ma questo è
un colore che non c’è nel suo ricordo...
“In casa non è rimasto
nulla. - spiega Alfredo Migliazza - Ho
fatto anche altre ricerche, tra amici, in biblioteca... Ma niente : del
giornale purtroppo nessuna traccia. E allora ho scritto...”
Ha scritto qui, alla ‘Gazzetta’, per soddisfare un antico
tarlo, per segnalare un’esistenza : del padre, attraverso quella del
‘giornale’.
Il ‘giornale’, e cioè quella “Gazzetta sportiva di Parma” voluta, insieme ad altre testate,
da Achille Sacchetti, la cui vita
intensa e avventurosa è ferma come un eroe nelle sue immagini d’infanzia.
Lontana, come quel cognome che non ha potuto rendere proprio. Alfredo, settantasei anni il 14 maggio
scorso, è infatti ultimo figlio di Achille Sacchetti e di Anna Lisa Migliazza,
ma di secondo letto ; e di un’unione dunque (altri tempi) ‘difficile’ da
regolarizzare.
Non è questa, comunque (non abbastanza) la sua
preoccupazione. Piuttosto quella, l’abbiamo detto, di (far) ricordare : il
giornale ( i giornali), e ‘dentro’ il padre.
Sottile, grande, verdazzurra, la “Gazzetta sportiva di Parma”
usciva di giovedì, più o meno puntuale ogni settimana, a partire dal 21 maggio
1914.
Due lire per non più di quattro o otto pagine, i lettori di
questo ‘settimanale di tutti gli sports’,
trovavano qui esattamente il corrispettivo della ‘rosa’ lettura quotidiana di
oggi. Scherma, ciclismo, corse, e anche la storia. E non per la Parma-Poggio
che campeggia su tre colonne in copertina nel quarto numero (un sabato :
probabilmente un’uscita speciale), perché allora ‘questa’ era
l’attualità ; ma per il taglio, ad esempio, dell’editoriale
sull’educazione fisica, ripercorsa ‘dalla
rinascenza ai giorni nostri’. Il motivo è nella firma : quella del
Professor Ernesto Bertarelli, allora docente nella nostra Università, nonché
Direttore del foglio. Presenza probabilmente più consueta la sua, in Via del
Parmigianino n. 11 dove aveva sede il giornale, di quella dello stesso
Sacchetti, preso anche dalle altre testate sparse per il Nord di cui pure era
editore (‘Lo sport veneto’, ‘Il veneto
sportivo’, ‘La gazzetta sportiva di Pescara’) e che abitava invece a
Fidenza.
“Io sono nato là -
precisa Alfredo Migliazzi - ma ne ho solo
un vago ricordo, perché ancora piccolo sono entrato in collegio ; sa,
eravamo in tanti e i tempi erano difficili...”
Otto anni, fino al compimento del quattordicesimo, che
Migliazzi, ultimo di sei fratelli, ricorda senza commenti e con un breve
entusiasmo...
“Dietro al letto dove
ho dormito per quattro anni, in quel Collegio della Divina Provvidenza a
Nettuno, c’era una piccola incisione. Ho scoperto più tardi che qualcuno aveva
voluto ricordare che lì era morta Maria Goretti. Oggi è un sacrario.”
E’ un passato affollato quello che affiora rapido dalle
parole di Migliazzi (la guerra in Africa, la prigionia in America...), storia
di vita che rende dolorosamente preziosa la superficie sgualcita di queste
pagine che parlano (non più solo ) di sport. Ma è a questo ‘conto in sospeso’
che puntualmente ritorna...
“Quello che
appassionava di più mio padre era il ciclismo ; fu lui a organizzare il
primo campionato su pista in terra battuta (vinto da Rossignoli) e a
sponsorizzare una squadra col nome del suo giornale. Credo che abbia anche
scritto qualche articolo in proposito. Ma la stampa preferiva viverla dietro le
quinte.”
Tipografo : Achille Sacchetti inizia così, con un
apprendistato al “Corriere di Napoli” la sua avventura editoriale. Nativo di
Penne (Pescara), in vista del rientro a casa, decide di organizzare una
generosa festa di addio con i colleghi di cinque anni di lavoro. Troppo
generosa, non gli restano nemmeno i soldi del viaggio. Se fu autostop non fu però una bella
scelta ; appena sceso, a Pescara, trovò ad accoglierlo la questura :
furono loro a dirgli che aveva viaggiato su un camion di anarchici che andavano
là per un congresso. Schedato, riesce però ad ottenere, per la dimostrata
estraneità, la tessera di libera circolazione anche dopo le 23.00. Essenziale
per il suo impiego al giornale. Si sposa
per...una settimana ( un matrimonio combinato, come spiega il figlio), e si
trasferisce a Roma, tipografo alla Camera dei Deputati, e poi a Milano, dove
lavora alla Linotype. Qui conosce la sua futura compagna Anna Lisa Migliazza e
qui inizia a guardare allo sport come occasione di informazione e di stampa.
Ritagli, oggi, non del tutto perduti...
“Di materiale per la
stampa in casa ce n’era tanto - sorride Migliazzi - Noi ragazzi ridevamo soprattutto delle foto. Una enorme raffigurava la
prima unione natatoria di Bologna. Quegli atleti robusti con i costumi a
righine, di maglina quasi trasparente erano davvero ridicoli...Ma mia madre,
che fino alla guerra era riuscita a conservare qualcosa, se se ne accorgeva si
arrabbiava parecchio.”
Del marito non le restava altro. Achille Sacchetti scomparve
presto, nel 1931, a 55 anni.
“Non ricordo, nei suoi
ultimi anni, un abbraccio a noi figli. - riprende Migliazzi - Era quasi sempre cupo, preoccupato.”
Era di nuovo ‘schedato’. Ed è un altro ‘perché’ che resta
senza risposta nei ricordi di Alfredo. Come nella vita del padre.
Indirizzata a
Mussolini, c’è infatti una lettera autografa del Sacchetti a chiedere il perché
di un tale ‘accanimento persecutorio’ nei suoi confronti. A chiedere perché a
lui, con una professione legata ai diversi ritmi di un giornale, fosse impedita
la libera circolazione dopo le 22.
Era il 1924. Senza soluzione e senza risposta quel perché è l’inizio
della fine. Della “Gazzetta sportiva di Parma”, anche.
Nemmeno i figli, romani d’adozione, sono tornati più da
queste parti. Nemmeno Alfredo.
“No. Non sono mai
tornato a Parma o a Fidenza. Ma questa era una cosa che dovevo dire. Qualcosa
lo dovevo fare...E poi - Migliazzi riprende - anche soltanto sentire la vostra parlata, la vostra cadenza, dopo tanti
anni mi ha fatto tornare a quando ero giovane. Un bel ricordo.”
Azzurro-verde. Lui non lo sa, ma il colore del ricordo è
quello.
Rita
Guidi
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