miei.”
Internet e letteratura, presente e futuro, fantasia, realtà e
realtà virtuale : tutto sembra sconfinare e confondersi...
“L’America, che ci ha
dato il cyberpunk, ma anche i pc o Internet, è la fonte di una sorta di
tecno-escatologia. - spiega Dery, nel suo inglese un poco criptico e denso
di citazioni - Questi racconti diventano
allora le storie della buonanotte dei futuri cyborg ; alimentano il mito
della liberazione da limiti di ogni tipo, fisici e metafisici. L’estasi
cybertecnologica - prosegue - è una
seduzione fatale che ci distrae dalla devastazione della natura, dalla
disgregazione del tessuto sociale, dall’abisso sempre più incolmabile tra un’elite
tecnocratica e una massa di non abbienti. Quella che Leo Marx aveva definito la
retorica del sublime tecnologico, ci conduce verso il terzo Millenio,
illudendoci di immortalità e dell’obsolescenza del corpo. Dovremo allora sempre
ricordare che almeno per il futuro prossimo noi siamo qui per stare in questi
corpi, su questo pianeta. - conclude Dery - e la speranza sbagliata che noi rinasceremo di nuovo come angeli
bionici, è una lettura assolutamente fuorviante del mito di Icaro. Attacca il
nostro futuro ad ali di cera e di piume.”
Rita
Guidi
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