Per un beffardo capriccio del destino (o per una precisa
fatalità, come piace credere agli amanti della cabala), questa data ha più
volte segnato un tragico appuntamento. E se dell’ultimo – in ordine di tempo –
è appena ricorso il triste decennale, Maria Luisa Corno, in questo suo “La
vendetta del vulcano” (Morales Ed., 232 pagg., 20 euro) è pronta a ricordarcene
un altro, ugualmente doloroso anche se assai lontano. 11 settembre 1541: il
ruggito di una devastante eruzione cancella vite e città nel tormentato
orizzonte del Guatemala. Apocalisse naturale, eppure molto vicina a un furore
divino contro ingiustizie e malvagità, quella data è infatti il punto di arrivo
nel tremendo percorso di conquista degli antichi regni maya.
Nella scelta
dell’autrice ( i cui eclettici studi e interessi spaziano dalla scienza
all’archeologia… all’America Latina), fu quello un giorno fatidico: apocalisse
finale della brutale sottomissione delle popolazioni indigene, ma anche sfida a
una rinascita più pacifica e attenta.
Raccontate come un
vero romanzo (benché supportato dal rigore delle date e dei fatti), le vicende
spaziano per una breve manciata d’anni (dal 1523 al 1541, appunto), avvolti
come un diario attorno alla figura brutale e fascinosa di Pedro de Alvarado;
conquistador bello e spietato inviato dalla corona di Spagna a sottomettere il
paese centroamericano. Protagonista del quale seguiamo amori e ambizioni grazie
a una narrazione sceneggiata e vivace, come nei dichiarati intenti
dell’autrice:
“La vera storia, si sa, non esiste (…) Ognuno la racconta
come vuole e come più gli fa comodo (…) Quella che vi propongo è la mia vera
storia, vivacizzata e movimentata dalla mia personale visione delle vicende che
riguardano questo sfortunato paese. Ve la racconto perché sono legata al
Guatemala, il meraviglioso e struggente paese di mio marito, da un profondo e
tormentato amore”.
E’ così che la
personale passione per la storia dell’autrice colora con forza queste pagine;
ne attraversa i dialoghi, ne immagina i pensieri. E’ così che la storia del
Guatemala incontra la cronaca del proprio destino: il proprio 11 settembre.
Morte di un luogo e di un tempo, cui il futuro non guarderà.
Rita
Guidi
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