Una linea che segna la temperatura della
vita. Poi è il freddo.
A trentasette anni
sono scomparsi Raffaello e il Parmigianino, Watteau e Van Gogh,
Toulouse-Lautrec e Tancredi, Gnoli e Manai, Rimbaud e Byron...
Coincidenze ? Destino ? Un bel volume, ora, ne
indaga qualche possibile risposta...
“ Numerologie o
esoterismi, però, per favore no - afferma subito sicuro Flavio Caroli,
autore appunto di questo “Trentasette -
Il mistero del genio adolescente” (Arnoldo Mondadori Editore), che verrà
presentato domani alle 17.30 presso la sala De Strobel - L’aspetto legato ad un certo genere di ‘curiosità’ non mi interessa e
non mi ha interessato proprio...Anche se so benissimo che qualcuno ha
ipotizzato anche questo genere di spiegazione...”
Comprensibile : tre è il numero perfetto ; tre più
sette fa dieci, e quell’uno e quello zero si legano addirittura alla più
contemporanea logica binaria... Ma per
Caroli no. Storico dell’arte e docente al Politecnico di Milano, con diciotto pubblicazioni (tra saggi e
romanzi) alle spalle, non è questo importante.
Da dove, allora, l’idea di questo libro ?
“Dalla mia esperienza e
dai miei studi, dalla ‘pancia’, da qualcosa che avevo dentro... - spiega
Caroli - E lo dichiaro anche
nell’introduzione : a trentasette anni mi sentii davvero in prossimità di
una soglia vitale (o mortale...). Non morii, certo, e me la cavai assolutamente
a buon mercato : scrissi un romanzo dedicato al tema del suicidio...”
Quale ?
“Si intitolava
“Majerling, amore mio” - ricorda Caroli - ed era il 1983.”
Un bel modo per esorcizzarlo...
“Certamente sì -
continua - Tant’è
che poi ripresi e proseguii ‘tranquillamente’ i miei studi. E la sorpresa fu
proprio quella. Lentamente, uno dopo l’altro, una serie sempre più lunga di
grandi artisti, mi rivelarono esattamente alla soglia del trentasettesimo anno
la loro fine. Ho scritto di quindici (e sono quindici racconti), ma so almeno
di altri venti ; e di altri, anche qualche giorno fa, mi hanno
raccontato : è il caso di Simone Cantarini, un allievo di Guido Reni, a
cui tra poco dedicheranno una mostra.”
Ma allora perché ? Se il mistero dei numeri no ; e
se le coincidenze vanno al di là di ogni ragionevole dubbio ?
“Perché...- Caroli
ha solo una breve esitazione, prima di colpire al cuore ogni presunzione di
onnipotenza umana - Ma perché la
genialità, questa loro genialità di ‘divini fanciulli’ e dunque precoce e
prematura (perché il discorso soltanto questi riguarda), sembra davvero
riflettere il loro stesso splendore. E’ la legge di una luce così intensa che
necessariamente deve spegnersi subito. Un vitalismo così immenso che deve
ritrovare così il proprio limite umano.”
Per questo il suo discorso, i suoi racconti, sono concentrati
proprio sul momento estremo, sul cielo
degli istanti del loro ‘passaggio’...
“Sì. Volevo proprio
descrivere gli istanti della soglia, quelli che sono prima vita e poi morte. - conferma
Caroli - Il cordoglio del mondo, come ha
detto qualcuno, per la perdita di un genio. Per questo ho cercato lo stile più
asciutto, le parole più adatte. Poche, necessariamente. E pensate, a lungo ma
non troppo. Perché come ho detto, questo libro l’avevo dentro. Era qualcosa di
inevitabile, e dovremmo sempre fare solo questo : ciò che è inevitabile.
E’ il motivo per cui, forse, chissà ?, non ne scriverò più...”
Certamente non più su di loro, e sul senso della vita e della
morte di questi divini adolescenti... Che somiglia tanto, in fondo, alla fine
di un gioco : “Il vitalismo infatti
è faticoso - scrive Caroli nel libro - Vivere
è un lavoro. E lavorare stanca.”
La fine di un gioco : se l’arte diventa lavoro. Febbre.
Trentasette.
Qualcuno di loro l’aveva capito. Uno : Rossini.
Esistenza lunga la sua, ma non più vita ; è anche per lui quella
(trentasette anni) la soglia di una morte artistica.
Per gli altri anche fisica : unico modo, forse, per
continuare ad essere vicini, così febbrilmente vicini al cielo.
Rita
Guidi
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