Se vi piace definitela fortuna, ma pensatene le radici più
antiche, o preferitene (meglio) il nome della Dea. Perché ha il sapore magico
del caso quanto accadde all’orizzonte greco nel XV° secolo.
Isola di Andros, anno di grazia 1422 : Cristoforo Buondelmonti,
viaggiatore, sacerdote e mercante fiorentino, acquista l’ennesimo manoscritto.
Nulla di strano. E’ il suo mestiere da quando si aggira (sedici anni) in queste
isole. Ma è soprattutto in questo che si cela la fortuna : intesa come
Fato (non è così che nascono spesso brani di storia ?), dal momento che
questo ‘scarno catalogo in due libri’
conteneva gli Hieroglyphica di Orapollo. Come dire un mito, una
moda, una ricaduta estetica ( e non),
che avrebbe permeato, da allora in poi, autori e secoli.
La bellezza arcana del’Egitto, nella sua espressione più
emblematica, insieme agile e misteriosa, di una scrittura figurata, i
geroglifici appunto, ‘nasce da qui’. Paradossalmente un poco per sbaglio
(no : per fortuna) : questa raccolta è infatti spesso, anche se oggi
meno di quanto un tempo si credesse, scientificamente inesatta. La sua
interpretazione dei segni, il suo legare immagine a significato è spesso libera
e poetica concessione alla fantasia, lontana come cartolina dal reale enigma
delle piramidi.
Oggi potete farvene personalmente un’idea. Soltanto oggi,
meglio, dal momento che un’edizione italiana colma adesso una secolare lacuna. “Orapollo - I geroglifici” esce infatti
nei Classici della BUR (246 pagg.,
L.16.000). Una bella edizione, insieme
accessibile e completa nel proporre traduzione e commento del celebre
manoscritto. L’irrinunciabile testo greco a fronte, le note esatte alla
traduzione nella nostra lingua (di Elena Zanco), i geroglifici sono anticipati,
esplicitati e raccontati nella articolata e preziosa introduzione di Mario
Andrea Rigoni.
E’ proprio qui che potete scoprirne (o riscoprirne) il
fascino, ascoltarne la storia, rintracciarne anche le più attuali influenze.
Ad esempio : ne parla già Leon Battista Alberti
nell’VIII libro del suo ‘De re
aedificatoria’ (1450) ; e vi si ispirano Durer e Mantegna, Vasari e
Bellini, Leonardo e il Pinturicchio, Giulio Romano e il Tiziano. E non è solo
una questione di bellezza : il mondo umanistico e rinascimentale, sempre
pronto all’entusiasmo d’antico, bagnava di pace l’universalità di questi segni.
Soluzione di ogni Babele, nel sogno di Erasmo come nell’interpretazione più
cara al mondo dell’Umanesimo.
Che pure non è la sola. Ficino, Valeriano, o la scuola
ermetico-neoplatonica (per dirla con Rigoni nella sua introduzione, appunto),
ne preferiscono il valore di simbolo, il mistero che ne identifica la parola
alla cosa.
Filosofie. Tralasciatele se vi piace, come accadde al secolo
dei lumi. Può comunque bastare, a capirne l’immediato successo, uno sguardo
agli obelischi che punteggiano Roma, o più vicine in ogni senso a noi, mode
napoleoniche. La loro radice è qui, prima ancora che tra lo splendore non di
sabbia dei Faraoni : e il motivo si chiama anche fortuna. Il misterioso
Orapollo (filosofo forse del V° secolo), fu assai ridimensionato da più
razionali letture : potevano castori, orsi ed elefanti, che pure popolano
le righe dell’autore, abitare quei luoghi ?
Eppure, ben oltre il fascino acritico di un leggendario
successo, furono i seri studi di Champollion, col quale nacque nell’’800 la
moderna egittologia, a rintracciare anche qui alcune serie corrispondenze. Forse il sole e la luna, che si vogliono a
immagine dell’eternità ; o una stretta di mano, che si vuole dica
concordia.
La Fortuna, in questi volumi, è racchiusa comunque :
traccia più antica di un universo molto nuovo.
“L’improvvisa irruzione
del geroglifico all’interno della tradizione occidentale - ricorda Rigoni - determinò un radicale mutamento di
prospettiva, orientando la cultura e il sapere, fino allora fondati sull’esperienza
puramente orale della parola consacrata da Platone nel Fedro, verso il valore
della scrittura e dell’immagine.”
E il Tasso insiste : “chi edifica con le parole senza lettere, fa uno edificio ruinoso ne la
rena ; ma sovra le lettere si edifica quasi in saldissima pietra.”
E’ davvero il destino di un inizio.
Rita
Guidi
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