Giovanni Peroni |
Il panciotto tondeggiante fa il paio con il mento (più che
uno, due) della moglie, l’acconciatura trafitta da un lungo spillone :
Francesco Peroni, del resto (e di conseguenza la consorte Matilde Merzagora)
vive e origina da una lunga tradizione legata al settore alimentare.
Pastai, osti...E lui ? Birraio, naturalmente. Non lo
dice il nome ? E’ proprio lui, infatti, il capostipite dell’inconfondibile
‘bionda’ che ancor oggi la pubblicità ci suggerisce. Ancor oggi : perché
Francesco, quinto di sette fratelli, nasce nel 1818 a Galliate, e appunto alla
metà del secolo scorso fonda la celeberrima ditta. E’ lui ad imboccare deciso
la strada per la vicina, promettente ed attivissima Vigevano, e ad impiantare
lì il futuro impero.
Esattamente centocinquant’anni fa. E per questo Electa
pubblica ora il bel volume illustrato ‘Birra
Peroni. 1846-1996
Centocinquant’anni di birra nella vita italiana’.
Catalogo di una mostra immaginaria ? Tranche di storia
rivisitata dal vetro di una bottiglia ? Il libro, bello nei colori e nei
testi di Daniela Brignone, è tutto fuorchè un semplice resumè di trenta lustri
di storia aziendale.
La fabbrica delle
origini : da Vigevano a Roma 1846-1870 ; gli anni dell’assestamento
in Roma Capitale 1870-1896 ; il ghiaccio e la birra 1896-1907 ; la
grande espansione 1907-1921 ; l’era fascista 1922-1939 ; guerra e
ricostruzione 1940-1952 ; la crescita industriale della Birra Peroni dal
boom economico alla crisi petrolifera 1953-1973 ; il sopravvento del
mercato, la ristrutturazione e la birra Peroni oggi 1973-1995, titolano, è
vero, gli accurati capitoli. E ogni capitolo si apre sull’immagine di un
qualche splendido boccale : ma è come l’ideale capoverso di una vicenda
che da lì comincia. Schiuma viva di un sorso di storia, quale sarebbe piaciuta
ad un Duby, come ai più recenti sviluppi della storiografia.
Centocinquant’anni di vita italiana allora. E di usi :
le fotografie dai volti antichi, gli interni di fabbrica, gli esemplari delle
bottiglie ancora con i tappi meccanici e il marchio impresso a caldo sul vetro
(chè chiusure a corona ed etichette erano ancora lontani) basterebbero a dare
l’immagine del nostro passato. E per i Peroni, qui, di una dinastia. Da quel
‘robusto’ capostipite (il ritratto, come quello della moglie, correda appunto
le prime pagine ), giù giù fino all’austero Cesare, lo sguardo serio dei tempi
della seconda guerra ; e poi a Giacomo, la ‘farfalla’ allegra e distinta
degli anni del boom ; o l’oggi (fino all’’87) di Carlo. I giorni
inconfondibilmente biondi, inaugurati non prima degli anni ’60 dal volto di
Solvi Stubing.
Richiamo pubblicitario anch’esso significativamente attuale
(e per questo analizzato e ricordato nel libro), come lo furono a partire dagli
anni ’10, le prime campagne che ebbero come protagonista prima un piccolo
ciociaro (a suggerire la birra come bevanda italiana, e romana) e poi un
indaffarato cameriere...
Francesco Peroni, sul finire del 1845, ancora a questo non
pensava, anche se guardava avanti...(a quella strada per Vigevano...)
“Una strada comunale
- raccontano le prime pagine del libro - collegava
Galliate con la strada provinciale di Vigevano, e una fiera annuale si svolgeva
nella grande piazza presso il castello. In un mercato settimanale erano
concentrate le attività di scambio commerciale con il contado...”
Era assolutamente convinto che, per il momento, potesse
bastare.
Rita
Guidi
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