Ai confini del ‘trash’, dichiaratamente kitsch, questo “I ganzi greci” (così la traduzione
italilana dall’originale “The groovy greeks”, Salani Editore, 128 pagine,
L.12.000) è davvero una ‘brutta storia’.
Primo appuntamento col
mondo classico per una davvero curiosa collana, il volume non poteva che avere ascendenze
anglosassoni. Firmato da Terry Deary e
illustrato da Martin Brown, il risultato, infatti, si situa a metà tra un’idea
divertente-dissacrante, e un certo modo (l’ultimo ‘didatticamente’ possibile ?)
di fare storia.
Accattivante nelle vignette e nelle battute, indovinato nella
proposta tutt’altro che semi-seria di quiz e cruciverba, l’universo greco si
snoda comunque qui cronologicamente corretto, anche se con accenti aneddotici volutamente impertinenti.
Ganzi, appunto. E cioè
inattesi e buffi, tutti da raccontare. E
così, accanto alle pagine che descrivono tempi e modi della nascita del teatro,
trovate anche quelle su ‘chi ebbe il
primo gabinetto con sciacquone della storia’, e poi ‘eroi orribili, soldati spartani trogloditi, filosofi fuori di testa e
schiavi mica tanto contenti...’.
Ma un’occhiata al sommario basterà : cronologia dei
ganzi greci ; disgustosi dèi ; combattere come un greco ; tremende
tragedie e potenti poemi ; gli spaventosi spartani ; gli arguti
ateniesi ; la potenza dei persiani ; Alessandro il più magno ; pensare come un greco ;
vivere come un greco ; morire come un greco ; oh, le olimpiadi ;
ricette ricercate ; crescere come un ganzo greco ; arrivano i romani.
Ganzi anche loro ? A quanto si legge nell’epilogo pare proprio
di no...
“Dopo i ganzi greci
vennero i rivoltanti romani...Ma i romani erano niente in confronto ai greci...Archimede
era un greco supergeniale. Quando i romani attaccarono il suo popolo nella
città di Siracusa (211 a.C.) Archimede mise in moto il suo grande e ganzissimo
cervello per inventare nuove armi meravigliose....Ma alla fine i romani
sfondarono le difese dei greci...I rivoltanti romani vinsero, i ganzi greci se
ne andarono sottoterra. Una gran brutta storia.”
Non l’avevamo detto ?
Rita Guidi
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