La parola inventa e reinventa continuamente ambiguità e
steccati, così come aperture o ‘gerghi’, che in fondo non sono altro che
universi personalizzati e solo un po’ più ristretti.
Insomma il suo gioco è a senso unico, e per questo non si
lascia definire. E forse anche per questo sono nate vere e proprie discipline
per aggirare l’ostacolo. Per disvelare, cioè, della parola, ciò che nasconde.
Come avesse un’anima, confessarla: in segreto, grammaticalmente o
matematicamente appropriarsi del suo silenzio.
Solo così ogni lettera acquista, improvvisamente, una diversa
e razionale bellezza. Non più suono o evocazione, diventa altro, si
(ri)trasforma in qualcosa che somiglia a una formula o a un ideogramma:
sentimento matematico o equazione inconfondibile di un autore o di una intera
società.
Ad esempio il conversazionalismo:
accademia di psicanalisi datata di solo qualche paio di anni, e di cui trovate
qui accanto un più ampio chiarimento. Risvolto interiore e disciplina
dell’inconscio, questa, capace di appropriarsi dell’ombra delle parole che
parliamo e dircene gli errori attraverso una vera e propria grammatica delle
(umane) relazioni. Tempi verbali o aggettivi, insomma, come ‘gaffe’ delle
nostre sofferenze o come invece espressione (finalmente) della nostra felicità.
Teoria umana ed esatta, come, ma un poco di più, la linguistica computazionale. O analisi automatica della lingua, se
preferite, la cui origine recentissima, deriva dagli sviluppi tecnologici della
altrettanto recente linguistica matematica. Perchè se ormai da qualche decennio
ci hanno spiegato che ha un senso tutt’altro che trascurabile indagare tra
sillabe o fonemi ricorrenti, è senz’altro più comodo farlo col computer. Dunque
adesso.
“Il trattamento
automatico del linguaggio naturale investe attività che spaziano in tutti i
domini della scienza. - si legge andando alla ricerca di documenti che ne
offrano una definizione - Compito
centrale della linguistica computazionale attualmente è quello di fornire sia
strumenti descrittivi utili e necessari a tutte le applicazioni che lo sviluppo
sociale oggi richiede, sia strumenti rappresentativi del linguaggio che
sperimentino le possibilità di comprensione ed elaborazione automatica del
linguaggio naturale.”
Il che significa innanzitutto una nuova interdisciplinarietà,
che investe e comprende l’informatica e la lingustica tradizionale, le scienze
storiche come quelle filosofiche e filologiche. ( E’ ormai banale l’esistenza
di Istituti universitari specifici.) Ma soprattutto significa dei risultati.
Parole trasformate in numeri cioè, ma
capaci di un comunque suggestivo ed importante racconto.
Tra le attività di ricerca avviate ad esempio dall’ILC, uno
dei principali Istituti di Linguistica Computazionale, creato presso
l’Università di Pisa nel 1978 dal Professor Antonio Zampolli, sono compresi,
leggiamo:
·“ Metodi e procedure per la rappresentazione e
l'analisi di testi nelle diverse discipline umanistiche.
· Creazione e utilizzo di corpora testuali
mono e multilingui e di basi di dati lessicali multifunzionali mono e
multilingui.
· Trattamento di testo e immagini in
parallelo.
· Sistemi per l'analisi e la generazione
automatica dell'italiano e di altre lingue.
· Dialogo; interazione uomo-macchina.
· Metodi per l'aiuto alla traduzione, alla
documentazione, alla redazione, gestione,recupero dei documenti.
·
Metodi per l'educazione, la riabilitazione linguistica, l' assistenza ai
portatori di handicap.
· Standards per la creazione,
rappresentazione, distribuzione di risorse linguistiche e per la valutazione di
sistemi e strumenti di linguistica computazionale.
· Utilizzo, nel trattamento del linguaggio
naturale di metodi statistici, calcolo parallelo e metodi connessionistici.
· Ricerche sul parlato per applicazioni nel
settore dello speech processing.”
Quantomeno un modo diverso per parlare di numeri: se è vero
come qui sopra si dice che la scomposizione delle frasi con l’aiuto di qualche
‘bit’, consente di ipotizzare se un testo di un anonimo appartiene o no ad un
certo autore, o costruire testi di leggibilità ottimale, o ancora, dopo averne
rintracciato le regole, poter generare automaticamente e correttamente una qualsivoglia lingua.
Parlare di parole, insomma, non è un semplice bla-bla.
E se nulla può aggiungere miglior significato all’universo
più appropriato di ogni letteratura o poesia, è comunque
anche agli aspetti numerici e razionali della parola che deve
andare una...percentuale della nostra attenzione.
Rita
Guidi
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