Luna piena di maggio. E’ la luce riflessa dopo un sonno
terrestre che ogni anno è destinato a scomparire. Notte chiara che precede il
sole della nuova stagione del giorno.
Un appuntamento eterno e consueto : clessidra puntuale
per astronomi e scienziati ; semplice sguardo per tutti.
I buddhisti lo chiamano Vesak. Celebrazione religiosa di un
risveglio, appunto. Cenno sacro che quest’anno, però, vuole più che mai andare
oltre i propri confini.
I giorni, infatti, dal 30 maggio al 1 giugno, saranno cornice di un importante convegno
internazionale dal titolo “Buddhismo e Cristianesimo in dialogo di fronte alle
sfide della Scienza” (l’organizzazione è a cura dell’Istituto Italiano Zen Soto
Shobozan Fudeenji e dell’Unione Buddhista Italiana, in collaborazione con la
Regione Emilia Romagna, la Provincia di Parma, e il Comune di Salsomaggiore,
località nel cui Palazzo Congressi si svolge).
Riflessioni forti, cioè, sul sorgere di un terzo millennio che si apre
denso di quesiti ed inquietudini.
“Sarà un dialogo
esigente, - ci spiega Raffaele Luise, vaticanista, informatore religioso
del giornale radio RAI, nonché coordinatore di questo appuntamento - il primo a così alto livello, tra i
rappresentanti di queste due religioni di fronte alle tanto complesse sfide di
questo scorcio di secolo. Un’occasione di colloquio importante in vista del
Giubileo del Duemila, come ha sottolineato il Cardinale Francis Arinze ; e
un vertice, direi, necessario, per far emergere la sostanza più autentica di
questo Oriente e di questo Occidente teologico, e le possibili risposte che
insieme offrono a questa nostra società. Nulla a che vedere, quindi, con “mode” o
logiche da supermercato delle religioni...”
Religioni e scienza : nulla sembra così lontano eppure
vicino in questo ultimo Novecento...
“E’ proprio un tempo in
bilico. L’orizzonte etico si è adesso così dilatato - afferma Luise -
che anche la scienza, oggi, parla di una nuova emergenza. Le questioni
legate al nucleare, alla cablatura globale, soprattutto alla bioetica (dalla
genetica alla clonazione, e quant’altro...), invadono apertamente il mondo
religioso ; sono temi che abbattono più che mai eventuali ipotetici
confini.”
E’ l’eterno timore di una mortale follia, insomma, nel volo
libero della conoscenza...
“Sì. Ma solo se a quel “libero” si dà un valore
assoluto. E non tutto ciò che si può fare è lecito. Il confine, allora, è la
responsabilità. L’etica della responsabilità, alla quale sempre più scienziati
si sentono chiamati...E alla quale vorremmo richiamare...”
Per confine la vita. Ci viene da pensare così. Un bellissimo
limite potrebbe essere solo questo...
“Dovrà essere questo. -
riprende Luise - E sarà questo l’invito
aperto del Convegno, che è tutto fuorché “apocalittico”. All’insegna del
dialogo e della speranza, invece, vuole
proprio ridefinire un’idea comune di convivenza, rintracciando appunto gli
elementi teologici primari delle due fedi, per restituirli ad un uomo
rinnovato...”
Il primo livello delle tre giornate è infatti dogmatico.
Basta uno sguardo alle prime relazioni (parleranno, ad esempio, maestri zen,
come Fausto Taiten Guareschi e Suzuki Kakuzen, o teologi come Michael Fuss e
Roberto Tagliaferri, o il monaco Thomas Matus...), per accorgersi della loro riflessione sulla
visione dell’uomo per questi due universi di fede. Diversi. Eppure
solidali : Milarepa e S.Francesco... Non è blasfema un’affinità...
“E’ semmai, questo
accostamento, una duplice risposta - precisa Luise - Nel senso che solo dialogando e liberando le due religioni da ogni
pregiudizio e incrostazione ritroveremo il loro messaggio più puro ; e poi
nel senso che, e questa è l’altra risposta, il loro punto d’incontro è la creaturalità : un dialogo totale e
complessivo con il creato. Il terzo millennio impone un nuovo statuto sociale,
e questo passa proprio per una ridefinizione di alcuni concetti, come ad
esempio quello di ecologia...”
E allora ridefiniamola...
“Un’antropologia nuova.
Una solidarietà cosmica. Un nuovo modello di convivenza. L’uomo diventa
responsabile di una sinfonia creaturale...sanfrancescana, appunto...”
Continuiamo con le ridefinizioni...
“La tolleranza, allora...”
E cioè ?
“Tolleranza è un
termine dal sapore oggi negativo. - spiega Luise - Come dire : io sto davanti a te e non ti giudico né ti
emargino ; con mia profonda bontà ti accetto per ciò che sei. Ma questa è
immobilità. Ciò che occorre invece è rispetto autentico, voglia di vero dialogo
(che è ascoltarsi e comprendersi). Movimento, pur restando diversi e
plurali....”
Impararsi. Che poi è un altro dei motivi del convegno, utile
ad affrontare questa nuova stagione umana. Tecnoscientifica. Nucleo, questo,
del secondo momento di contributi. Astronomi, biologi, docenti di epistemologia
o filosofia della scienza (da George Coyne a Giulio Giorello, da Mauro Ceruti a
Stefano Parmigiani) offriranno la loro visione insieme laica e dubbiosa, di chi
soffre la non superficialità delle possibili ricadute di ogni nuova esattezza...
“Tecnoscienza, appunto,
- sottolinea Luise - perché ancora di più
manca quel minimo processo di elaborazione dei propri risultati, dei propri
dati, prima delle ricadute esterne. Subito applicativa, la tecnoscienza incide
immediatamente sulla società e sui comportamenti dell’uomo. Pensiamo ad esempio
al più contemporaneo universo virtuale, alle nuove comunicazioni, alla
cablatura del mondo. Qualcosa di totalmente nuovo...
Come un nuovo alfabeto...
“Esattamente.
Linguaggio nuovo. Ultima forma di alfabeto possibile. Ma occidentale. Rischioso,
se dovesse portare ad una omologazione, alla perdita della memoria della
ricchezza delle culture...”
E Luise prosegue ricordando un passo del “Fedro” di Platone.
Di un re egiziano e di un dio che ha inventato (appunto...)l’alfabeto ; un
dono al sovrano perché il suo popolo sappia più cose e sia più felice. Nessun
sorriso in risposta, il re si preoccupa temendo che la sua gente crederà soltanto
di sapere più cose, ma saranno imparate senza la fatica dell’apprendere. E
sarà, dice, meno bello parlare con loro.
Potrebbe essere meno bello parlarsi, oggi, se naufragassimo
(come Ulisse...) nella superficialità e nella dimenticanza...
“C’è una cosa che dirò
proprio nella mia introduzione al Convegno - anticipa Luise - per
ritrovare lo stesso entusiasmo di quel dio egiziano di fronte a questo nuovo
alfabeto, a questa nuova comunicazione. Facciamo in modo che questa navigazione
non sia un miraggio, un gesto inautentico e fasullo, ma una vera possibilità di
costruire una società multietnica. Facciamo che non sia un naufragio. C’è un
bambino che muore ogni otto secondi : non voglio navigare in un cimitero ;
voglio farlo tra tante barche accanto a me...”
Luna piena di maggio. Da sempre serve ancora anche quella antica
luce ai navigatori. Così come oggi serve a indicare il dialogo tra la scienza e
queste due religioni. Perché, è evidente, non si tratta di essere buddhisti o
cristiani. Forse non si tratta neanche di credere. Soltanto, e necessariamente,
di essere (nuovi) uomini.
Rita
Guidi
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