La narrazione si rincorre a vortice nel gorgo dei nomi. E lì
affonda. Troppo cerebrale ciò che
dovrebbe essere suggestivo, troppo accelerato e denso il grumo del tempo, che
invece dovrebbe scorrere più parco nei secoli in cui si dipana la storia.
Romanzo fatale ma non fatato, allora, questo “Il sorriso degli dèi” , pubblicato ora
da Marsilio.
L’autore è Stanislao Nievo : quello de “Il prato in
fondo al mare” (vincitore del Campiello nel 1975), e de “Le isole del
Paradiso”, (Premio Strega nel 1987). Soprattutto, l’autore, così come il
protagonista, è ( e si sente, e in questo caso però ne è forse il limite) un
viaggiatore.
Autenticamente e letterariamente a caccia di orizzonti e di
tracce che indichino finalmente la bussola del vivere ; i cenni di un ordine,
sulla via del ritorno, nel caos della vita.
O nel suo deserto. Chè
la storia inizia e si conclude lì, nella calura infinita e simbolica che
raccoglie insieme realtà e miraggi.
In quel deserto è un aereo caduto. E una morte. Come altre
morti, precedenti e lontane di secoli, forse già scritta. Sognata o presentita
in un continuo gioco di pensieri trasognati e visionari.
Il romanzo è questo. Duecentododici pagine di questo.
Inseguendo caparbiamente il gioco senza dimensioni del destino, abbandonandosi (cerebralmente)
al sorriso di quegli dèi che dall’orizzonte delle cose già scritte, attendono
gli stessi gesti dagli stessi nomi.
I nomi : “nomina
non solum consequentia sed etiam origo rerum”, è la frase che si legge più
volte nel romanzo.
I nomi sono già il destino, insomma. Come lo sono qui quelli
di Flora, di Ippolito, del viaggiatore, appunto.
Eredi contemporanei e di sangue, di vicende accadute
ottocento e, di nuovo, cento anni prima. Non più cavalli o navi, dunque, nel
loro mondo, ma aerei, tecnologia, computer. Anche questi utili, tra ricerche
cyberspaziali e archeologiche, per ‘collegarsi’ col proprio destino attraverso
le reti virtuali del mondo.
(E dev’essere questo - quest’altro viaggio - una recente
passione di Nievo, se è vero come è vero, che ha scelto di ‘pubblicare on-line’
su Internet stralci del libro per consentire un gioco di composizione
interattivo con i propri lettori).
“Se sappiamo guardare
qualche volta ci appare il destino. - fa dire Nievo ad un personaggio del
romanzo, anche lui parte del continuo gioco simbolico degli animali e degli
elementi - Ma bisogna prima superare il
vuoto e le sue tempeste.”
E più oltre : “Il destino
si svela a tutti per un attimo. Ma guai a guardarlo fisso, impietrisce il cuore...”
Ecco, a volte il problema, per tutti e anche per le parole, è
proprio questo.
Rita
Guidi
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