come diceva Oscar Wilde, ma perché il sesso, o quantomeno
quello che ci racconta John Ramster in questo suo “Adam’s Family” (La Tartaruga,
425 pagg., L.32.000) è davvero spassoso.
Pazienza per il finale
(qualcosa di meno complicato e forzoso poteva concludere alla grande la
brillante semplicità della storia), il libro ci accompagna infatti senza
cedimenti attraverso questa lunga, esilarante vicenda, tutta costruita attorno
al protagonista.
Adam. Che si legge
Adam ma si scrive con le due b di baldanzoso bellimbusto. E che diventa il
maschio pronto a mordere qualsiasi mela gli offra chicchessia.
Come dire, per capire
il taglio che Ramster vuol dare al discorso, che non è difficile fare molto
sesso a diciannove anni, se si ha il fisico giusto quanto le occasioni. E Adam
ce l’ha tutte e tre. Esattamente come tre sono le storie che riesce
maldestramente a gestire, più o meno in contemporanea, e più o meno con
successo.
Eppure non è mai il
caso di offendersi. Sepolto dall’ironia, atrofizzato dal più spinto humour
inglese, lo “scandalo”, se c’è, è tutto fuorché volgare, e sempre meno pesante
del fumo di quella Londra nella quale si svolge la storia.
Metropoli che in un
certo senso giustifica la gran voglia di vita del nostro giovane provinciale, e
che quindi in fondo è un po’ anche lei la causa di tutto: artista pronto per
iniziare i corsi all’Accademia, Adam è lì, presso una (a dir poco) sorprendente
famiglia, che trova alloggio.
Anche troppo giovane
la madre, affascinanti i figli, Ben e Carmel, la situazione si complica
praticamente fin da quando il nostro mette piede per la prima volta sulla porta
d’ingresso. Anche se inizialmente, grazie alla più che schietta penna
dell’autore, ci confida:
“Dubitavo che avrei
trascorso molto tempo al numero 52, sarei rientrato tardi a dormire, se poi ci
sarei rientrato. Il piano per quanto riguardava la laurea era semplice: essere
un tiratardi della… per i prossimi tre anni, nel corso dei quali avrei fatto
vedere alla città i sorci verdi. Arrivavo dalla provincia ed ero eccitato
all’idea di essere lì; il testosterone mi rimbombava nelle orecchie come le
macchine di Formula Uno alla linea di partenza.”
I motivi per correre,
non c’è dubbio che li avrà. E nel caso, per mettere ordine, ad uso del confuso
lettore, c’è anche una puntuale tabella, a pagina 220, che esclusi i week-end
riassume i traguardi, pardon, l’andamento medio (leggi il dispendio energetico,
i salti mortali, o come dice lui il monumento alla giovinezza) delle sue
settimane.
Che dire? Che forse
avrebbe potuto abbassare il livello di adrenalina delle sue giornate (e
nottate) se solo avesse preferito far segretamente condividere il suo piumone a
due persone che non si trovassero proprio sul suo stesso pianerottolo.
Ma che così ci
avrebbe tolto il piacere (non comune, visti gli scivoloni nei quali la
situazione avrebbe potuto scadere) di farci quattro folli, maliziose risate.
Rita
Guidi
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