Perchè si può imparare
anche questo: che “le nuvole non sporcano
il cielo, come i pensieri non sporcano la nostra vera natura; basta non
attaccarsi ad essi”.
Nessun dubbio sull’enigma orientale di tale saggezza. Saggezza
antica, difficilissima e semplice come lo ‘zen’. Sfida aperta alla mente, ne
vuol vincere i pensieri: non rasserenarli, no, ma proprio annullarli e sopirli.
Morirli. Perchè è solo così che si respira la vita. E le nubi dense del nostro
cielo non ne nasconderanno più l’azzurro. Una ricetta certa come un destino...
perchè “non c’è via per la felicità; la
felicità è la via.”
E’ proprio con questa citazione del Buddha che si apre il
primo capitolo del breve quanto intenso e interessante volume di Matteo Iotti “Il canto delle nuvole: lo zen e l’arte
della psicosintesi” (fresco di stampa per i tipi della Edizioni Amrita ).
Parmigiano quanto il suo cognome, Iotti chiarisce subito di
viaggiare tangente a questioni religiose:
“Il libro nasce
dall’integrazione di due importanti esperienze personali - racconta - e ancor più (così voleva l’editore) per
spiegare le esperienze meditative orientali attraverso conoscenze occidentali:
nel mio caso la psicosintesi.”
Venticinque anni, laureando in Psicologia a Padova dove
frequenta anche l’Istituto di Psicosintesi, Iotti pratica ‘zen’ ormai da sei
anni...
“Nessuna spinta
religiosa - precisa di nuovo - Anche
per questo ho scelto di praticare soprattutto il Soto, una linea che tende a
modificare più lentamente ma più stabilmente l’io rispetto al più ‘immediato’
Rinzai; e mi sono affidato ad un monaco laico che ha sempre guardato con favore
alla psicologia occidentale.”
La convinzione, direi quasi la soddisfatta sicurezza delle
sue scelte, è tutta nel tono di voce, alto e vivace. Nulla a che fare con
qualsivoglia stereotipo del meditativo...
“Eppure tutto questo
nasce da un profonda, quotidiana sofferenza interna. - ricorda Iotti - Da
un’insoddisfazione radicale che percepivo nella mia vita.”
Un disagio personale o legato agli schemi sociali esterni?
“Tutt’e due. Non c’è
dubbio che siamo educati all’infelicità, perchè il nostro modo di vivere ci
porta ad inseguire felicità ingannevoli e illusorie.”
Il nostro universo di Sisifo: quale fatica inutile nel voler
essere felici volendo tutto. Volendo. Tutto fuorchè, ad esempio, il logico,
costruttivo, naturale invecchiare. Nube di vita in un cielo comunque azzurro...
“Nelle figure che
corredano il mio libro, non ho pensato nemmeno per un attimo di ritrarre nelle
posizioni zen soltanto ragazzi e ragazze. La vita è vita a tutte le eta’ ed
ogni stadio ha la sua bellezza. Quanta
angoscia intorno a noi, oggi, proprio per questa corsa impossibile per cui
tutto deve essere sempre bello, nuovo, giovane. Manca totalmente il concetto di
crescita.”
...O manca totalmente il concetto di (autentica) felicità?
Per questo dubbio e per il desiderio di offrire la stessa soddisfacente
risposta che Iotti ha ricevuto, è nato ora il
Centro Ke-Se, nella nostra città, che lui stesso dirige...
“Ho trovato subito logico e giusto poter mettere a disposizione
degli altri la mia esperienza. - spiega Iotti - Un cammino che lascia intatto il contesto della persona (le sue
abitudini di vita, la sua religione ecc.) ma che deve essere, per poter dare
dei risultati, autenticamente motivato. Occorre, davvero, ‘prima’, fare il
punto in se stessi e sentire il bisogno di cambiare il modo di relazionarsi
alle persone che ci circondano; quel modo che è spesso prima fonte del nostro
disagio.”
Ed è proprio a questo livello, delle relazioni con gli altri,
che l’interpretazione ‘zen’ di Iotti si coniuga alla psicosintesi, e trasforma
lo scavo meditativo interiore orientale, in un diverso approccio con la realtà
esterna.
“La forza dello ‘zen’ è
allora proprio saperlo applicare alla vita quotidiana - afferma Iotti - anche davanti ad un semaforo rosso.”
“Un uomo zen ha sempre
lo spirito zen” rincalza il volume, che con chiarezza decisa illustra
processi mentali e tecniche di meditazione, consiglia respirazione e
posizioni, e insegna persino a realizzare da soli il proprio ‘zafu’, il rotondo
cuscino, cioè, che sarà necessario ed unico strumento per le proprie sedute.
Raccolti a loto lì sopra inseguiremo l’assoluta libertà dai pensieri. Con
dolore: “Sedendovi per la prima volta sul
cuscino, - si legge - la maggior
parte di voi farà una scoperta interessante: lo zen è dolore.”
“La vita è dolore,”
- ricorda ancora Buddha nella prima delle sue Quattro Verità, citate
dall’autore all’inizio del libro.
“La seconda dice che il
dolore è causato dal voler godere di piaceri effimeri, i quali non hanno
sostanza e sono illusori. La terza che per far cessare questo dolore bisogna
estinguere la sete dell’uomo, quella che lo spinge a voler cercare una felicità
fatta di chimere, e la quarta indica il cammino vero la liberazione dal
dolore.”
Quindici minuti, venti, di meditazione. Uno zafu come la
coperta di Linus o un cielo azzurro di nubi. Azzurro di nubi: adesso lo sarà.
Rita
Guidi
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