e spiegare subito che
no, non abbiamo dimenticato nessuna “enne”: perché sono dei “nuovi” malati.
Malati di soldi. Quelli che, per dirla con il titolo dell’ultimo straordinario
saggio di Vittorino Andreoli, hanno “Il denaro in testa” (Rizzoli, 248 pagg.,
17,0 euro). Una patologia vera, un virus letale, che divora quel che di più
umano c’è nell’uomo, e lo lascia involucro vuoto, crisalide senza farfalla.
Sul lettino il
ritratto impietoso di un’intera (la nostra) società, il celeberrimo psichiatra
lancia in questo suo ultimo libro un grido d’allarme sulla devastante epidemia,
rinnovando quello che da sempre è la sua sfida e la sua missione:
“Io amo l’uomo rotto – ripete – a quest’uomo mi sono sempre
dedicato e ora so che esiste anche il malato di denaro, l’uomo di denari”.
In verità, a fugare
ogni dubbio, bastava gettarsi uno sguardo intorno: “furbi” (leggi truffatori)
in angoli neanche troppo nascosti, grandi e piccoli nomi (manzoniani vecchi mal
vissuti) pronti a vendere onestà (che parola desueta eh?), dignità e pure la
figlia per una mazzetta di banconote… Ma quel che cambia, nelle parole di
Andreoli, è il salto (all’ingiù) di qualità: è l’ideale marcito di un
sacrosanto benessere, che diventa cancro dei desideri. Vello d’oro che brilla
(sia per la presenza, che suscita sempre maggiori avidità, sia per l’assenza,
che spinge all’ossessiva e spregiudicata ricerca) nel buio patologico di una
mente malata, di denaro appunto.
“La prima patologia è
la dipendenza”, spiega infatti Andreoli, che dopo uno sguardo sul valore-denaro
attraverso periodi storici e società presenti e passate, entra nel vivo della
malattia. Come veri e propri “tossici” da banconote, i drogati di soldi vivono
un rapporto di amore esclusivo col denaro. Ossessivo, geloso, fonte ben presto
di depressione, di ansia. Tormenti al confine con la distruttività e (ovviamente)
l’immoralità. Malessere, dunque, che si fa da personale a sociale, e contro il
quale Andreoli traccia un estremo decalogo. Medicina utile al benessere di
tutti, e forse anche a un’altra “patologia” qui riportata anche se “non oggetto
di studio della psichiatria”: la stupidità da denaro. Molto diffusa e
riconoscibile (sono persone che parlano solo di “quanto costa”)raggiunge
livelli da oligofrenia grave. Oligofrenia vuol dire poco cervello. Virus anche
questo fin troppo diffuso nella nostra società.
Rita
Guidi
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