Quattordici anni di uomo che soffrono il
gridare al nudo re della (sua, nostra) vita.
E’ lui il protagonista dell’ultimo romanzo di Lidia Ravera, “Nessuno al suo posto” (ora pubblicato
nella collezione Scrittori Italiani
della Arnoldo Mondadori Editore).
La storia affonda in un crescendo continuo tra le pulsazioni
della vita. Paradossalmente solo un poco a ritroso (sarebbe altrimenti solo
‘tragedia’), è il confronto tra il suo sentire umano e la morte, l’odio,
l’affetto perduto, l’innamoramento, la ricerca, l’abbraccio ad un possibile
calore (forse) ritrovato. Con il dolore autentico che vive solo chi guarda, come
lui, al mondo, con divertita e divertente ironia.
Sullo sfondo (ma anche lo sfondo è tutto) la nudità di un
deviato vivere sociale, di un universo di Peter Pan che però ha gli uncini di
un incubo, non certo i colori della fiaba.
Perché Rocco è figlio di figli, come ricorda la stessa
autrice nel risvolto di copertina, frutto cresciuto in un rovo di gemme nane. Un padre idealista e poeta, votato al
rifiuto, orgoglioso alla sconfitta (“Gli
pareva che praticare il rifiuto dell’ambizione fosse l’ultimo gesto politico
possibile ; rifiutare di inserirsi era il suo modo di rimanere ancorato
stabilmente, poeticamente, agli anni della sua giovinezza”), suicida. La sua nuova donna splendida di
pazienza e cure, densa di spessori altrove assenti, da innamorarsene, potendo (“Lei è così. Credetemi, quando parla ti
viene voglia di battere le mani. Ha questa voce organizzata su una nota sola,
senza sbalzi, bassa. Non è il genere di donna che parla come se sculettasse col
cervello per attirare l’attenzione. Parla pensando”). Una nonna blasonata, che trasuda ricchezze
inutili ad altri bisogni. Sorelle e
sorellastre bellissime (“Le persone belle
dormono così, senza sgangherarsi, la notte appoggiata sulla pelle”), figlie
della danza e dell’immagine. Figlie di sua madre : madre ?
Incantevole miniatura biondo-Marilyn, irresistibile collezionista di mariti
americani (“E’ l’essere più dannatamente
fotogenico che ho mai incontrato. Conosco femmine più giovani e più belle. C’è
in classe mia tal Valentina,che è una specie di Miss Mondo, ma nella foto
scolastica sembra un pugile con il naso all’insù. Mia madre è invariabilmente
più bella.”), non è certo lei la figura adatta a ricoprire quel ruolo.
E al suo posto ? Nessuno. Nessuno al suo posto. In
un’assenza più estesa, però, che tocca tutti. Tutto quell’universo umano cui
tutti dovremmo avere il diritto di aggrapparci.
Ineguagliabile e forte, la penna della Ravera infierisce sul
lettore tutto il dolore di questa assenza. Intercalato a spassose e graffianti occhiate
sulla gente o le città (Torino, Frisco...), lo racconta nei pensieri adulti di
Rocco, fardello immensamente forte e fragile tra le vite degli altri : la
sua è in uno zaino di poeti. Eliot, Keats, Dylan Thomas...Perduti anche quelli
(ma non la loro intangibile sicurezza) guarda caso all’incrocio tra due voli,
in un aeroporto.
Rocco vola (deve farlo) verso quell’America (e quella
‘madre’ ?) che odia. Lo stridore è totale : dentro la decappottabile
rossa di mamma-biondo Marilyn, il suo corpo è un involucro passivo di pensieri
altri. Ascolta la ‘sua’ musica (Tom
Waits) e pensa che è bene perché “la musica dà riposo a chi ha troppe cose da
non dirsi”. Ma solo la musica è al suo posto : “State qui - grida il suo
cervello, (ma a chi ?) - State qui.
E parlatemi. Oppure lasciatevi dimenticare.”
E invece nessuno resta e nessuno davvero se ne và, incisione
a fuoco nei ricordi. “Ricordi tutte le
porte chiuse tutte le luci spente tutti i baci mancati tutti i ritardi le
assenze...”
Ricordi d’infanzia. O di un presente adulto ?
Perché alzi la mano chi almeno una volta non ha avuto il suo
stesso sogno : “Se un giorno farò la
rivoluzione sarà perché nessuno debba sentirsi come mi sento io in questo
momento. Un bagaglio leggero, un oggetto da spostare.”
Genitori o destino, che importanza ha ?
Rita
Guidi
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