Nero o non nero ? Se il colore è indubitabile, la
tonalità no : e la superficie della tela è fumosa, torbida, densa...
Vietato toccare, certo. Questioni di sicurezza : pericolo di sogno. Perché Fussli è un gorgo di sensazioni cupe,
ancora più inquietanti sul rosa pacato di queste pareti.
Fondazione Magnani Rocca, è di scena lui, celebre ma non
celeberrimo artista visionario...
“A rischio di cadere
nella banalità, è certamente questa la definizione più appropriata per Fussli
- afferma Simona Tosini Pizzetti, curatrice della Mostra (con Fred Licht e
David Weinglass) nonché Direttrice della Fondazione - Un visionario. Che però attinge con precisione maniacale a quei
soggetti letterari, che del resto così bene conosceva ed amava...”
Ad esempio Shakespeare...
“Ad esempio Shakespeare, che è proprio il filo conduttore che
abbiamo preferito scegliere nella vastissima produzione di questo grande
artista.”
Perché ?
“In parte perché questa
è una direzione ben precisa della nostra duplice filosofia : - spiega la Pizzetti - ospitare gli stimoli di grandi collezioni private per un libero
confronto ; oppure (e questo è il caso), insistere sulle suggestioni di
quanto la Fondazione possiede. Avevamo “Gertrude, Amleto e il fantasma del
padre di Amleto” (un’opera di Fussli del 1793), e il resto adesso è qui...”
E sono ottantadue opere (più un terzetto di artisti suoi
contemporanei sullo stesso tema) che arrivano da lontano : Londra o Kansas
City, Liverpool o Chicago, ma soprattutto Zurigo...
“Sì. Dal Kunsthaus, che
possiede la raccolta più importante dell’artista, abbiamo ricevuto più di venti
pezzi. - ricorda la Pizzetti - E non
è stato facile. L’idea di questa mostra, del resto, è nata circa tre anni
fa : dunque da un lungo periodo, più o meno ininterrotto di organizzazione
e contatti, e che finalmente, grazie anche all’interessamento di Callisto Tanzi
( la Parmalat ha sostenuto l’evento n.d.r.) conosce una realizzazione.”
Tele, incisioni, e anche libri. Sono curiosamente parmigiani,
invece, (arrivano dalla Palatina) i volumoni inglesi che gli editori
d’Ottocento amavano illustrare con grandiosità e prestigio. Di autori come
Shakespeare, naturalmente. E naturalmente anche con Fussli ad illustrarlo. Lui,
che cresciuto al rigore certo dell’età dei lumi, ne avvertiva già il limite e
il buio. Quel nero ancora lontano dal tranquillo candore neoclassico di tanta
arte a lui contemporanea, e invece già presente nell’inchiostro delle più
sensibili penne letterarie. Già ad un passo dal primo Romanticismo. E
soprattutto queste, amava. Perché ne avvertiva lo sconfinare fino all’essenza
incerta di ogni essere uomo.
“In disparte mi volgo
- scriveva il suo coetaneo Novalis, nei suoi celebri Inni - verso
la sacra, ineffabile, misteriosa notte...”
Gigante della notte, Fussli si volta, in cammino ben oltre la
regola e la ragione, che pure usa, fosse pure come strumento imperfetto.
“Il momento centrale,
il momento d’attesa, la crisi, - afferma nei suoi aforismi, oppurtunamente
trascritti su queste pareti - ecco il
momento che conta, pieno di passato e denso di avvenire...”
E’ quello l’istante che cerca, come fosse teatro. Un sogno di
luce sul misterioso buio che avvolge il palcoscenico dell’esistenza umana. Un
sogno di luce sulle figure che affiorano gotiche dall’esatta interpretazione
visionaria di queste pagine di Shakespeare...
“La sua genialità è in
questo saper esprimere la propria visione interiore di una pagina letteraria,
pur rendendola riconoscibile - aggiunge la Pizzetti - e di
farlo con questo suo classicismo trasfigurato, già preromantico,
già...moderno.”
Moderno. Che sia tempo di Fussli ? Stoccarda inaugurerà
a fine settembre una grande mostra sul suo rapporto, questa volta, con Milton,
e anche Parigi si appresta a celebrarlo...
Inquietudini attuali : l’inconscio e il gotico, la
razionalità tradita (e traditrice), la sintesi e l’espressività intensa,
caricata.
Il nero. Difettoso. La
sua mano impaziente non preparava la tela, non rispettava la tecnica. In
un’inquietudine consapevole : “Io
continuo a sperimentare, studiando e cambiando il mio lavoro, e non sono mai
soddisfatto - confidava - Io conosco
i miei difetti meglio di chiunque altro, ma non posso correggerli. Magari
potessi farlo.” Eppure il suo dubbio è il nostro dubbio ; il suo
tormento è il nostro. Da chiedersi se può essere mai una regola ad indicare
come dipingere meglio quella sua
oscurità.
Rita
Guidi
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